Françoise Hardy & Sandie Shaw    di etero genio (no ©)





I favolosi anni Sessanta - che magari favolosi non lo erano affatto (ve lo dice uno che li ha vissuti) - ci hanno tramandato una sequela di fatti, misfatti, storia e leggende. Fra i fatti c'è il "Sgt. Pepper's" dei Beatles. Fra i misfatti c'è il "Sgt. Pepper's" dei Beatles. Nella storia c'è il "Sgt. Pepper's" dei Beatles. Rischiano invece di finire fra le leggende queste due cantanti che, dopo il grande successo conseguito in quel decennio, sono state ignorate dalla storiografia rock ufficiale fino a quando l'interesse nei loro confronti da parte di alcuni musicisti delle nuove generazioni ne ha fatto dei veri e propri personaggi di culto, paradossalmente, proprio presso quella fascia di pubblico che non segue le correnti mainstream della musica pop.
Probabilmente alle due signore non piacerebbe essere accomunate in un unico articolo e, in effetti, le differenze sono notevoli anche a prescindere dalla diversa nazionalità (francese l'una e inglese l'altra). Françoise Hardy ha un'impostazione più malinconica, il suo approccio è di tipo cantautorale (anche quando interpreta brani scritti da altri) e la sua immagine appare molto più definita. Sandie Shaw ha un'impostazione molto più vivace, è essenzialmente un`interprete, il suo approccio è più da rocker e la sua immagine appare più sfuggente. La prima è il ritratto perfetto della nostalgica e decadente 'Ville Lumière' mentre la seconda lo è della scoppiettante e futile 'Swingin' London'. In ogni caso entrambe rappresentano la contraddizione fra l'essere estremamente motivate artisticamente, aver cioè qualcosa da esprimere attraverso la musica, e l'essere parte dello star-business ai suoi livelli più sputtanati e sputtananti.

Françoise Hardy, nata nel 1944, è la classica bellezza francese, ma una bellezza talmente sfacciata da farne una delle dive più fotografate di tutti i tempi. E una delle più corteggiate. Anche Bob Dylan la cita nella lunga poesia Some Other Kinds Of Songs... riportata nel retrocopertina di “Another Side Of Bob Dylan”. A vederla non scommetteresti mai che possa essere anche una brava cantante, perchè troppe doti in un'unica persona sono inconcepibili, e tantomeno che possa essere anche una brava autrice. Eppure ha inventato, e se proprio non l'ha inventato l'ha reso famoso, un modo di cantare soffuso, in sordina, quasi sottovoce, complice anche una cronica mancanza di potenza nelle corde vocali. Ma ritengo che trasformare i propri difetti in pregi sia una cosa assolutamente geniale. Le sue canzoni sono la quintessenza della malinconia che, anche nei momenti più pimpanti, si propaga dalla sua voce come una nebbia novembrina. Ma si tratta comunque di una malinconia adolescenziale, che va e viene, e lascia sempre lo spazio per un tenue sorriso. Il suo, quello che lei canta, è il mondo dolce-amaro dell'amore, delle grandi passioni e delle piccole delusioni, dei grandi tradimenti e delle piccole gelosie. Nel corso degli anni sessanta ha macinato successi su successi, ad iniziare da quel Tout le garçon et le filles (1962) che è diventato un inno generazionale per la gioventù romantica allo stesso modo in cui My Generation lo è diventato per quella più aggressiva e Satisfaction per quella più trasgressiva. La sua produzione discografica degli anni sessanta segue uno schema ben preciso e tipico di quegli anni: 45 giri, EP ed LP che contengono più o meno gli stessi pezzi trainanti; ma tutto ciò va moltiplicato per un tot di volte, perchè i suoi dischi vennero pubblicati un po` in tutti i paesi europei e anche in molti paesi degli altri continenti, e quelle edizioni a volte differivano da quelle pubblicate in madrepatria e altre volte contenevano anche dei brani cantati nella lingua locale (esistono intere raccolte in cui canta in inglese, tedesco o italiano). E` così che l'acquisto dei suoi primi cinque LP permette di ritrovarsi in mano tutte le sue canzoni più belle di questo primo periodo, piccole perle come Tout le garçon et le filles, Le temps de l`amour, Pourtant tu m`ames, Mon amie la rose, J`suis d`accord, J`aurais voulou, Va pas prendre un tambour, Je veux qu`il revienne, Et meme, Je n'attends plus persone, Rendez-vous d`automne, Tu es un peu à moi, Le temps des souvenirs, Si c`est ça, Ce n`est pas un rªve, Pas gentile e molte altre. In linea di massima si tratta di canzoni scritte o da lei stessa od appositamente per la sua voce, ma ci sono anche versioni in francese di successi esteri come Il ragazzo della via Gluck (La maison où j`ai grandi) e Se telefonando (Je changerais d`avis). Sono canzoni pervase sempre da una sottile ombra di tristezza, anche quando i ritmi si fanno più consistenti e/o la voce cresce leggermente di tono. Stilisticamente è presente il richiamo alla grande interpretazione jazz, le prime pulsioni del rock nelle sue varie forme e la tradizione della chanson française. I primi cinque dischi sono tutti intitolati semplicemente "Françoise Hardy", anche se su internet li trovate con il titolo della canzone che, fra quelle contenute, ebbe più successo: "Tous les garçon et les filles", "Le premier bonheur du jour", "Mon amie la rose", "L'amitie" e "La maison où j`ai grandi". Personalmente, pur non essendoci fra l'uno e l'altro un'enorme differenza qualitativa, preferisco il primo, il secondo e il terzo (quest`ultimo è sicuramente il miglior pezzo di questo primo periodo). Ma per chi non vuole avere esclusivamente l`essenziale c`è la possibilità di mettere le mani su una buona raccolta; si tratta di un doppio CD uscito in Gran Bretagna nel 2001 ed intitolato “The Vogue Years”, con all'interno ben 50 canzoni, che raccoglie veramente il meglio registrato dalla cantante in quegli anni. Dovrebbe esistere anche un cofanetto di 4 CD con 83 canzoni, però credo sia fuori catalogo, che raccoglie tutta la sua produzione del periodo Vogue fino al 1967 (ep, singoli ed LP), il titolo è “L'intégrale disques Vogue 1962/1967”.
Le cose cambiano ad iniziare dal sesto disco, "Ma jeunesse fout le camp" del 1967, che pur essendo il classico lavoro di passaggio appare molto più coeso dei suoi predecessori. E` ancora una raccolta di brani usciti su singoli ed e.p., ma dai suoi solchi traspare già il concetto dell'ellepì come raccolta organica e ciò, nello stesso anno in cui usciva il "Sgt. Pepper's", mi sembra possa rappresentare un buon punto di partenza verso le prove future. Si tratta di canzoni sussurrate a fil di voce, di una malinconia dolcissima e incurabile, bellissime, e sopra tutte si eleva una fantastica ripresa dal repertorio di Brassens, Il n'y a pas d'amour heureux, che verrà poi riproposta anche nel disco successivo in versione leggermente diversa. Ma canzoni come Ma jeunesse fout le camp, Viens là , Mon amour adieu, La fin de l`été, En vous aimant bien, Qui peut dire, Des ronds dans l`eau, Il est trop loin, Mais il y a des soirs, Voilà e C`était charmant si pongono poco al di sotto di uno standard così elevato. Due di queste canzoni si avvalgono dell`arrangiamento e della direzione orchestrale del futuro Zeppelin John-Paul Jones, le altre di quelle di Charles Blackwell, Jacques Dutronc e Jacques Denjean.
E "Comment Te Dire Adieu?" del 1968 conferma lo stato di grazia della cantante e lo fa con una veste leggermente più pimpante ed ironica, ma altrettanto inquieta, rispetto a quella del disco precedente. Ma la differenza maggiore con "Ma jeunesse fout le camp" sta nel fatto che tanto quello era uniforme quanto questo è umorale, e passa dalla incredibile leggerezza svampita della canzone che gli offre il titolo allo spiritoso jazz di Etonnez moi Benôit. E` il 1968 e Françoise Hardy precede l'anno erotico di Serge Gainsbourg con un lavoro stracolmo di sensualità ... gaisbourghiano per l'appunto... e proprio di Gainsbourg viene ripresa una splendida pagina come L'anamour. Accanto a questi quattro gioielli risplendono altre due cover di lusso: Suzanne di Leonard Cohen e La mésange (Sabia) di Antonio Carlos Jobin e Chico Buarque De Hollanda. A completare la scaletta ci sono altri sei brani - due dei quali scritti da lei stessa: À quoi ça sert? e La mer, les étoiles et le vent - che la riconfermano interprete sensibile, delicata e dolcissima. E` da notare anche l`inizio di una tendenza a prediligere la reinterpretazione di brani ripresi dal repertorio di artisti anglo-americani: It Hurts To Say Goodbye (Comment te dire adieu?) di Vera Lynn, There But For Fortune (Où va la chance?) di Phil Ochs, The Way Of Love (Parlez-moi de lui) di Cher e Lonesome Town (La rue de coeurs perdus) di Ricky Nelson (fra le canzoni che reinterpretava in quegli anni c'era anche Hang on To A Dream di Tim Hardin).
"Soleil", uscito nel 1970 per Sonopresse, è ancora un ottimo disco, seppure meno tipico dei due che l'hanno preceduto, nel quale la Hardy intreccia la sua vena francofona con il verbo di un folk westcoastiano alla Crosby, Stillls & Nash (& Young). Una manciata di canzoni deliziose come Point, San Salvador, Fleur de lune, Un petit sourire, un petit mot, Le crabe, Mon monde n`est pas vrai, L`ombre, Soleil e Je fais des puzzles sanzionano questa nuova e fresca immagine rappresentata in copertina da un mezzo busto della cantante, con lacrima pierrottesca all`occhio, posta come un cartellone su una strada lungo la quale sta camminando un `hobo` con la chitarra in spalla. A mantenere un legame più nitido con il passato ci sono davvero poche cose, forse giusto Effeuille-moi le coeur e Tu ressembles a tous ceux qui ont eu du chagrin, mentre la filastrocca-minuetto finale Dame souris trotte ne mostra un aspetto sostanzialmente inedito.
E con il disco successivo, del 1971, dà forma ad un autentico capolavoro. Realizzato in collaborazione con la chitarrista brasiliana Tuca (1) - che lo produce, suona la chitarra e partecipa alla stesura dei brani - “La Question” (enigmatico fin dal titolo) sposta il baricentro verso quel cantautorato sperimentale ed introverso che ha i suoi massimi rappresentanti in Tim Buckley e Nick Drake (2). Il contenuto è rappresentato da 12 `piccoli affreschi`, che ancor oggi appaiono vivi e tutt`altro che datati, nella cui realizzazione l`artista sembra pensare più alla propria soddisfazione che a quella del suo pubblico. Assolutamente da avere, insieme ai tre che l'hanno preceduto, e da custodire con gelosia. Costretto fra la sua criptica introspezione, sicuramente poco adatta ai gusti di coloro che seguivano la cantante, e l`immagine `leggera` che la Hardy si era un po` cucita addosso, il disco non trovò un suo pubblico e rimase sospeso in un proprio limbo in attesa che la ristampa in CD ne riproponesse presso un`audience più vasta e meno condizionabile dalle apparenze l`inalterata bellezza.
"L`eclairage" (3) del 1972 è un po' una reazione a quel vortice di solitudine e isolamento che aveva segnato "La Question" e, seppure si tratti di un lavoro essenzialmente blues (con qualche puntata folk e country), è il disco meno malinconico che abbia mai fatto fino ad allora. Alla produzione c'è Tony Cox, lo stesso che in quegli anni si stava occupando di un gruppo folk-rock come i Trees, che dà al suono una patina anglo-americana in netto contrasto con le interpretazioni della cantante, creando un effetto straniante e particolare. Ma, allo stesso tempo, c'è una sua spersonalizzazione con perdita di quelle che erano le sue caratteristiche più tipiche ed interessanti. L'elemento più distintivo del disco è rappresentato dal fatto che, per la prima volta, firma da sola quasi tutte le canzoni (sia i testi sia le musiche); e le foto poste all`interno della copertina, b/n che la ritraggono in una piccola stanza con chitarra, macchina da scrivere e fogli di carta appallottolati sparsi sul pavimento, mettono in risalto proprio quest`aspetto.
Nel successivo "Love Songs" (4) compie il passo preannunciato verso l`anglo-americanizzazione andando a registrare a Londra e cantando in Inglese. La produzione è affidata ancora, in linea di massima, a Tony Cox e la maggior parte dei brani sono reinterpretazioni di quelli che sono i suoi flip del momento: un Neil Young (Till The Morning Comes), un Randy Newman (I Think It's Gonna Rain Today), una Beverley Martyn (la moglie di John) (Ocean), una Mary Hopkin (Let My Name Be Sorrow), un Alan Taylor (Sometimes), due Buffy Ste-Marie (Until It's Time For You To Go e Take My Hand For A While) e un Trees (The Gaden Of Jane Delawnay) probabilmente suggerito dal produttore. Accanto a queste cover ci sono alcune composizioni sue e la versione inglese di Bown Bown Bown, la miglior canzone racchiusa nel disco precedente. E` ancora un buon disco, a tratti ineccepibile, che si pone sulla scia di “L`eclairage”, seppure rispetto a quello presenti l'handicap del cantato in una lingua che non gli si addice.
Con "Message Personnel" del 1973, licenziato dalla WEA, c`è un ritorno nelle braccia materne della più classica melodia francese, con canzoni d`amore un po` troppo sdolcinate e con arrangiamenti orchestrali non sempre ben ponderati. Indicativa è la presenza di due titoli firmati da Georges Moustaki, Berceuse e L`habitude, mentre il pezzo più rappresentativo è quello che da il nome al disco, con lunghe parti recitate e melodiosità tipicamente transalpina, che è destinato a diventare uno dei suoi più grandi successi. Fanno eccezione le atmosfere country, veramente troppo leggere, di Rªver le nez en l'air e la baldanza di L'amour en privé e Pouce, au revoir, le quali sembrano voler restituire la svampita futilità di Comment Te Dire Adieu?. Il brano migliore del disco è comunque On Dirait, una canzone onirica dai vaghi richiami psichedelici. Nell`insieme si può dire che si tratta di un disco carino, ma nulla di più.
La foto di copertina di "Entr'acte", uscito nel 1974 sempre su WEA, cerca di farla passare da rocker maledetta (qualcosa fra Rolling, Velvet e Stooges...) (5), e in realtà quel disco la riporta sui livelli della tetralogia racchiusa fra "Ma jeunesse fout le camp" e “La Question”. Si tratta di un concept: il titolo significa `fra gli atti`, cioè intervallo fra i due tempi di uno spettacolo, ma viene utilizzato a rappresentare l`avventura di una sera vista con gli occhi di una donna. Viene naturale tracciare un paragone con la Joni Mitchell che ha trattato lo stesso argomento nell`arco di una sola canzone (Coyote); ma mentre nel caso della cantautrice canadese i personaggi erano una sofisticata autostoppista (l`autrice stessa?) ed un rude agricoltore, la storia della Hardy si svolge in un ambiente e fra personaggi sovraccarichi di fascino `esteriore`. Ce soir è lo splendido rock-blues che fa da apripista ad un disco maturo e senza cadute di tono, arrangiato con cura e sempre con un senso logico. Un ruolo fondamentale nella sua riuscita è sicuramente giocato da un produttore (Hugues de Courson dei Malicorne) che aveva già collaborato con la cantante in più d`una occasione e che è in perfetta sintonia con quelle che sono le sue qualità .
A questo punto lascia la WEA (o viene lasciata?) e passa alla EMI, dove inizia una lunga collaborazione con l`arrangiatore, produttore e autore di colonne sonore di origini libanesi Gabriel Yared. Sono anni disastrosi nei quali la cantante sembra essere una palla da biliardo all`inseguimento di un mondo che corre troppo veloce per riuscire a raggiungerlo. Passa così dall`interpretazione raffinata e jazzata alla Joni Mitchell di "Star" (1977), senza però avere nè il carisma dell`americana nè uno stuolo di collaboratori dello stesso livello, al soul di "Musique saoûle" (6) (1978), `segnatevi che balena`, al jazz latino in stile gainsbourghiano di "Gin Tonic" (1980), dal mood vagamente `simpaticherotico`, senza lasciare nessun impronta.
Sempre sotto la direzione di Yared si sposta alla Flarenasch (del gruppo Wagram) e produce "A Suivre..." (1981), nel quale il suo mood è contaminato da atmosfere brasiliane che puntano l`occhio verso il pop elettronico, e con l`ancor più fiacco "Quelqu'un Qui S'en Va" (7) (1982), che si pone sulla scia del precedente, realizza uno dei peggior dischi della propria carriera.
"Décalages" (1988), che giunge dopo sei anni di silenzio, mostra qualche segno di ripresa e inaugura una proficua collaborazione con il chitarrista Alain Lubrano che, nell`occasione, assiste semplicemente il produttore Stephen Stewart Short e nulla più. Nonostante le batterie elettroniche pompate e la chitarra funkeggiante, che danno al suono una tipica patina radiofonica, il disco si lascia ascoltare con un certo piacere. Fra i brani spicca il lento e ben orchestrato Je suis de trop ici. La voce torna a farsi leggera, ma bisogna pur ammettere che la vecchia magia è ormai completamente svanita. La collaborazione con Lubrano si fa più diretta nel 1992 con l`ottimo singolo Si ca fait mal: un moderno ritmo ossessivo e un cantato sussurrato e sensuale come ai vecchi tempi.
Ed è proprio all'inizio degli anni '90 che la Hardy viene riscoperta per merito di alcuni gruppi che ne riprendono in parte il tipico mood (Stereolab in testa, con tutti i loro epigoni e con i giapponesi al seguito). Come conseguenza di questa riscoperta ci sono alcune collaborazioni piuttosto singolari e significative: Revenge Of The Flowers (1994) con Malcolm McLaren... (sì, avete capito bene, quello di New York Dolls e Sex Pistols) viene pubblicata nell`album “Paris” a nome di quest`ultimo; To The End (1995) insieme con i Blur esce come singolo; e infine Jeanne con gli Air viene pubblicata nel maxi-singolo "Sexy Boy".
Nel 1996 si accasa alla Virgin e pubblica "Le Danger", con la produzione di Lubrano, un disco dal taglio rock che risulta essere il suo migliore dai tempi di "Entr`acte". Canzoni come Mode d`emploi?, Les madeleines, La beautè du diable, Zero partout, Le ranger, Tout va bien..., Ici ou là e Regarde-toi... sono ottime (ovvero, lo sarebbero con una produzione diversa). Purtroppo i tempi sono cambiati e le produzioni migliori non passano più attraverso le grandi etichette discografiche, ma comunque e con tutti i suoi difetti dovuti ad una patina tipicamente major, il piglio è quello dei tempi migliori.
Il disco sembra riportarla a nuova vita e nel 2000 replica con "Clair Obscur" dove, come sempre instabile, ricerca un mood più acustico che vorrebbe ritornare ai fasti di "Soleil". Proprio da quel disco viene ripreso un titolo, Tu ressembles a tous ceux qui ont eu du chagrin, affiancato ad altri rifacimenti di classe - Puisque vous partez en voyage (Mireille & Jean Sablon), Tous mes souvenirs me tuent (Django Reinhardt & Stéphane Grappelli), Un homme est mort (Jose-Maria Cano), I`ll Be Seeing You (Sammy Fain & Irvin Kahal), So Sad (Don Everly) e Theme From A Movie That Never Happened (Eric Clapton) - e da alcuni brani scritti per l`occasione. Nel disco ci sono anche alcuni duetti con vecchi e nuovi amici (Jacques Dutronc, Iggy Pop, Etienne Daho e Olivier Ngog) e il tutto sembra assumere un po' la tristezza del ritrovo da casa di riposo, sul tipo del “Tristano” di Thomas Mann, più che la fresca vecchia malinconia (che poteva far pensare all`happy-sad buckleiano). Queste sono quelle croonerie 'vecchio jazz' da club ricercato, o da pubblicità della vecchia romagna, che ho sempre mal sopportato e che pure hanno il loro fascino, soprattutto se proposte da una `gattina` d'altri tempi qual è ormai diventata la Hardy. I suoi ultimi due dischi - “Tant de belles choses” del 2004 e “Parentheses” del 2006 - ripiegano invece in un melodismo esasperato (ed esasperante) e, nel secondo, c`è l`abbandono ad abbracci cui non avremmo mai voluto assistere (tra gli altri Alain Delon e Julio Iglesias).
Esiste una seconda raccolta interessante che fa pendant con quella già segnalata. Si tratta di un bel box triplo, intitolato “Messages Personnels” e pubblicato dalla Virgin nel 2003, che contiene buona parte dei grandi brani inclusi negli LP (8) mentre difetta per quanto riguarda alcune chicche uscite solo su singolo e/od ep. Ci sono anche le collaborazioni degli anni `90 che abbiamo già citato e c`è un`insuperabile Traüme, cantata in tedesco, che la coglie in veste di fascinosa cabarettista, ma mancano delizie quali Les doigts dans la porte, Hang On To A Dream, La Mer, Les Feuilles Mortes e, soprattutto, A cloche-pieds sur la grande muraille de Chine (9). Riguardo a questo Box va detto che, dal momento che i primi quattro dischi che vi sono sintetizzati è consigliabile comunque comprarli in versione integrale, solo due dei tre CD conterrebbero materiale incluso in singoli o dischi il cui acquisto in versione integrale è prescindibile. Quindi non so proprio se è conveniente metterci le mani sopra, credo anzi che possa essere consigliato solo ai fan più affezionati (i quali, tra l`altro, non hanno certo bisogno di questo articolo per sapere cosa comprare); mentre per i neofiti potrebbe essere sufficiente affiancare alla prima raccolta ed alla tetralogia "L`eclairage", "Entr'acte" e "Le Danger".

La produzione discografica di Sandie Shaw segue viceversa una logica piuttosto inusuale per quegli anni, consistente nel tenere ben separata la produzione su singolo da quella su LP. Fra l'inizio del 1965 e la fine del 1968 pubblica quattro album (10) nei quali dimostra una versatilità incredibile, passando da classici melodici come Aranjuez mon amour a velenosi rock'n'roll come (Get Your Kicks On) Route 66 (sentite un po' quanta grinta mette nell'interpretare questa canzone) e spostando di conseguenza la sua voce su tonalità che vanno dalla cantante soul, alla bambina imbronciata, alla brillante cantante beat, alla strega malefica... Ma ancor più stupefacente è il modo in cui si butta nei grandi successi altrui, da autentica rapace, cosa che in realtà può rivelarsi un'arma a doppio taglio: la presenza di brani già piuttosto famosi può attirare l'attenzione sui suoi LP, certamente, ma poi è difficile darne un'interpretazione che non faccia rimpiangere le versioni originali. Lei non se ne fa certo un cruccio e piomba come un`aquila su titoli popolarissimi, e di provenienza non certo omogenea, quali sono Downtown (di Tony Hatch, ma conosciuta per la versione di Petula Clarck), Baby, I Need Your Loving (di Holland, Dozier, Holland e portata al successo dai Four Tops), When I Fall In Love (di Edward Heyman e Victor Young, conosciutissima nelle interpretazioni di Doris Day e Nat King Cole), One Note Samba (di Antonio Carlos Jobim, Carl Hendricks e Newton Mendoza), Ne Me Quitte Pas (di Jacques Brel), Homeward Bound (di Paul Simon), Scarborough Fair (di Paul Simon ed Art Garfunkel), Satisfaction (dei Rolling Stones), Words (dei Bee Gees), What Now My Love (di Gilbert Becaud)....
A questi brani affianca qualche rara canzone scritta da lei stessa e alcune altre cose scritte appositamente per la sua voce, in particolare da Chris Andrews (è lo stesso diventato piuttosto famoso per quella Yesterday Man ripresa poi anche da Robert Wyatt) che sarà anche l'autore di quasi tutte le sue canzoni pubblicate su singolo, almeno per quanto riguarda tutta la prima fase della sua carriera.
Tale tradizione venne interrotta nel 1967 con “Puppet On A String”, quando sfruttò il successo su larga scala del brano eponimo per costruire un intero LP attorno ad alcuni brani tratti da singoli ed ep di successo. Il disco, fin dalla sgargiante copertina, si presenta come uno spaccato felice della Swingin' London, e canzoni come la title track, Keep In Touch, Tell The Boys, Hide All Emotion, Don't You Count On It e Had A Dream Last Night sono assolutamente irresistibili.
In quegli anni il mondo musicale sta però cambiando, la psichedelia, il progressive, l'hard rock e l'art rock in genere sono alle porte ed il 7 pollici a 45 giri comincia ad essere una specie in via d'estinzione, superato da un supporto come il 12 pollici a 33 giri che è molto più adatto a raccogliere la ricercatezza sempre maggiore di un ambiente musicale in continuo fermento. E` così che anche Sandie Shaw cerca di adeguarsi alle nuove esigenze e lo fa con "Reviewing The Situation" del 1969, il suo disco dal look floreal-kaleidoscopico che contiene rifacimenti di Lay Lady Lay (Bob Dylan), Walking The Dog (Rufus Thomas), Your Time Is Gonna Come (led Zeppelin), Coconut Grove (Lovin' Spoonful), Oh Gosh (Donovan), Sympathy For The Devil (Rolling Stones) e che non contiene nessun brano destinato ad essere pubblicato su singolo; ma la vera novità è rappresentata dalla presenza di un vero e proprio gruppo accompagnatore che le permette di realizzare un lavoro da consumata rocker (del gruppo fa parte anche il batterista Ian Wallace che dopo poco entrerà nei King Crimson). Le sue interpretazioni, pur con qualche riferimento alla Joplin, mostrano una sufficiente personalità ed un carattere molto forte.
Ma i cambiamenti sono molto più profondi di quello che sembra e ormai c'è poco spazio anche per l'interprete puro; sia lo stile cantautorale, sia il nuovo folk, sia il nascente progressive prevedono infatti album composti da brani originali, e Sandie Shaw (che sembra cosciente di avere fatto il suo tempo) finisce con il ritirarsi dall'ambiente dopo aver pubblicato ancora una manciata di singoli, cogliendo comunque ancora un grande successo proprio nel 1969 con Monsieur Dupont. L'ultimo flash, prima del momentaneo abbandono, è un singolo del 1972 con su un lato Father And Son, di Cat Stevens, e sull'altro Pity The Ship Is Sinking. L'abbandono coincide più o meno, per quanto ne so, con la chiusura della Pye, l'etichetta discografica sulla quale aveva pubblicato fino ad allora tutti i suoi dischi (la stessa che aveva sotto contratto i grandissimi Kinks). Fra il 1972 ed il 1982 pubblicò soltanto 3 singoli; due di essi sono del 1977 quando venne ripescata dalla CBS che tentò, con poco successo, di rilanciarla in veste di soul singer. Al 1982 risale invece un più interessante singolo su Virgin con Anyone Who Had A Heart di Burt Bacharach (sul lato B una versione strumentale dello stesso brano).
Ma ormai era così lontana dai gusti del pubblico che nessuno si accorse di "Choose Life", un LP che nel 1983 diede alle stampe in veste semiprivata e in un numero limitato di copie. Nel frattempo aveva scoperto la new wave ed il buddhismo, l'influenza della prima è individuabile in alcuni arrangiamenti e, soprattutto, nel suono monotono delle ritmiche. In realtà si trattava del primo disco che comprendeva esclusivamente sue canzoni, anche se non si trattava di materiale molto originale e i riferimenti al soul, a Chrissie Hynde, a Patty Smith e/o Siouxie si sprecavano. E` interessante notare una certa vicinanza, in alcune soluzioni melodiche, agli Smiths che in quello stesso anno stavano pubblicando i loro primi singoli. E si tratta comunque di un disco più che dignitoso.
Risale all'anno successivo la pubblicazione di un singolo che ripropone proprio due canzoni degli Smiths, Hand In Glove e I Dont't Owe You Anything; ed è proprio per particolare interessamento di Morrissey e compagni (con i quali condivide quasi sicuramente un'attitudine vegetariana) che ritorna sulle scene con un nuovo LP ("Hello Angel" pubblicato nel 1896 su Rough Trade) e vari singoli dove interpreta brani scritti dai fratelli Reid (Cool About You), da Patty Smith (Frederick), da Lloyd Cole (Are You Ready To Be Heartbroken?), da Mike Scott (A Girl Called Johnny). E` un periodo nel quale sembra tornare ad una nuova giovinezza, e appare spesso nei palchi accanto a Morrissey e compagni, e con lei suonano il chitarrista Kevin Armstrong, Chrissie Hynde e Lloyd Cole. Si tratta comunque di un momento eccezionale che conferma una regola ormai stabilita, e Sandie Shaw torna presto a vivere isolata e lontana dal music business pubblicando solo qualche singolo di tanto in tanto.
La nostra storia sembrerebbe finita qui, ma non è così e se volete conoscere la vera Sandie Shaw dovete curiosare nelle sue realizzazioni su 7 pollici, a partire da As Long As You're Happy, Baby / Ya-Ya-Da-Da del 1964, subito replicato da (There's) Always Something There To Remind Me / Don't You Know (N° 1 in classifica). E se volete una vera panoramica sui singoli pubblicati in Gran Bretagna (anche lei, seppure in maniera minore della Hardy, pubblicò dischi in numerosi paesi proponendo anche versioni delle proprie canzoni cantate nella lingua indigena) c'è lo spettacolare cofanetto "Nothing Comes Easy", 4 CD, che ripercorre la sua intera carriera - il primo CD va dal 1964 al 1967, il secondo CD va dal 1967 al 1971, il terzo CD va dal 1972 al 1988 - e che contiene pure un intero disco di brani difficilmente reperibili altrove o mai realizzati prima. Nei primi tre CD sono allineate alcune canzoni immortali e conosciutissime come Tomorrow, Hurting You, Nothing Comes Easy, Puppet On A String, Message Understood, Don't You Count On It, Long Live Love, Those Were The Days, Tell The Boys, You've Not Changed, Don't Make Me Cry, (There's) Always Something There To Remind Me, Girl Don't Come, Hurting You, Stop Before You Start, Run, Think Sometimes About You, Hide All Emotion, Tonight In Tokyo, Think It All Over, Show Me, Wight Is Wight, Together, Today, Rose Garden, Father And Son, Monsieur Dupont, Hand In Glove, Frederick, e piccole gemme meno conosciute come la deliziosa filastrocca Make It Go, che crea l'impressione straniante di essere cantata in russo o giapponese, e la swingante Keep In Touch (pubblicate rispettivamente come lato B dei singoli Those were The Days e I Don't Need Anything). Il quarto CD, poi, contiene brani tratti da Ep difficilmente reperibili o brani addirittura mai pubblicati altrove, fra di essi ci sono Had A Dream Last Night, una versione inedita di The Fool on The Hill (Beatles), Gypsy Eyes, I'll Cry Myself To Sleep, Ask Any Woman, Every Day, Now, Toy, I Must Be Lucky, Surround Yourself With Sorrow, I Can't Go On Living Without You, Don't Run Away, It's Affecting My Mind, Love Is For The Two Of Us, Strawberry Pie, Sour Grapes, Sentimental Again.... L`acquisto di questa quadrupla raccolta, veramente indispensabile, rende superfluo l`acquisto di “Puppet On A String” (dal momento che vi è incluso quasi nella sua totalità ) mentre gli altri dischi non hanno titoli, o comunque li hanno in numero limitato, presenti nella raccolta; i due più appetibili sono sicuramente “Reviewing The Situation” e “Hello Angel” (11). Va da se che singoli dischi trovate l'interprete insaziabile mentre nella raccolta trovate la Sandie Shaw più autentica, la macinatrice di singoli.



(1) Tuca è un`artista sulla quale non si trovano in giro molte informazioni ed in alcuni siti internet viene addirittura presentata come un personaggio di sesso maschile (ad ulteriore dimostrazione che, in questa epoca dedita al virtuale, il sesso delle persone sta diventando sempre di più un optional). Sono abbastanza convinto che si tratta di una donna ma, comunque, queste informazioni contrastanti mi hanno messo dei dubbi, prendete quindi la cosa con beneficio d`inventario.
(2) In quegli anni c'era stato anche un abboccamento, poi finito in un nulla di fatto, allo scopo di farle interpretare proprio le canzoni del cantautore inglese.
(3) Ristampato in CD come "Et Si Je M'en Vais Avant Toi".
(4) Ristampato in CD come "If You Listen".
(5) In verità in quella foto assomiglia a Fabrizio De André.
(6) Ristampato in CD come “J`écoute de la musique saoûle”.
(7) Ristampato in CD come “Tirez pas sur l`ambulance”.
(8) Ad esclusione delle pubblicazioni WEA e Flarenash ("Message Personnel", "Entr'acte", "A Suivre", "Quelqu'un Qui S'en Va" e "Decalages"); ci sono però i brani Message personel (dal disco eponimo) e Partir quand meme (dal singolo tratto da "Decalages").
(9) A proposito di A cloche-pieds sur la grande muraille de Chine, una delicata ballata che è fra le sue canzoni più belle, vanno spese due parole perchè è molto difficile da rintracciare, venne infatti inclusa unicamente in due LP del 1970: il primo pubblicato in Brasile su Philips e il secondo in Sud Africa su World Record (“Françoise In French”); tutto qui, però la canzone esiste anche in versione inglese (Soon Is Slipping Away) e tedesca (Bald ist so lange her): la versione tedesca uscì nel 1970 in un LP pubblicato in Germania su Philips (“Träume”) ed in un secondo LP uscito sempre nel 1970 in Sud Africa (“Françoise In German”), mentre La versione inglese è quella che ha avuto più diffusione, dal momento che uscì come singolo sia in Gran Bretagna (United Artists, 1970) sia in Australia (Festival, 1971); quest`ultima è stata poi pubblicata anche in numerosi LP: in Gran Bretagna su “One-Nine-Seven-Zero” (United Artists, 1970), in Sud Africa su “English 3” (World Record, 1969), in Australia e Nuova Zelanda su “One-Nine-Seven-Zero” (Interfusion, 1970), negli U.S.A. e in Canada su “Alone” (Reprise, 1970), in Germania su “L`heure bleue” (Philips, 1970), e infine nel 2000 ancora in Gran Bretagna su “HMV Easy - The Françoise Hardy Collection” (EMI) per l`unica sua pubblicazione in CD.
(10) I quattro dischi si intitolano, rispettivamente, “Me” (Febbraio 1965), “Sandie” (Settembre 1965), “Love Me, Please Love Me” (Novembre 1967) e “The Sandie Shaw Supplement” (Ottobre 1968); i quattro dischi sono stati ristampati in due CD che racchiudono rispettivamente, con aggiunta di qualche bonus track, i primi due ed i secondi due titoli.
(11) “Hello Angel” in versione LP contiene 8 brani su 11 non riportati nella raccolta mentre in versione CD ne contiene 9 su 15.


Indirizzi web:

www.francoise-hardy.com (sito ufficiale di Françoise Hardy, piuttosto scadente e centrato sulle ultime produzioni)
www.all-over-the-world.com (sito dedicato a Françoise Hardy, con una bella serie fotografica)
www.frankenstein.com (altro sito dedicato a Françoise Hardy, minimalissimo ma simpatico)
www.paroles.net (sito con il testo di 141 canzoni di Françoise Hardy)
www.geroki.de (tutta la discografia di Françoise Hardy messa in ordine, grandioso!!!!)
www.youtube.com (video in bianco e nero di Mon ami la rose, con Françoise Hardy in primo piano)
www.youtube.com (video di Message Personnel, b & n di ottima qualità )
www.youtube.com (video a colori di Comment the dire adieu, ottime inquadrature)
www.youtube.com (video di Tu le garcon..., carino ma non eccelso... ma è comunque la sua canzone più famosa)
www.youtube.com (un meddley di canzoni in compagnia con Sylvie Vartan e Catherine Spack, da qualche trasmissione televisa degli anni `60... imperdibile!!!)
www.youtube.com (video di Träume, Françoise Hardy vista come fascinosa cantante da cabaret)
www.youtube.com (altro video di Comme te dire adieu, Françoise Hardy duetta con Jane Birkin)
www.youtube.com (video di My jeunesse fout le camp, con un ambientazione molto `pop art`)
www.youtube.com (Video di Des ronds dans l`eau, ottimo b & n)
www.youtube.com (video recente con Sylvie Vartan ed Etienne Daho, della serie è triste invecchiare)
www.youtube.com (video de Je suis d`accord, una Françoise Hardy in veste più sbarazzina)

www.sandieshaw.com (il sito ufficiale di Sandie Shaw, perfetto ma un po` macchinoso da visitare)
www.youtube.com (video di Girl don`t come, non eccelso ma bello comunque)
www.youtube.com (Sandie Shaw alla RAI canta Tomorrow in italiano)
www.youtube.com (video di Puppet On A String, assolutamente da vedere)
www.youtube.com (Sandie vince l`eurofestival del 1967 con Puppet On A String, scarsa qualità ma storico)
www.youtube.com (eurofestival del 1968, Sandie non canta ma il suo look è veramente incredibile!!!!! A colori)
www.youtube.com (video di Those Were The Days)
www.youtube.com (video di Messier Dupont)
www.youtube.com (con Llyod Cole, di ottima qualità )
www.youtube.com (con i JoBoxers, canta Steven (You Don't Eat Meat))
www.youtube.com (video di Hand In Glove con gli Smiths... della serie si può anche invecchiare più che bene!!!!)



ANGOLI MUSICALI 2016  

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luca collivasone (intervista)  

John Russell (1954- 2021) nei miei ricordi  

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