Se non sbaglio, e/o se non ce ne sono state di sterili, questa è la quinta formazione dei Day & Taxi. Nonostante i relativi cambiamenti, derivati dall`avvicendarsi in formazione di musicisti diversi, si può affermare che l`equilibrio e lo stile del gruppo sono rimasti sempre piuttosto coerenti. Il merito va sicuramente accreditato al sassofonista Christoph Gallio, creatore e motore del trio, da sempre deus ex machina e unico componente a non aver mai lasciato libera la sua postazione.
Il doppio CD “Artists”, pur non tradendo le aspettative dettate da tale continuità , presenta un gamma sufficiente di novità in grado di sorprendere.
Innanzi tutto va registrato l`ingresso del contrabbassista Silvan Jeger e del batterista David Meier, due strumentisti giovanissimi che portano con se l`energia, la freschezza e la naïvetè tipici delle nuove leve.
“Artists” possiede così un`immediatezza e una vivacità che ricordano il primo disco del gruppo, “All” del 1992, pubblicato quando Gallio aveva ben 22 anni di meno nel groppone. E` un disco profondamente blues come lo era quello, laddove i successivi si erano gradualmente spostati su un jazz più astratto e sperimentale, e contiene anche dei brani strutturalmente più definiti. Questo senza togliere troppo alle caratteristiche basilari delle loro impromposizioni, che il nostro e. g. (no ©) ha definito come `miniature` nell`intervista a Christoph Gallio pubblicata di recente su questa no-zine. Non mi sento di condividere questa definizione, e direi invece che i pezzi dei Day & Taxi danno più l`idea dei `ritagli`. E` come se un`unica lunga composizione musicale venisse tagliata in tante parti e fra queste ne venisse scelta a caso una selezione da riproporre in una sequenza altrettanto casuale. Oppure, per essere più terrigni, è come trovare dei frammenti di coccio, diversi per forma e dimensioni, e attraverso di essi cercare di ricostruire il recipiente a cui appartenevano: capisci che facevano parte di un unico disegno e, forse, riesci anche a immaginarne la forma, ma non potrai mai ricostruirlo con certezza nella sue fattezze reali.
Un altro elemento di novità è rappresentato da Gallio stesso che, a differenza dei dischi precedenti, non suona solo i sax alto e soprano ma anche quelli tenore (c-melody) e baritono. E` soprattutto l`uso di quest'ultimo strumento che m`ha fatto sovvenire, accanto ai nomi di Steve Lacy, Ornette Coleman e Byron Allen già citati in passato, il Trio di John Surman, Barre Phillips e Stu Martin.
Una genealogia nobile e/o particolare non può che portare a risultati nobili e/o particolari.
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