Nascosto da una formula strumentale banalissima - un classicissimo quadrangolo basso, chitarra, tastiere e batteria - turbina un dischetto di grande effetto. Dove sta il trucco? In arrangiamenti musicali semplici e diretti che lasciano scorrere i suoni senza mai incepparsi o arenarsi. In testi poietici e intelligenti che sanno aggirare le classiche pedanterie tipiche della lingua italiana. In una voce ben calibrata fra rap e cantato che sta a metà strada fra Jovanotti e Ugo Ferrari degli Humus, il tutto ben velocizzato. Nelle tastiere di Marco Cristofori equidistanti fra garage, progressive e soul. Se non pretendete la luna e vi accontentate di una bella manciata di sabbia questo è il disco che fa per voi. Pensateci, in fondo la luna è lassù nel cielo, irraggiungibile, mentre la sabbia è qui, a portata di mano e buona per costruire castelli e bigliodromi. Adesso.
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