Quello della cartolina sonora è un formato antico che, intorno alla fine degli anni `50, ha avuto anche un suo momento di gloria. Dopo un periodo di decadenza ecco che qualche mente fantasiosa e, spero, lungimirante torna occasionalmente a occuparsene.
In questo caso è un piccolo editore austriaco che ha approntato una deliziosa confezione da collezione con ben quattro di tali cartoline, andando così a indagare attraverso altrettanti artisti alcuni aspetti della musica elettronica contemporanea nel paese del (fu) bel Danubio blu.
Maja Osojnik risiede a Vienna ma è di nazionalità slovena ed è nota come interprete della sua tradizione musicale in chiave contemporanea. Splendida cantante, sa comunque distinguersi anche come arrangiatrice e autrice. Per l`occasione rielabora il III° movimento di Pas de deux, una sua composizione del 2011, nel quale le registrazioni d`ambiente trattate elettronicamente creano un delicato affresco di micro suoni e risonanze. Fareste bene a indagare nel suo sito internet alla ricerca di eventuali gioielli depositati nello scrigno di una produzione piuttosto vasta.
I ritmi dominano invece la sound card elaborata dal duo electro/techno Microthol. Attivi da un bel po` di tempo, anche per loro si segnala una buona quantità di materiali disponibili per coloro che intendessero approfondirne la conoscenza.
Dovreste conoscere Daniel Lercher, dal momento che ne abbiamo già parlato in più d`una circostanza, e dovreste conoscere la sua musica, un`elettronica oscura e priva di fronzoli, nella cui economia il computer svolge un ruolo da primadonna, bilanciata egregiamente fra noise e musica contemporanea.
Il produttore Bernhard Fleischmann , ben noto presso il pubblico più attento per dischi à la page come “Pop Loops For Breakfast” e “Sidonie EP” (entrambi su Charhizma), chiude la serie con una deliziosa canzone dai suoni vibrati (alla Hurdy Gurdy Man).
Pensate un po` allo sviluppo che questo tipo di produzioni potrebbero avere nei nostri parchi, musei e siti archeologici se solo le autorità preposte alla gestione di queste strutture ragionassero con occhi puntati all'interesse pubblico e non solo alla propria busta paga.
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