`Il De` Blues´ // `Sì´

Autore disco:

Vonneumann // Routine

Etichetta:

ammiratore omonimo records (I) // [*~] (I)

Link:

www.vonneumann.net
audioroutine.wordpress.com
nephogram.bandcamp.com

Formato:

CD

Anno di Pubblicazione:

2014 // 2013

Titoli:

1) Pensiero di Katiocs 2) Blackémon 3) Un bel Morover per Braun 4) Stabilo Bimmago 5) Il tapping che fu 6) Doppio nativo, mezzo nogarole 7) Napqueen // 1 - 7) senza titolo

Durata:

43:15 // 40:35

Con:

Gabriele Paone, Filippo Mazzei, Fabio Ricci, Toni Virgilito / Filippo Mazzei, Fabio Ricci

Impagabili!

x mario biserni (no ©)

Scrivevo in una precedente recensione, dedicata in parte ai Vonneumann, di un lost record. In realtà ero in fallo, perchè quel disco era stato pubblicato ben 2 anni fa e mi era sfuggito. Cose che capitano, direte voi? Cose che capitano, dico anch`io. Ma nel nostro caso il discorso è più complesso. Innanzi tutto “Il De` Blues” ha visto la luce ben sette anni dopo la sua registrazione e cinque anni dopo “Il De` Metallo” che ne rappresentava il perfetto contraltare (l`uno conteneva musiche composte e l`altro musiche improvvisate). I due dischi meritavano una pubblicazione in doppio vinile, e in tale veste sarebbero stati un classico nello stile di un “Ummagumma”. Così sono invece solo due ottimi dischi, magari anche più che ottimi, sul secondo dei quali ha agito la ruggine del tempo e della memoria. Passato quasi inosservato, per l`appunto. Pure si tratta di un ottimo lavoro strumentale che riesce a miscelare Captain Beefheart con i King Crimson. Dal primo riprende il blues scompaginato e dai secondi le sonorità graffianti di tipo proto-industrial. Peccato, quindi, o meglio un insieme di peccati. Il peccato più grosso, quello originale, sta tutto nei Vonneumann, nella loro attitudine a fare musica e dischi senza preoccuparsi troppo della loro diffusione. Lo stesso peccato che sta dietro a sands-zine, noi scriviamo e se poi c`è o non c`è chi ci legge ce ne frega meno di zero. Sarà per questo atteggiamento simile che ci sentiamo così in sintonia con il gruppo romano! A seguito vengono i vari peccati mortali, non ultimo un`organizzazione della cultura di tipo mafioso, per cui è impossibile organizzare concerti o vendere la propria musica senza pagare gabelle di vario tipo e sotto varie forme. Un altro peccato mortale è quello di un pubblico telecomandato che non ha idee proprie, segue la corrente più forte e si guarda bene dallo scavare alla ricerca dei materiali più underground, che spesso sono i più validi. Un gregge di pecore è ciò che, di fatto, è il genere umano. Il peggio è che si tratta di un gregge di pecore consapevole, conscio della propria condizione, che si lamenta continuamente per tale condizione, ma poi non fa niente per cambiarla. Un altro peccato, mortalissimo, sta nel ruolo riservato alla musica nel nostro paese, nella scuola come nella vita quotidiana. Provate ad andare in una nostra scuola, elementare o media, a vedere quanti ragazzi sono a conoscenza che esiste una musica concreta, un be bop, una musica minimalista? Quanti hanno mai sentito nominare Captain Beefheart o Ghigo Agosti? Quanti, oltre ad aver imparato a fare sei note e mezza su un piffero, sanno che sono esistiti Alben Berg, John Cage, Harry Partch e Moondog? Questa è l`educazione musicale di cui dotiamo i nostri studenti, altrochè François Delalande e “La musica è un gioco da bambini”! Il corpo insegnati di musica è un corpo di ignoranti fatto da direttori di banda fermi alle canzoni più banali dello zecchino d`oro. Altro peccato mortale sta nella mancanza di strutture e attrezzature. Le strutture industriali in disuso vengono invariabilmente riconvertite in centri commerciali, laddove in altri paesi si creano centri culturali. I centri commerciali portano come risultato all`abbandono dei centri storici da parte dei piccoli commercianti, fra i quali ci sono i piccoli negozianti di dischi e i gestori di piccoli locali. Come risultato di tutto questo ci sono le lacrime di coccodrillo di qualche giornalista. Proprio stamani leggevo, su un giornale locale, i pianti e lagnanze sull`abbandono e sul degrado nel quale sta cadendo il centro storico del capoluogo di provincia. Nessuno, dico nessuno, aveva levato una voce contro il proliferare di quei centri commerciali che hanno portato a questa situazione di degrado. E poi ci sono tutti i piccoli peccatucci veniali. Chi non ha mai fatto un peccatuccio veniale alzi la mano? Una foresta di braccia ... a ciondoloni. E` così che “Il De` Metallo / De` Blues” finirà per perdersi nel dimenticatoio se non, peggio, nel contenitore delle opere mai esistite. Ogni lettore di sands-zine, almeno, dovrebbe impegnarsi affinchè ciò non avvenga. Lo so che è una lotta impari ma, almeno, metteteci tutto l`impegno possibile.
“Sì”, pubblicato ancor prima de “il De` Blues”, è un disco addirittura più problematico e sembra fatto apposta per non essere venduto. Va bene la spersonalizzazione dell`opera, e forse un giorno arriveremo ad avere solo musiche senza titolo e senza autore, oltrechè senza nessun segno in grado di distinguerle l`una dall`altra all`infuori della loro stessa essenza. Ma ancora non è così, e se i Vonneumann, che non mettono nei dischi i nomi dei componenti il gruppo, sono maestri in questa tendenza, i Routine sono allievi benemeriti. Si sa che sono in due e che sono una costola dei Vonneumann. Solo questo, ma la confezione del CD è ultraminimale, con scritto sopra solo il nome del progetto e il titolo del disco. Routine e “Sì”. Nient`altro, non un nome, non un titolo, e nulla a proposito degli strumenti utilizzati. Solo un`immagine nella confezione. Il ramo di un albero, a lasciar intendere che si tratta di un disco concretamente campagnolo. Un`esplosione di gemme. Di più. Un preavviso di foglie e fiori. Registrazioni d`ambiente, più o meno organizzate e/o elaborate, e utilizzo di oggettistica a fare da tappeto alla limpidezza rarefatta ed esterrefatta di strumenti tradizionali quali una chitarra, forse un pianoforte, magari una tromba ...
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Data Recensione: 23/12/2017

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