`Sauna: Um, Dois, Trªs´

Autore disco:

Sao Paulo Underground

Etichetta:

Asphodel (USA)

Link:

www.robmazurek.com
www.asphodel.com

Formato:

2006

Anno di Pubblicazione:

CD

Titoli:

1) Sauna: Um, Dois, Trªs 2) Pombaral 3) The Realm Of The Ripper 4) Olhossss... 5) Afrihouse 6) Black Liquor 7) Balão De Gás 8) Numa Grana

Durata:

47:91

Con:

Rob Mazurek, Mauricio Takara, Wayne Montana, Damon Locks, Josh Abrams, Chad Taylor

il (post) jazz di Chicago si trasferisce in Brasile

x sergio eletto

Non solo una angusto giro di intenditori avant-jazz, sarà a conoscenza dei percorsi musicali avanzati - in oltre vent`anni - da Rob Mazurek. Il cornettista di Chicago imbocca una direzione nella scrittura musicale malleabile, assertrice in numerose registrazioni di `contagi` a vicenda tra jazz elettrificato à la Davis e libera improvvisazione, elettronica contemporanea (come piacerebbe ad un Fennesz) e post-rock fitto di citazioni su Tortoise e Ui.
Così che acquistano corpo - e anche successo - i colori funky.jazz di Isotope 217, le differenti combinazioni dei Chicago Underground, il free jazz macchinoso dei Tigermilk e quello possente dei Sinister Luck Ensemble...
Ed ecco, dunque, comprendere anche meglio il fenomeno Rob Mazurek, ovvero la popolarità guadagnata da una parte consistente di stampa e pubblico indie-rock, amante parallelamente di Slint e Mandarin Movie.
La nuova sigla, Sao Paulo Underground, non può che rimandare l`ispirazione alla lunga parentesi schiusa da Rob con i Chicago Underground - duo e trio - e condivisa in primis con il batterista afro-americano Chad Taylor, presente anche all`occasione.
Trasferitosi per qualche mese nella megalopoli subtropicale, insieme al neo-nato ensemble, intraprende quasi subito un piccolo giro di concerti per il Brasile, accogliendo al suo interno alcuni nomi della scena musicale - `sotterranea` - brasileira. Tra questi, a supportare la mano di Rob, il più importante nell`elaborazione del cd sarà il percussionista - ben legato alla tradizione musicale del proprio paese - Mauricio Takara, seguito dai contributi sparsi di Wayne Montana, Damon Locks e Josh Abrams - rispettivamente, membri di Eternals, Trenchmouth e Town & Country.
Torniamo a menzionare i Chicago Underground, perchè non sarà davvero distante l`ascolto di “Sauna: Um, Dois, Trªs” da una delle fatiche post-bop e/o avant-garde uscite in precedenza: unica aggiunta, un`evanescente riserva di nuance vivaci e astrazioni caraibiche che ricorderanno con costanza all`ascoltatore la terra in cui è avvenuta la registrazione.
Abbondante, il corso e lo spazio riservato all`elettronica, essenziale nel puntellare gli impatti dei fiati, in puro linguaggio free, della title track: teatro disinvolto e disincantato di piacevole improvvisazione senza troppe pretese `manieristiche`. Lo spettro degli Isotope 217 si rintraccia in Pombaral mediante giri di tromba `sexy`, rimbombi leggeri di electro-dub in sottofondo e percussioni vivaci a fare da cornice al tutto; il mood dei Tortoise si sente nei paraggi con `insistenza`. Organo - hammond - melodia ipnotica ripetuta a suon di loop, sensazioni oblique e vellutate danzanti nella lontana exotica di Tipsy (The Realm of the Ripper). Stati percettivi multipli, ripartiti tra `bianchissime` distese ambient, nitidi slanci post-rock della batteria, guizzi e fastidi hi-digital di classica caratura glitch-pop, piacevoli come gli Oval.
Congas e percussioni tipiche passano degnamente in Afrihouse, mentre meno bella e troppo sfocata in qualcosa d`indefinito suona Black Liquor che con Balão De Gás forma un unico corso (ana)logico; di fatti, nella seconda parte, spuntano come ciottoli divagazioni elettro-analogiche, circolari e legate al glitch che al calare sfociano in un mare magno di percussioni tribali, `muscolose` e ossessive - per la ripetizione.
Non ho amato dà subito i colori dei Sao Paulo `metropolitani` e di certo, neanche adesso posso dire che sia un capolavoro, ma confesso che il tempo passato a fare ascolti continui è stato decisamente d`auspicio, affinchè cambiassi l`idea di partenza: i punti in comune con i dischi già usciti di Rob sono molti, e non giocano a favore, ma la vena spensierata con cui l`improvvisazione - quella focosa e free - si mescola a materiali elettronici di recente generazione non può passare inosservata... e provocare naturalmente un ragguardevole piacere auditivo alle nostre orecchie, sognanti ed utopiche.


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Data Recensione: 26/11/2006

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