`Commuting Between The Surface & The Underworld´

Autore disco:

Peeesseye

Etichetta:

Evolving Ear (USA)

Link:

www.evolvingear.com

Formato:

CD

Anno di Pubblicazione:

2006

Titoli:

1) oo-ee-oo 2) Ballad Of Fine Decay 3) Finger Star Leaf 4) Stay Positive, Asshole 5) Distant Mud 6) -

Durata:

67:51

Con:

Jaime Fennelly, Chris Forsyth, Fritz Welch, Clare Cooper, Shawn Edward Hansen, Nate Wooley, Josh Clark

x Marco Carcasi

Primitivismi desertici

Registrato al termine di un tour acustico (?) in compagnia di Nautical Almanac (riuscite ad immaginarveli acustici?) e Life Partner (capito che compagnia!!!!???), questo “Commuting...” rischia seriamente di candidarsi come una delle migliori uscite dell`anno in via di conclusione. Deve avergli fatto un gran bene quel tour, la ferocia impro/simil-grind che animava il trio si è progressivamente dissolta sino a giungere a questo allucinato free folk traballante ed infido; più o meno l`equivalente anarco punk dell`Akron/Family!
Ora, non è che sia avvenuta una gran rivoluzione intendiamoci, si sono semplicemente appianate delle asperità fisiche (forse soltanto per il momento); le insidie (quasi tutte...) hanno traslocato dalle parti dell`approccio mentale.
Le interferenze desertiche, quel blues onirico cotto dal sole c`è sempre, anche la predisposizione allo sballo apparentemente gratuito, hanno imparato a fotterti il cervello con pochi accordi reiterati; molto più pericolosi delle precedenti rovine sonore.
L`inizio di oo-ee-oo è una sarabanda conosciuta, era stata edita nel precedente cd-r, si è condensata nel frattempo, ha ridotto la durata ed aumentato il fascino ruspante nascosto fra le pieghe; orgia parossistica al limitar dei Popol Vuh.
Ballad Of Fine Decay si scuote tribale dopo un`enigmatica intro funerea, il raggio d`azione delimitato dallo scintillar luminosissimo delle corde; un intenso splendore nascosto fra tumultuose zone d`ombra. Sei composizioni che emanano reale spirito pagano, ancestrali riti percussivi che si rinnovano; aria di bellezza selvaggia ed incolta da queste parti.
In fondo è cambiato poco o nulla nel loro modo di far musica; un semplice processo di condensazione. La fiera indipendenza di un tempo è la stessa di ora con in più un piccolo vantaggio; una maggior fruibilità .
Un tempo sarebbero stati graditi ospiti nella gloriosa Sst.
Finger Star Leaf viaggia lungo coordinate sibilanti ed è un gran bel massaggiare di tempie, ottima perturbazione in assenza di nuvole.
Diciamolo chiaramente; son tre cazzo di teste geniali!
Virtuosi primitivi che abbracciano la difficile arte della riduzione, questi sono i Peeesseye, avrebbero potuto essere la sensazione del momento, hanno scelto di muoversi sul limitare del perimetro, di rischiare; qualcosa di cui innamorarsi o al contrario di generare notevoli ed irrazionali quantità d`odio.
E` un vero spettacolo vederli attraversare placidamente tutto lo spazio che intercorre fra uno sbrago impro-avant ed un sublime giro folk suonato in punta di dita con maestria Faheyana! Il brano senza titolo finale è l`arte allo stato puro del gruppo, per chi non ha dimestichezza con le creature del trio, un possibile monito sulle infami idee che guizzano nella testa dei nostri. Verrebbe automatico giunti a questo punto accostarli ai Sun City Girls con un trolls alla voce ma, personalmente, ritengo che possano essere l`anello mancante tra i Faust ed un purissimo distillato blues (suonato magari dai Thin White Rope!); e chissà che gira che ti rigira non andremo in futuro a cadere proprio da quelle parti? (Impossibile; si saranno sciolti da un pezzo e poi saranno troppo impegnati a coltivar nuove distorsioni!).
Impressionante crescita esponenziale solitaria.
Due sassi sbattuti fra loro al limitar di un campo polveroso ovvero; assassinare Devendra Banhart a pietrate sul coppino al chiar di luna ed esserne contenti.
Obbligatorio l`ascolto.


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Data Recensione: 17/2/2007

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