`Gold Sounds´
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Autore disco: |
James Carter, Cyrus Chestnut, Ali Jackson and Reginald Veal |
Etichetta: |
Brown Brothers Recordings (USA) |
Link: |
www.brownbrothersrecordings.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2006 |
Titoli: |
1) Stereo 2) My First Mine 3) Cut Your Hair 4) Summer Babe 5) Blue Hawaiian 6) Here 7) Platform Blues 8) Trigger / Cut/Wounded-Kite at :17 |
Durata: |
44:21 |
Con: |
James Carter, Cyrus Chestnut, Ali Jackson, Reginald Veal |
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Indicato Per Le Selezioni Musicali Di Capodanno; Ovvero: Non E` Un Orrore! |
x Marco Carcasi |
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Ci mancava pure questa; un simpatico cd di covers strumentali dei Pavement!
In casa Brown Brothers il deliquio umoristico è routine quotidiana ed il cd in questione ne è perfetto esempio.
Di jazz se ne intravede ad intermittenza, rielaborazioni semplici giocate sul filo di un`ironia molto patinata da cocktail party, fuori dalle palle tutte le nefandezze strumentali delle origini, fra le mani ci rimane un pugno di canzoni nella migliore tradizione stelle e strisce; quella per intenderci da club batti il tuo piedino a tempo.
Traduzione: più che altro una robusta miscela di umori blues sudaticci e leggere dissoluzioni nevrotizzanti di contorno. Il sax tenore di Carter sbuffa ed impazza, i piani e l`organo di Chestnut vanno che è una delizia caldi ed avvolgenti, Jackson pesta massiccio ed il basso di Veal svisa ed arpeggia che è una delizia.
Il low-fi delle origini scompare, l`indie rock avvizzisce, in queste note scintilla subdolo un briciolo dello spirito di Pharoah Sanders (il peggiore; ma in fondo chi se ne frega!).
Impossibile restare immobili e non sculettare all`ascolto del micidiale tris d`assi calato con Summer Babe, Blue Hawaiian ed Here, quest`ultima se vi capita usatela da sottofondo mentre siete impegnati ai fornelli; ne riparleremo!
Funziona cazzo!
Entra di diritto nell`universo lisergico/allucinatorio Papettiano con una soavità lacrimevole, accartoccia le paturnie post degli originali in un passatempo autunnale annoiato; che in fondo si sia giunti a tanto non è un male.
Platform Blues è brutta da morire con quegli strepiti di sax e quell`andamento ottuso da gruppo fusion eppure induce a movimenti adiposi niente male.
A questo punto comincerei a pensar di romper i coglioni pure agli Spacemen 3; potrebbe rivelarsi un successone!
Giuro che se lo inserite fra gli ascolti della serata danzante di fine anno nessuno avrà niente da ridire; e farete pure un figurone!
Contiene esattamente quel che il titolo promette!
Di quanti altri dischi potete dire questo?
Prestategli un ascolto prima dell`ipotetico acquisto.
Giusto per non maledire il mio nome all`infinito.
Sono un sensibilone; ne soffrirei!
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Data Recensione: 15/2/2007 |
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