Ghédalia Tazartès    intervista di David Fenech (traduzione di Franca Fausti)





Ghédalia Tazartès è nato nel 1947, cioè 22 anni prima di me. Una differenza di età enorme... e tuttavia la sua eterna giovinezza, il suo spirito ribelle e la freschezza della sua arte mi hanno enormemente aperto gli occhi sul concetto di maturità in un`infanzia perpetua. Ghedalia è un musicista spontaneo, che è ancorato più alla pratica che alla teoria. Pur lavorando per delle grandi istituzioni (la Comédie Française con Philippe Adrien per esempio), il suo metodo di registrazione mi sorprenderà sempre. Una poesia cruda si stacca dal suo canto. Impossibile da descrivere. Le sue semi-improvvisazioni vocali possono facilmente coprire 4 ottave, di punto in bianco. Veramente affascinante: talmente che ho avuto voglia di editare un suo CD nella mia etichetta discografica (il genialissimo “Voyage à l`ombre”... non l`avete ancora comprato?). Qui sotto una riproduzione di un`intervista realizzata nell`Ottobre del 1997, a casa sua. Poi è ritornato sulla scena, ed ho avuto il piacere di fare un duo con lui (ne ha fatti raramente dopo il suo duo con Michel Chion negli anni `70). In breve, avrete compreso che io l`adoro. Per me è semplicemente uno dei migliori musicisti viventi!



Ho l`impressione che costruisci la tua musica in modo molto istintivo. Puoi spiegarmi come lavori?
Ho immediatamente voglia di risponderti “non lavoro”! Ciò che mi da noia, è questa specie di affettazione che può esserci nel parlare di lavoro artistico, capisci ciò che voglio dire... Delle due cose l`una: ovvero per esempio io faccio la musica per un`opera teatrale o per un balletto e in questo effettivamente c`è una grossa parte di lavoro, cioè un lavoro che è l`espressione di qualcun altro attraverso un gruppo, degli attori, un ballerino... in questo caso bisogna effettivamente mettere da parte l`io artista perchè gli artisti sono di fatto quelli che stanno sul proscenio.Diasporas_vinile Vedi, quando si tratta di arte teatrale gli artisti sono sul proscenio e dunque il musicista di scena si deve servire di tali artisti in un certo modo. In questo senso si può dire che è artigianato, si può dire che c`è un lavoro. Ma se tu mi parli dei materiali sonori (che mi servono anche per la musica di scena), ti dico che la musica che faccio la faccio proprio per evadere dal lavoro. Non raccontiamo storie!

Tu utilizzi il termine `Impromuz` per parlare della tua creazione...
Sì, è perchè io sono un musicista autodidatta. All`inizio io non pretendevo di fare qualcosa definibile (per semplificare) come `musica`. E per semplificare diciamo che io sono musicista, perchè altrimenti si entra in delle discussioni incredibili, e siccome sono trent`anni che io faccio così si può dire che questa è la mia pratica...

Una pratica dunque, non un lavoro...
Sì, è vero... all`inizio io non pretendevo di fare della musica: io intendevo realizzare delle cose che hanno a che fare con il suono. Era come una scrittura su nastro magnetico, o meglio come un disegno su nastro magnetico, non lo so. La chiamavo `Impromuz` in effetti, perchè all`epoca bisognava pur trovare una definizione a quello che andavo facendo.

Ciò che fai è d`altronde molto particolare, con il tuo modo di cantare in una lingua che potrebbe avvicinarsi al linguaggio dei bambini. Questa lingua improvvisata ho l`impressione di averla parlata quando avevo quattro anni...
...Dobbiamo avere qualcosa in comune allora!

Tu t`interessi molto al linguaggio, mi sembra?
Sì. Io penso che il tono fa parte dell`ambito musicale e pertanto è anche pertinente al linguaggio (ecco una cosa che hanno in comune). Penso anche che il tono è molto importante per il senso. E` importantissimo. Io penso anche che si può pronunciare esattamente la stessa frase con significati opposti a seconda del tono con cui è stata pronunciata.rarità Se vuoi il dialogo con un animale, quale un cane per esempio... può essere tale che le parole contino assai poco. Ciò che conta è il tono con cui gli si parla. Si ha l`impressione che è ciò a cui egli è più sensibile in ogni caso. Ed è un po` come se tu parlassi una lingua molto infantile... o piuttosto infantilissima, nel senso che gioca più sul tono che sul significato delle parole.

Questo fa in modo che la tua musica si sviluppi come in una specie di mondo misterioso...
Sì, hai ragione! E` un`immagine del mondo. E` un`immagine della gente che si parla, anche. E` anche un`immagine dei rapporti affettivi che si hanno con gli altri. In un certo senso, è come si può essere sorpresi, e qualche volta storditi, nel constatare che si conosce qualcuno da tanti anni, e a un certo punto ti rendi conto che non ti capisce, e che non lo capisci... Qual è la causa? Ebbene, io non lo so, ma questo succede a tutti, questo capita tutti i giorni. E` un po` triste e allo stesso tempo meraviglioso. E nello stesso modo, tu incontri qualcuno che non hai mai visto e con cui a priori tu non hai niente in comune, e può accadere che ogni frase e ogni sguardo siano estremamente eloquenti. E` un po` qualcosa di questo tipo che mi ispira... sì, è come un linguaggio universale.

Tu deformi poco i suoni che registri, contrariamente ai tuoi contemporanei...
Anche con il campionatore, c`è una parte che ti permette di riprodurre, montare e scomporre i suoni... io l`utilizzo un poco, soprattutto per scomporre. Ma c`è tutta una parte del campionatore che è un vero sintetizzatore che ti permette di trasformare un suono concreto in ciò che tu vuoi. Questa parte qui, io non l`utilizzo che molto raramente. Io adesso conosco la scuola di Schaeffer e Pierre Henry, ma non so in quale misura influisca nella mia musica. Ho sentito parlare di questa gente recentemente, perchè all`inizio io non li conoscevo.tazartèria Se tu vuoi, è in rapporto a ciò che io ho fatto che sono stato costretto a sapere che altri l`avevano fatto prima di me. Ma io credo effettivamente di essere una derivazione della musica concreta. C`è una tale ricchezza, una tale gamma di varietà nei suoni naturali che non c`è bisogno di aggiungerne altri. E se un suono deve essere elettronico come quello del vecchio sintetizzatore moog che ti ho mostrato, allora lo è molto nettamente. Non ha bisogno di essere un suono naturale trasformato. Un generatore basta per creare un suono elettronico. Anche ciò può essere interessante. Ma non c`è bisogno, se vuoi, di trasformare i suoni naturali in suoni elettronici. Non è una partenza che mi interessa...

Al contrario, è il rapporto tra i suoni elettronici e i cori tzigani che mi sembra interessante e fa parte del tuo stile?
Non te lo posso spiegare. Io non so... sono un po` il Picasso della musica! Un po` pretenzioso, no?

Tu non avevi fatto dischi da molto tempo...
I dischi, per me, sono un po` come una bottiglia in mare. E` una lotteria gratuita per tutti. Il lavoro che tu fai pubblicando questo disco, è un vero lavoro che non ti viene per forza remunerato. Anche se spero che per l`avvenire lo sarà ... ma bisogna confessare che non sono talmente redditizio! Pubblicare un disco da me stesso, vale a dire fabbricarlo e distribuirlo, l`ho già fatto una volta (per il disco “Transports”) e non ho nessuna voglia di riprovarci. Ciò non mi interessa, non mi conviene ed è un impegno troppo grosso. Se non ho fatto dischi è unicamente dovuto alle circostanze: nessuno si è proposto per pubblicare un mio disco... è per questo che non c`è stato! Senza contare che in più la musica che faccio, in un certo modo, non è il mio mestiere. Il mio mestiere è quello per il quale io sono pagato, è fare della musica di scena.

La tua ultima apparizione pubblica risale all`inizio degli anni `90. Hai completamente abbandonato la scena?
Per quindici o vent`anni ho fatto solo concerti a richiesta. Non ho mai avuto un agente che si occupava di me. Era un grosso impegno, effettivamente, ed è per questo che ho smesso, perchè ciò richiede troppo lavoro, riprodurre sempre sulla scena ciò che si fa una volta a casa propria. Tecnicamente, è anche difficile allineare un`ora di seguito al canto, ci vuole molta energia per fare ciò che mi interessava di fare sulla scena. Dunque succede che ad una certa età (la quarantina), uno ha un po` meno d`energia.... Avrebbe potuto restare qualche cosa di `construisible`, rimanere qualcosa che funziona. Ho avuto un segno di stima molto grande ogni volta. L`ultima esibizione che ho fatto... ci sono delle persone che avevano del potere ad Avignone, che avevano del potere ad ogni livello e alle quali piaceva ciò che facevo, lo amavano molto, e che mi conoscevano da tanto tempo... ma che erano incapaci di programmarmi, io non so perché! Era dunque un grosso lavoro per fare un concerto ogni sei mesi, per guadagnare due o tremila franchi a volta. Non era assolutamente redditizio, dunque ho deciso di smettere perchè era un impegno troppo grosso che non veniva adeguatamente compensato. In più, d`altra parte, avevo l`impressione che ogni anno quando presentavo un nuovo concerto non venissero che degli `aficionados` che alla fine uscivano entusiasti dicendo `è stato bravo e anche meglio dell`anno scorso`. In fondo io non facevo che rimettere in gioco il mio titolo, gratuitamente in più... io mi sono detto `Merde!`. Pertanto, ciò funzionava molto bene sulla scena. C`erano tante persone che mi dicevano `non mi piacciono i dischi ma quando ti vedo sulla scena ti trovo formidabile.`

tazartèria Come si svolgevano i tuoi spettacoli?
Io cantavo con dei nastri. Erano dei multi-pista (come faccio nei dischi) ma in un certo senso non erano completati. Mancava una voce, e questa voce io la facevo in diretta.

Mi hai anche parlato di un film che volevi girare su `le cafe du coin`. Era vero?
Ne avrei fatto forse un altro... ma, è vero che faccio dei cortometraggi. Cioè dei film video HI-8.

Li hai già fatti vedere?
A degli amici... ma mi piacerebbe che divenissero qualcosa. Quest`attività mi interessa molto, mi piacerebbe fare qualcosa, ma non so ancora cosa. Ciascuno dei miei film è differente, è molto difficile parlarne. E` come la musica, se tu non l`hai ancora sentita io ti direi che bisognerebbe che tu l`ascoltassi. Se vuoi posso mostrarti un film o due... è che ho meglio da fare. Ma è un po` come per i pezzi, si ritrovano delle cose comuni. E` molto diverso ma si sente che è lo stesso tizio che l`ha fatto. Per i film, io per il momento sono lo stesso abbastanza all`interno del soggetto. Non lo so, è forse il distacco che ancora mi manca. “Elie en Italie” e “Paparano” mi paiono essere film estremamente diversi, è ancora più marcato che nella musica dove c`è la mia voce con i nastri. Nei miei film non esiterei a utilizzare, se ne ho bisogno, una musica di Lou Reed, non ci tengo a fare assolutamente tutta la musica da me stesso. Non è evidentemente me stesso che riprendo, anche se qualche volta faccio delle apparizioni. (...) Devo dirti che i miei film sono particolari... Sono raffazzonati ma nello stesso tempo sono audaci perchè tutti i primi film che ho fatto, sono stati fatti con la premessa di farli solo con una cinepresa. Sono dunque stati fatti solo con una cinepresa. E` straordinariamente inusuale tornare indietro e girare una sequenza all`interno di una sequenza che tu vuoi cancellare.tazartèria Un altra costrizione: se io voglio una musica, essa deve essere inserita con un walkman mentre sto girando l`immagine. E` un vero gioco da equilibrista per arrivare ad avere una bobina che è il film. Per ogni film terminato in cui sono stato particolarmente fortunato ne corrispondono altri in cui non ho avuto assolutamente buona riuscita e dove a causa della mia inesperienza ho cancellato le sequenze che preferivo. Ho dovuto rifare certe sequenze ed ho chiesto alle persone di ripetermi ciò che m`avevano già detto spontaneamente, di rifare daccapo le scene (questo con delle persone che non sono assolutamente degli attori). Ciò ha portato a qualcosa di piuttosto strano... Ora ho deciso di comprarmi un magnetoscopio per poter fare un premontaggio. Il mio scopo è chiaro, che tutto non resti nel video. Il principio tuttavia è di fare dei film che non costino niente , niente oltre al prezzo della bobina. E mettendomi in gioco malamente, io farei una copia film del montaggio finale. Il risultato di questo procedimento porta ad immagini `pittoriche`, un colore abbastanza bello... ciò costa abbastanza caro, ma tuttavia molto meno caro di un montaggio.

E` Philippe Harel che paragonava il prezzo del suo primo film “Un étè sans histoires” con il costo di “Terminator II”. Era girato in video, con mezzi molto scarsi...
Bisogna che io trovi un produttore, e ne faccia... io avevo già abbozzato il cinema facendo della musica.

E in più tu fai delle sculture! Il tuo approccio per la scultura è un po` come per la tua musica...
Pop Art!

Avrei detto Art Brut. Perchè Pop Art?
Non lo so... trovo che è popolare, un`arte popolare. Mi piace molto Andy Warhol per di più. Egli ha inventato la ripetizione dopo gli africani.

E come descriveresti il tuo approccio alla musica o alla scultura alle persone che non le conoscono?
E` molto difficile parlarne, non assomiglia a niente di conosciuto... Io ne farei un idiozia, e la butterei sul ridere. Direi `si tratta di captare la vibrazione...`, tu sai che è molto difficile come esercizio. Ciò che faccio è un po` partire alla ricerca di un qualcosa di indefinito. Tu scavi per cercare. Allora tu puoi scavare, mordere il vuoto, scavare nello spazio, scavare nella terra, scavare nel cielo... scavare nella tua propria testa alla ricerca di non so cosa, e tu finisci proprio per cadere su qualcosa... io sono caduto sulla musica che faccio!