eugenio sanna    intervista con cappellino di e. g. (no ©)




Eugenio_Sanna
Nell`intervista che segue vi imbatterete nella parola leggendario, riferita a Milford Graves, ma in realtà chi è più leggendario dell`intervistato? Un personaggio che da oltre trent`anni calca le scene della musica improvvisata italiana.
E` impossibile tracciare qui una storia di Eugenio Sanna - chi lo sa, magari in un'altra occasione... - e mi voglio limitare a ricordare la sua recente discografia su Burp, che lo ha visto sempre affiancato da un altro leggendario personaggio qual è il fiorentino Edoardo Ricci:
“Lo scorfano miracolato” e “Le sette premonizioni ortofrutticole” (in duo), “Jodel del segafanciullo” (con la e-N.E.E.M.) e il recentissimo, fresco fresco di stampa, “I segali della ritirata” (in trio con Roger Turner). Tutti dischi di grande valore.
Pochi sanno però che Sanna, oltrechè chitarrista-improvvisatore, è stato uno degli animatori del C.R.I.M. di Pisa, un`associazione che alla fine degli anni `70 propose una serie di iniziative d`importanza planetaria. Un`esperienza che, in un momento in cui l`Italia sta faticosamente tornado ad occupare un posto di rilievo nel settore della ricerca musicale, non deve andare assolutamente persa. Ma sentiamo cos`ha da dirci lo stesso Sanna su quegli avvenimenti che lo videro impegnato in prima persona.


Tu sei oggi un apprezzato chitarrista, ma non tutti sanno che facevi parte del C.R.I.M. (Centro per la Ricerca sull'Improvvisazione Musicale) di Pisa. Come eravate organizzati?
Il C.R.I.M. era sorto a Pisa, grosso modo, poco prima del 1976. A dettarne i primi atti era stato un nucleo precedente di operatori e critici, che animati da un certo spirito e amore per la musica, sopratutto quella afroamericana, avevano organizzato una serie di audizioni pubbliche, nell'atrio del palazzo comunale e nella saletta di riunioni dell 'A.R.C.I. di Pisa.
Paul_Rutherford Questo tipo di musica. in quegli anni in Italia, era più che sconosciuto e dei simili avvenimenti, quali appunto delle semplici audizioni guidate, con successivi dibattiti e interventi da parte del pubblico e della critica, creavano nelle persone entusiasmo e desiderio di accostarsi a quella musica una voglia spontanea di conoscenza e un certo spirito di aggregazione.
I critici a quei tempi erano due: Stefano Arcangeli, già giornalista per la rivista "Musica Jazz", e Roberto Terlizzi, corrispondente italiano per la rivista canadese "Coda". Li avevo conosciuti a causa delle mie frequentazioni in una libreria Mondadori, rifornita di dischi di tutti i tipi. Mi stavo cominciando a inerpicare nel tortuoso cammino del jazz e della musica improvvisata e avere conosciuto queste due persone, molto competenti e illuminate, era stata per me una grossa rivelazione.
Le audizioni, in quel periodo sotto l'egida di "Pisa Jazz", si stavano arricchendo a poco a poco anche di concerti dal vivo; c'era una voglia di organizzare e diffondere con uno spirito pionieristico fuori dal comune. Successivamente era arrivato anche Francesco Martinelli, critico e organizzatore infaticabile e raffinato conoscitore tutt'ora attivo.
Veniva offerto quello che c'era in Italia in quel periodo: Mario Schiano, Steve Lacy, Cooper Terry e altri ancora. Il concerto di Cooper Terry fu, nel 1973, il primo concerto in assoluto organizzato dal C.R.I.M..
Direi che, quanto alla programmazione, c'erano dei criteri già precisi: in quel periodo si parlava di Africa, e afroamericani, e c`era sopratutto la ricerca di una matrice originale contenuta nella musica jazz.
In quel momento storico la musica era usata anche in maniera ideologica e molti gruppi e musicisti italiani erano immersi anche in questo mondo di idee;Maurice_Horthuis la contestazione del `68 aveva infatti apportato un benefico influsso di rinnovamento nella musica che appariva come rinvigorita da quella esperienza. I musicisti afroamericani, dal canto loro, cercavano lo spirito della loro terra originaria, l'Africa.
La città di Pisa, in quel periodo, sembrava vivere il flusso delle idee secondo uno spirito di "zeitgeist", in maniera molto forte e amplificata, questo sicuramente anche in relazione ai movimenti di contestazione studentesca attivi, in politica ma anche nella musica.
A causa di tutto ciò, era nato il C.R.I.M.. Accanto a critici e operatori culturali, a quei tempi aderenti all'A.R.C.I., si era affiancato un nutrito gruppo di giovani musicisti animato da una voglia di sperimentazione e di innovazione fuori dal comune.

Eravate già preda del `demone` dell`improvvisazione?
Potrei dire proprio che, a livello musicale, si cercavano delle nuove strade, ben sorretti dalla prassi dell'improvvisazione.
Ci educavamo a "Improvvisare", tentando tutte le soluzioni possibili. L'improvvisazione era diventata una sorta di strada maestra per la vita: in quel periodo guidava le nostre esistenze.
E` stata una scoperta per noi, una di quelle autentiche piccole illuminazioni; qualcosa che è sempre esistito ma di cui abbiamo preso coscienza dopo.
Esistono dei tempi ben precisi alla maturazione delle idee: quando è il momento giusto, le idee più giuste e consone a quello che viene ricercato si presentano da sole, come spontaneamente.
Così il concetto di improvvisazione si è presentato a noi; non ce n'eravamo ancora accorti ma era già nell'aria: il giusto filo conduttore di un certo approccio alla musica che era stato racchiuso sotto l'etichetta C.R.I.M..
Questo era dunque l'aspetto da scandagliare e il patrimonio comune e perchè no, archetipico, a molti tipi di musica; elemento fluidico, mercuriale, vitale: l'improvvisazione.Charlie_Haden Molti musicisti la praticavano in quegli anni ma non sapevano di cosa si trattasse, non ne avevano preso ancora del tutto coscienza.
In seno al C.R.I.M. erano fioriti molti progetti: seminari, conferenze, una vasta attività all'interno della città di Pisa in collaborazione con una circoscrizione, collaborazioni con varie città della Toscana e finalmente la Rassegna Interanzionale del Jazz che anno dopo anno si estendeva sempre di più.
Veniva offerto, quanto alle proposte, quello che di più innovativo c'era in quel periodo e chiaramente che fosse in qualche maniera legato al tema dell'improvvisazione.
Per risalire alle origini, gli antecedenti sono datati 1975, dove a Tirrenia (città balneare a pochi chilometri da Pisa) si era svolto uno spettacolo dell 'Organic Music Theatre di Don Cherry seguito dal gruppo Tharaumara, un gruppo di musicisti della città di Pisa. Ma ricordo anche i seminari, a cui io stesso ho preso parte, di Raphael Garret e Zusaan Fasteau, i concerti dell' Art Ensemble of Chicago, Martin Joseph, Archie Shepp, Max Roach, Steve Lacy...
Rileggendo le rassegne stampa di quel periodo, in un grosso articolo di Franco Bolelli apparso sulla rivista Gong nel settembre del '77, era stato fatto addirittura il glossarietto per una rassegna alternativa, in cui si parlava di nomi allora misconosciuti e tra cui: Derek Bailey, Evan Parker, la Galaxie Dream Band di Günter Hampel, Oliver Lake, Frank Lowe, Radu Malfatti, Tristan Honsinger, Filippo Monico, Roberto Bellatalla, Paul Rutherford, Clifford Thornton ed altri ancora `lanciati` in Italia, e in Europa, per quell'occasione.
Fino al '77 le rassegne, che già si estendevano oltre la città di Pisa, erano ancora siglate "Pisa Jazz", il primo articolo che ho trovato in cui si parla ufficialmente della nascita del C.R.I.M. è datato giugno 1978. A partire da quell`anno comincerà anche una collaborazione con la città di Firenze.
Regina_Baumgart I prezzi dei biglietti d'ingresso agli spettacoli erano `politici` o `all'osso` come riportato in un articolo del '78: 2500 lire l'abbonamento a quattro sere e mille lire per ogni spettacolo, questo per evitare le contestazioni degli autonomi che erano già avvenute, interrompendo per esempio, il concerto di Archie Shepp al giardino Scotto... !
A partire dal '78, vanno aggiunti dunque i nomi di Antony Braxton, Douglas Ewart, Alvin Curran e quello di Leo Smith, trombettista - filosofo, grossa scoperta avvenuta in quel periodo.
La rassegna del '79 era più ricca e grande. Si svolgeva sempre tra Pisa e Firenze e comprendeva i nomi di musicisti come Paul Blay con Kent Carter e Barry Altschul, l'Arkestra di Sun Ra, il leggendario percussionista Milford Graves, Johnny Djani, Andrew Cyrille, Leroy Jenkins, Wallace Mc. Millan, James Newton, Maggie Nicols ed altri.

E la pubblicizzazione degli eventi come avveniva (allora non c'era internet)?
La pubblicizzazione avveniva attraverso i media che esistevano: radio, televisione, e qui si parla dei canali nazionali non esistendo ancora quelli locali, riviste specializzate, mensili d'informazione. I nostri rapporti erano praticamente con tutto il mondo: Europa, Stati Uniti, Giappone... A questo proposito, esiste un articolo nella rassegna stampa del 1982, della rivista Jazz Critique (questa è la traduzione) in caratteri giapponesi.
In quello stesso anno infatti, una troupe televisiva si era mossa da questo lontano paese, per riprendere i vari concerti del festival. Ma esistono anche articoli scritti in caratteri cirillici e altri in finlandese.
Arrivavano lettere da tutto il mondo: uno dei miei compiti in seno al C.R.I.M. era appunto quello di tenere le fila della corrispondenza, che allora avveniva rigorosamente a mano... !
Don_Cherry Tutto avveniva a mano, tramite la stampa di allora e naturalmente attraverso il telefono.

Quanti anni è rimasto attivo il CRIM e perchè chiudeste le attività ?
Se partiamo ufficialmente dalla data in cui è sorto, ossia il 1978, la sua cessazione ufficiale, come da un documento in mio possesso, è datata 1986.
Nel nostro organico erano avvenuti molti mutamenti di ordine anche personale: matrimoni, figli, necessità di avere un lavoro ufficiale e stabile, mutamenti politici a livello comunale e regionale che avevano in ogni caso rallentato e indebolito il nostro modo di procedere, cambiamenti di stile di vita... Inizialmente era in qualche maniera un lavoro per ognuno di noi, poi col passare del tempo, le risorse economiche che ne derivavano si stavano sempre più assottigliando.

La rassegna internazionale di jazz che organizzavate in estate era, come hai detto, un evento d'importanza mondiale. Al suo interno avvenivano spesso anche delle combinazioni inedite fra i vari musicisti (ricordo di aver visto un duetto fra Andrew Cyrille e Richard Teitelbaum), come avvenivano le scelte su quali musicisti e in quali combinazioni farli suonare?
Questo derivava anche dal nostro modo di intendere il concetto di musica improvvisata: perchè non sperimentare la tal formazione, se a nostro avviso poteva risultare interessante? Occorreva trovare sempre nuove soluzioni e magari stimolare gli stessi musicisti ad una tal ricerca... Anche in questo caso, improvvisavamo!
Talvolta chiedevamo, agli stessi musicisti presenti al festival, di proporre qualche formazione inedita in esclusiva per Pisa. Erano sorti così, come magicamente, molti progetti speciali: per esempio "L' Arte della Percussione" che aveva visto coinvolti, in un equilibrio impensabile, Frank Perry, Paul Lytton, Milford Graves e Sven Ake Johansson, un insieme straordinario in cui i mondi musicali di ognuno di essi tentavano un dialogo a quattro con il pieno rispetto della propria individualità e unicità .Ken_Carter Oppure la composizione di Leo Smith, scritta apposta per Pisa nel 1980, da lui stesso chiamata "Ahkreanvention 18"; l'orchestra di Antony Braxton commissionata dal C.R.I.M.; il meraviglioso concerto, presso la sede della circoscrizione n° 3, tutto dedicato agli archi: Tristan Honsinger, Blaise Catala, Peter Kowald e Barrie Phillips da noi riuniti insieme e che avevano dato origine ad una musica vitale ed energetica. Tra gli altri progetti su `ordinazione`: l' Improvisors Simposium, organico mutevole e stupendo di improvvisatori messo in piedi da Derek Bailey, e verso l'ultimo periodo di vita del C.R.I.M. (1985), "Dall'Amstel all'Arno", in seno al quale progetto veniva presentato uno spaccato della musica olandese; tutto questo fino all'anno 1986 con la rassegna finale, intitolata "La nuova Onda", dedicata ai nuovi musicisti italiani.

Nonostante la comprensibili difficoltà avevate un pubblico piuttosto numeroso, hai un'idea in cifre di quali siano state le punte massime di affluenza?
I concerti avvenivano in due parti: un'attività pomeridiana che si svolgeva nell'abbazia di San Zeno, e solitamente si trattava di soli, dui, o piccole formazioni dalla sonorità quasi acustica e che quindi avevano bisogno di uno spazio più raccolto, e l'attività serale, con ensemble di più vasto respiro, che si svolgeva quasi sempre al Giardino Scotto e, qualche rara volta, al teatro Verdi. Sia San Zeno che il Giardino Scotto erano sempre pieni, come anche il teatro Verdi.
Il pubblico veniva da tutte le parti d'Europa o anche dagli Stati Uniti.

Organizzavate anche delle attività didattiche?
Molti erano i seminari: Raphael Garrett, Zusaan Fasteau, Leo Smith, Gunter Hampel, Martin Joseph, Alvin Curran, Steve Lacy, Milford Graves, Maggie Nicols ed altri...
Cecil_TaylorIl seminario che mi aveva impressionato di più era stato quello di Milford Graves sul suo concetto di "Babi Music" (Babi e non Baby), basato sull'interazione tra musica e medicina: durante questo seminario il percussionista afroamericano aveva dimostrato pubblicamente di essere in grado di controllare e ridurre notevolmente la frequenza delle pulsazioni cardiache... !

Mi sembra che facevate anche delle pubblicazioni?
Pubblicazioni e traduzioni di libri che potessero offrire qualche spunto interessante per capire e diffondere meglio il concetto di musica improvvisata. In ogni edizione della rassegna c'erano delle pubblicazioni con scritti inediti sulla musica preparati apposta per quelle ghiotte occasioni. A scrivere quegli articoli e/o saggi, eravamo un po` tutti quanti.
A Pisa era stato anche tradotto e stampato, per l'edizione italiana a cura della casa editrice pisana Nistri- Lischi, il testo di Leo Smith "Creative Music", il cui titolo italiano è "Note sulla natura della musica" - traduzione a cura del C.R.I.M.
Un altro libro tradotto da Francesco Martinelli per la casa editrice Arcana, e sempre a cura del Centro per l'Improvvisazione, è stato il testo di Derek Bailey "L' improvvisazione - sua natura e pratica in musica".

Alcuni musicisti scelsero Pisa anche per registrare dei dischi? Sapevate già prima del concerto che quel materiale era destinato ad essere pubblicato o la scelta avveniva in seguito?
A Pisa erano stati registrati per lo meno 5 dischi in vinile: "Pisa 1980 Improvisors Symposium" per la casa inglese Incus; "Pisa - Maarten Altena Quartet", nel 1981 per l' olandese Claxon; "Detto fra noi" nel 1982, per la tedesca Po Torch Records; il duo di Tony Rusconi e Paul Rutherford, anch`esso attorno a quegli anni; e, nel 1986, il mio disco "Padouk" per la Splasc(h) Records, registrato dal vivo in occasione del festival "La Nuova Onda" e assieme a E. Ricci, F. Monico, S. Rapicavoli, R. Lay.
Marteen_Altena Il luogo deputato per quelle registrazioni era l' abbazia di San Zeno, definito da tutti i musicisti che vi avevano suonato come uno dei posti dotato della miglior acustica d'Europa.

Anche il vostro pubblico, che uno potrebbe immaginare come tollerante ed evoluto, a volte si lasciava prendere da impulsi di grande cattiveria. Mi ricordo di una pesante contestazione ad Annette Peacock perchè la sua musica era ritenuta troppo 'leggera'...
Questo avveniva normalmente. I criteri di selezione dei concerti da programmare erano d'altronde molto severi e il pubblico si aspettava da noi l'offerta di un certo tipo di musica.
La musica di Annette Peacock non era troppo `leggera`, era stata scelta perchè molto interessante, godibile sotto tutti i punti di vista e in un certo senso affine al gioco dell'improvvisazione, elastica e duttile, proponeva una forma molto consone alla sua personalità .

Qual è il più bel ricordo che hai di quegli anni?
L'arrivo in treno dall' Inghilterra di Roger Turner e John Russel che, in pieno luglio e con un gran caldo, erano coperti come se fosse inverno. A San Zeno insieme a Toshinori Kondo, il trombettista giapponese, avevano dato in trio uno stupendo concerto.

E il più brutto?
Un pessimo ricordo è stato quando, dovendo suonare con Carlo Actis Dato in duo, il mio amplificatore non funzionava quasi. Ho imparato a far tesoro di queste piccole avversità .

Per finire parliamo un po' di te... so che sta uscendo un nuovo disco e che hai suonato ad Angelica con Zorn... stai attraversando un periodo piuttosto attivo?
E` già uscito il mio nuovo CD con Edoardo Ricci e Roger Turner "Segnali Della Ritirata" per l'etichetta fiorentina Burp Sonic Inventions.Frances_Marie_Uitti E` un live registrato nel 1998, all' istituto d'arte di Pisa, nel corso di un concerto dal vivo di questo trio.
E` straordinario suonare con Edoardo Ricci e Roger Turner, l'improvvisazione in questo caso è energetica, mutevole, tutto è in movimento e viene sezionato con furia e precisione dal gioco delle percussioni.
Anche con Zorn è stato molto interessante, ed è stata una riprova del fatto che la musica improvvisata è sempre molto vitale e viene tutt'oggi praticata dai musicisti. Molti ascoltatori sono giovani ma ad Angelica vi erano varie fasce di età .
In questo festival ho suonato anche in duo con Tristan Honsinger, che non vedevo da anni. Vi è un certo seguito per questa musica. Direi che il concetto di improvvisazione, in J. Zorn, è tipicamente americano. Ogni paese ha il suo stile: l 'Europa mantiene un rigore nell'improvvisazione, l'America preferisce usare qualche struttura. Comunque sia è sempre il musicista a determinare il tipo di musica.
Per quanto riguarda il resto della mia attività , suono anche nell'orchestra di Tony Rusconi con la quale ho dato di recente un concerto dal vivo per il terzo canale della radio, nel programma condotto da Pino Saulo e con l'orchestra della fiorentina N.E.E.M. (Nuove Esperienze di Eresia Musicale), l'imponente ensemble di oltre 30 musicisti da anni attivo sulle scene!
Lavoro molto didatticamente ed è dal '94 che conduco un laboratorio di musica presso la casa circondariale di Pisa ed uno di musicoterapia in collaborazione con l'associazione "Alba".
Tutto questo mi rende molto attivo e assorbe ogni mia energia e attenzione.