Tre CD che, a un esame superficiale, non sembrano avere nessun legame che li unisce, ma che poi, approfondendo, scopri essere legati da radici sotterranee così profonde da risultare invisibili anche alla più accurata scansione rabdomantica. Il tutto è nascosto sotto a una generica oscurità che accomuna i tre musicisti da un punto di vista estetico, ma proviamo a scoprire altri collegamenti attraverso una recensione cumulativa che ci porterà a una navigazione globale fra i quattro continenti.
Il francese Jean-Luc Guionnet è un musicista dalla nutrita discografia, come improvvisatore (soprattutto al sax), come compositore elettro-elettronico e come suonatore d`organo, ed essendo qui calato nell`ultima delle tre opzioni potremmo eufemisticamente definire quella contenuta in questo CD come musica per organo, anche se in realtà solo a tratti è percepibile come tale. D'altra parte l'attitudine iconoclasta di Guionnet si era già manifestata nei suoi precedenti dischi suonati su tale strumento, per chi non ha presente quei lavori, potrei citare un paragone con le spettacolari performance degli organi a fuoco o con il CD per fisarmonica di Alfredo Costa Monteiro (vedi recensione su questo archivio). L'approccio alla dissonanza, nel caso di Monteiro piuttosto meditativo, in Guionnet è quasi sempre focoso ed esuberante, ma anche meno invadente rispetto al suono dello strumento tradizionalmente inteso. La maestria è nel giocare sui registri alla ricerca di impasti stranianti, possibilmente convogliati in drones dallo sviluppo che tende all`infinito, ma è possibile incontrare anche un rapido fraseggio, esattamente all`inizio di Abrégéche, unica traccia fra le cinque, è stata registrata in concerto. Tutte le registrazioni sono state comunque effettuate a Parigi, in Notre-Dame des Champs, con un tecnico del suono d'eccezione qual`è E`ric La Casa (usuale collaboratore di Guionnet).
John Grzinich è un musicista elettro-elettronico texano che aderisce all`organizzazione francese Kaon, la stessa di cui fa parte anche Eric La Casa, e che tocca con questo CD il traguardo del disco d`esordio come solista. Le registrazioni sul campo utilizzate in questo disco sono state effettuate ad Austin ed in varie località europee. Il lavoro compositivo su tali registrazioni è molto accurato e davvero ben congegnato, e il risultato si misura in drones che si srotolano come tappeti davanti ai vostri piedi. Sun In Hand, Stone In Water, stranamente, assomiglia ad un brano d`organo più di tutti quelli di Guionnet messi insieme (scherzi dell`elettronica). Il disco esce per l`etichetta neozelandese CMR, specializzata nelle pubblicazioni in ambito elettro-elettronico.
La CMR è gestita da Richard Francis, in arte Eso Steel, neozelandese e, a sua volta, musicista elettro-elettronico. Francis, rispetto a Grzinich, registra utilizzando molto di più i microfoni a contatto. La fonte sonora appare, quindi, ancor più indefinita e le sue tessiture sono fatte di onde minimali che sfiorano il silenzio. Si tratta di un`impostazione molto suggestiva che non sembra ancora aver fatto il suo tempo e, se ben finalizzata (e focalizzata), sa offrire tuttora infinite emozioni. Il tre pollici di Francis, ultima fatica di una discografia estremamente parca, è uscito in co-produzione con l`etichetta tedesca Stateart e i suoni utilizzati provengono da registrazioni effettuate nei dintorni di Tokyo, una città in cui il musicista ha vissuto a lungo.
A questo punto ritorniamo brevemente all`inizio, su “Tirets”, per osservare che è stato pubblicato dalla giapponese Hibari. Il cerchio si chiude. Al lettore la prossima mossa.
|