Teatro La Fourmi di Lucerna 2002, una serie di delicate e granulose acusticherie si propagano su diversi strati avvolgendo la sala, sullo sfondo sussulti proto atmosferici increspano le acque placide dei fiati che sbuffano e sussurrano, si rincorrono brevemente e poi tornano stiracchiandosi voluttuosamente di nuovo a nascondersi negli antri più oscuri; una tenue ma calda luminescenza generale immaginiamo rischiarare questo superbo gioco di gruppo. Le fini granulazioni digitali di Mϋller a far da base, i cinque sax a ruotare intorno secondo schemi che non possono non ricordare le attigue aritmie fiatistiche degli Nmperign, ma in questo caso è assente un certo spirito oserei dire quasi panico presente nel ben più famoso duo bostoniano.
Ci si muove lungo territori molto più suadenti e carezzevoli, la scrittura di Leimgruber si rivela essere difatti un delicato sfoggio di velluti scuri dove gli sfoghi ed i rilasci emotivi come anche i momenti caotici in genere sono ridotti al minimo privilegiando invece un suono d’insieme che talvolta si potrebbe anche ipotizzare come fortemente visuale; quasi possibile soundscape. Le geometrie ed i piani prospettici mutano sotto i lenti tocchi quasi ambient di Mϋller, l’unione fra acustico ed elettronico celebra in questo caso una nuova riuscita fusione, una piacevole conferma di come certe cosine piccole vadano altrettanto d’accordo con altre piccole cosine.
Tutto molto bello e riuscito in definitiva con l’aggiunta del sottile tarlo prepotente nel mio sfatto cervello che urla ringraziando per i fraseggi dove per un breve istante pare di risentire certe teorie pratiche di chiara matrice Ayler.
In tutto questo benedetto panorama riduzionista acustico, tenue e sussurrato che quasi oseremmo dire ereticamente in alcuni casi prossimo alla gloriosa sigla Cold Blue; qualcuno due note in croce una dietro l’altra ancora è in grado di metterle.