`Sonatas & Interludes´ // `Concord´ // `The Time Curve Preludes´
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Autore disco: |
John Cage // Charles Ives / Marion Bauer // William Duckworth |
Etichetta: |
Neuma Records (USA) |
Link: |
neumarecords.org |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2023 |
Titoli: |
1) Sonata I 2) Sonata II 3) Sonata III 4) Sonata IV 5) First Interlude 6) Sonata V 7) Sonata VI 8) Sonata VII 9) Sonata VIII 10) Second Interlude 11) Third Interlude 12) Sonata IX13) Sonata X 14) Sonata XI 15) Sonata XII 16) Fourth Interlude 17) Sonata XIII 18) Sonata XIV & XV 19) Sonata XVI
1) Piano Sonata No. 2 “Concord, Mass., 1840-60”: Emerson 2) Piano Sonata No. 2 “Concord, Mass., 1840-60”: Hawthorne 3) Piano Sonata No. 2 “Concord, Mass., 1840-60”: The Alcotts 4) Piano Sonata No. 2 “Concord, Mass., 1840-60”: Thoreau 5) Six Preludes for Piano, Op. 15: Prelude No. 1 (for left hand) 6) Six Preludes for Piano, Op. 15: Prelude No. 2 7) Six Preludes for Piano, Op. 15: Prelude No. 3 8) Six Preludes for Piano, Op. 15: Prelude No. 4 9) Six Preludes for Piano, Op. 15: Prelude No. 5 10) Six Preludes for Piano, Op. 15: Prelude No. 6
1) The Time Curve Preludes: I 2) The Time Curve Preludes: II 3) The Time Curve Preludes: III 4) The Time Curve Preludes: IV 5) The Time Curve Preludes: V 6) The Time Curve Preludes: VI 7) The Time Curve Preludes: VII 8) The Time Curve Preludes: VIII 9) The Time Curve Preludes: IX 10) The Time Curve Preludes: X 11) The Time Curve Preludes: XI 12) The Time Curve Preludes: XII 13) Simple Songs About Sex and War: Six O’Clock 14) Simple Songs About Sex and War: If love’s no more 15) Simple Songs About Sex and War: Freilingslied 16) Simple Songs About Sex and War: The Stranger 17) Simple Songs About Sex and War: Always or The Children or Whatever
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Durata: |
59:07 // 61:35 // 44:46 |
Con: |
Agnese Toniutti // Phillip Bush, Jennifer Parker-Harley // Emanuele Arciuli, Costanza Savarese |
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un trittico da favola |
x mario biserni (no ©) |
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La colonizzazione del Nord America ha avuto caratteristiche proprie, altrimenti riscontrabili solo in Oceania e nell’odierna Palestina, rispetto al resto del colonialismo. Laddove in generale le potenze colonizzatrici imponevano la loro presenza volta a dominare e sfruttare le popolazioni locali, la colonizzazione degli odierni Stati Uniti avveniva attraverso l’immigrazione di orde destinate a sostituirsi alle popolazioni locali. Il risultato di tale invasione è visibile soprattutto nello stato di degrado, decimazione e condizioni discriminatorie a cui sono sottoposti gli originari e legittimi abitanti di quelle terre.
Accanto a tanti aspetti deprecabili relativi a quella violenta invasione, da parte di quella che spesso era spazzatura umana, si possono cogliere anche alcuni aspetti positivi.
Uno di tali aspetti riguarda la nascita di una cultura musicale realmente nuova e innovativa.
L’arrivo nel nuovo mondo di immigrati da ogni angolo del pianeta, compresi gli schiavi portati in cattività dalle colonie africane, ha portato ad una contaminazione fra questa moltitudine di culture, compresa quella preesistente dei nativi, con la formazione di un meticciato musicale sia a livello popolare sia a livello colto. Un meticciato che, come un boomerang, è ritornato indietro influenzando pesantemente anche quella che era la musica dei vecchi continenti (sia a livello popolare sia a livello colto: i vari Stravinsky e Dvořák). La musica americana del ‘900, dal Rock alla musica classica contemporanea passando per il Jazz e per l’Hip Hop, si presenta così come qualcosa di totalmente nuovo.
Attraverso questi tre dischi la Neuma Records ci offre un’eccellente inquadratura sulla nuova musica americana attraverso opere per pianoforte di tre autori (quattro in realtà) che ne rappresentano in un certo modo la stessa essenza.
Al centro di questo processo creativo che al pari di un terremoto a sconvolto il Novecento musicale si colloca la figura di John Cage, senza se e senza ma il musicista più importante di tutto il secolo scorso.
L’opera di Cage, e non solo quella musicale, è talmente vasta e complessa che si contano nelle dita di una mano coloro che la conoscono veramente in tutte le sue numerose sfaccettature e implicazioni. Di conseguenza fanno ridere quei critici, o sedicenti tali, che in base a una conoscenza molto limitata, spesso solo i quattro minuti e trentatre secondi dell’omonima composizione, si arrogano il diritto di un giudizio denigratorio sull’effettiva valenza storica del compositore americano.
Esistono comunque, all’interno di questa vasta produzione, numerosi punti fermi dalla conoscenza dei quali non possono prescindere, e sto pensando agli Imaginary Landscape, alla Music Of Changes, ai Number Pieces, alla Water Walk, alla già citata 4’33”…, neppure coloro che non intendono dedicare la vita all’ascolto e allo studio dell’intera opera cageana. All’interno di questo vasto catalogo i lavori per piano preparato rivestono un’importanza specifica che trascende dal loro stesso valore.
Innanzi tutto nelle preparazioni ci sono i prodromi di quelle pratiche oggi tanto in auge conosciute come tecniche estese.
In secondo luogo il pianoforte preparato sposa appieno l’idea del riciclo, cioè l’idea dell’oggetto modificato e utilizzato per scopi in parte o in toto diversi da quelli per i quali era stato concepito e creato.
Se già in origine il pianoforte si presenta come un ibrido fra uno strumento a tastiera e uno strumento a corde, le timbriche modificate dall’attività preparatoria stemperano ulteriormente la purezza del suo sangue blu. Il pianoforte preparato ha un suono simile a quello di alcuni strumenti a percussione, in particolare ricorda quello delle orchestre indonesiane. Se l’influenza delle musiche afro-asiatiche, nella nuova musica americana del ‘900, è palpabile sia a livello strutturale sia per l’utilizzo di strumentazioni di origine non europea, con le preparazioni cageane viene effettuata una vera e propria mutazione genetica, a livello di DNA, nell’embrione di quella che è la musica classica occidentale.
L’aspetto più importante dei lavori per strumenti preparati sta però nei cambiamenti che comportano nel rapporto compositore – esecutore. Il coinvolgimento dell’esecutore a livello pratico ed emotivo, direi addirittura filosofico, è non solo maggiore ma addirittura diverso rispetto a quello che di solito esiste fra gli esecutori e i compositori di tipo classico.
Per Agnese Toniutti il mettere mano a queste sonate e interludi ha voluto dire tutto un lavoro di ricerca degli oggetti, viti e quant’altro, da inserire tra le corde per il lavoro di preparazione, oltre naturalmente alla preparazione stessa. In tutto ciò si può ritrovare, in nuce, l’essenza di molti musicisti del presente che cercano e selezionano gli oggetti, oppure i suoni già registrati, da utilizzare o, infine, si creano programmazioni ad hoc. Tenendo conto che le composizioni di Cage risalgono a una settantina di anni fa non mi sembra cosa da poco.
Le sensazioni create dall’ascolto di queste nuove interpretazioni possono essere condensate in un’unica parola: stupore. Stupore di fronte alla limpidezza dei timbri. Stupore di fronte alla leggerezza dei suoni. Stupore di fronte a una musica che, nonostante il grande lavorio preparatorio, mantiene sempre una sembianza giocosa e naïf. Stupore di fronte a composizioni che pur vecchie di oltre settant’anni hanno tutt’ora l’aspetto di un neonato.
Ultima, fra le numerose interpretazioni che le “Sonatas” hanno avuto, questa della Toniutti sembra chiudere un ciclo, sono state infatti le mani femminili di Maro Ajemian a imbastirne le prime registrazioni conosciute del 1951.
Allo stesso tempo si tratta di una finestra aperta sul terzo millennio, è infatti decisamente impensabile che per molti anni a venire si possa prescindere dalla figura di John Cage e dalla sua musica. E Agnese Toniutti, con questo CD, si guadagna un posto in prima fila nel grande libro delle interpretazioni cageane.
Un’ultima osservazione riguarda il sodalizio fra la Neuma Records e la giovane pianista friulana. Questo è il secondo disco che Agnese Toniutti pubblica sul marchio statunitense, è altamente probabile che questa nuova opportunità le sia offerta perché il disco precedente ha avuto un ottimo riscontro sia a livello di vendite sia a livello di accoglienza da parte della critica. Felicidades, direbbero gli spagnoli.
Se Cage è il compositore più importante della nuova musica americana non è affatto il primo, preceduto, e a sua volta influenzato, da nomi di una lunga lista che al primo posto per importanza vede il nome di Charles Ives.
Ives rappresentò un punto di rottura con la tradizione classica occidentale, influenzato dalla nascente musica jazz, a sua volta influente sull’evoluzione di quest’ultima e precursore del serialismo, si pose talmente al di fuori dalle righe da essere costretto a rinunciare alla professione di musicista, in favore di un’attività come assicuratore che gli permetteva di vivere dedicandosi alla composizione musicale in totale indipendenza da qualsiasi vincolo commerciale. L’utilizzo delle dissonanze, l’intersecarsi e il sovrapporsi di melodie indipendenti l’una dall’altra, l’uso spregiudicato delle citazioni più svariate, tutto contribuisce a farne un musicista visionario.
La seconda sonata per pianoforte è una delle sue composizioni più importanti. Strutturalmente molto complessa, in realtà è una suite in quattro movimenti indipendenti, ci presenta un Ives attento a conferire al suo lavoro significati extramusicali, traendo spesso ispirazione nella filosofia trascendentalista. I quattro movimenti nei quali è suddivisa la sonata sono espressamente dedicati ad altrettanti esponenti del trascendentalismo: Ralph Waldo Emerson, Nathaniel Hawthorne, Henry David Thoreau e gli Alcott (padre e figlia). Lo stesso titolo Concord fa riferimento alla cittadina del Massachusetts che fu centrale nella vita di alcuni esponenti del trascendentalismo.
La Concord Sonata è in gran parte tumultuosa, ma contiene anche parti più poetiche e pacate, come il delicato terzo movimento dedicato agli Alcott.
Rivista e rielaborata a più riprese dallo stesso Ives, la stesura scelta da Phillip Bush contempla l’intervento di un flauto nella parte finale del quarto movimento.
Uno dei pregi del disco sta nell’aver affiancato alla Sonata di Ives i preludi della compositrice Marion Bauer. Se come musicista non è innovativa al pari di Ives, nei suoi preludi si intravedono influenze dell’impressionismo tardo ottocentesco, la sua figura riveste un’importanza storica riconosciuta come organizzatrice e promotrice, in particolare per quanto riguarda la crescita e lo sviluppo di un consistente panorama al femminile.
È ancora un pianista italiano a completare questa terna di CD, per una serie di 12 preludi opera del compositore William Duckworth (considerati la prima opera post-minimalista). Alla ripetitività dei minimalisti, a volte prolissa, Duckworth contrappone due cicli di 12 miniature, di una durata che sta fra meno di due minuti a poco sopra i quattro, nel cui contesto l’evoluzione, a volte determinata da formule matematiche, presenta suggestioni derivate dal romanticismo, dall’impressionismo, dal rock, dalla musica indiana …. L’interprete, il pianista Emanuele Arciuli ha dimestichezza con un ampio spettro musicale che a partire dal romanticismo approda alla musica moderna e contemporanea, con qualche escursione finanche nel jazz. Appare quindi più che idoneo ad affrontare la briosa scrittura di Duckworth, in precedenza sviscerata soltanto dalle mani di Neely Bruce (1990), Bruce Brubaker (2009) e R. Andrew Lee (2011). “The Time Curve Preludes” presenta solo il primi ciclo di preludi ma, conoscendo l’accuratezza della Neuma Records, è lecito attendersi un secondo CD contenente il secondo ciclo.
Una bella sorpresa attende chi acquista il CD: cinque deliziose canzoni con testi del poeta Hayden Carruth e la voce di Costanza Savarese qui proposte nella loro prima registrazione assoluta. Gli appassionati non possono davvero chiedere di più.
Prossimi top: “Chirurgia Sperimentale” di Luca Collivasone; “Incanto” // “Tracce” del Roberto Dani Forme Sonore Ensemble; “Chamber Music” di Steve Peters; “For A Reason” di Roger Reynolds; “Qui” di Lalli e Stefano Risso; “Jalitah” di Iosonouncane & Paolo Angeli; “Drums & Octobass” // “Always I Gnaw” di Keiji Haino & Guro Moe // Sult; “Rifugi” // “Ellittica” di Filippo Sala // Carlo Maria Martoni ...
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Data Recensione: 20/11/2024 |
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`Sonatas & Interludes´ // `Concord´ // `The Time Curve Preludes´ |
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