Primo disco registrato in studio, dopo altri due registrati in pubblico, per questo quartetto saldamente guidato dal flautista Massimo De Mattia. Se la leadership di De Mattia pare ovvia, a partire dalla denominazione del progetto, va detto che anche gli altri tre componenti del gruppo contribuiscono in equa misura alla buona riuscita del risultato finale. Le otto composizioni, in larga misura istantanee, portano infatti la firma collettiva di tutta la squadra. Dal punto di vista strumentale sono in bella vista il roccioso drumming dello sloveno Zlatko Kaučič, la cui presenza tinge il progetto di un arguto aspetto di confine, e il fraseggio dissonante e essenzialmente percussivo del pianista Giorgio Pacoring. Luigi Vitale porta una nota di gentilezza, con i suoi idiofoni, all’interno di questa sarabanda percussiva. Il flauto si erge quasi come essenza concreta, con i sui soffi e le sue onomatopee, e come per magia tesse il suo canto fatto di richiami che fluttuano sopra la jungla ritmica. Jarman docet.
Una formazione e un disco alquanto originali che mi hanno ricordato il free jazz più militante.

Prossimamente: “Infinity Avenue” di Robert Carl; “In The Grip” dei Circles 44; “Cello Unlocked” di Bryan Hayslett; “Jack” del Kaluza Quartett; “Where Songs Go At Night” dei Bandwidth; “Vurga” di Danilo Ligato; “Radici” dei Naom; “Temporal Waves” di Temporal Waves; “Catacryptico” Dei SYNC; “Farahser” di John Kameel & Nick Fraser; “Escale” di Jean-Marc Foussat, Guy-Frank Pellerin & Eugenio Sanna; “River Of January” di Rick Baitz; “Tre storie per chitarra” di Comambient; “Ice Door” di Juan J.G. Escudero; “Constellative Trio” del Constellative Trio; “What’s New?” di Califano, Tino & Marzano; “When The Crickets Sing” di Silvia Corda ……