?alos    
intervista di daniele guasco





Con “Ricamatrici” non abbiamo a che fare soltanto con il secondo album di ?Alos, ma anche con il ritorno ufficiale di Bar la muerte dopo una lunga pausa.
Il nuovo disco del progetto solista di Stefania Pedretti (Allun, Ovo), interamente dedicato alla figura delle sartine, si basa sempre sulle bislacche ma coinvolgenti costruzioni vocali dell`artista, capace di accidentare un linguaggio personale di nenie e urla dando al suo particolarissimo canto la funzione di vero e proprio strumento musicale.
Questa caratteristica della proposta di
?Alos permette di apprezzare con maggior piacere brani basati sulla ripetitività come Ricami, andando quindi oltre alla natura particolarmente performativa del progetto e riuscendo, in maniera ancora maggiore rispetto al precedente “Ricordi indelebili”, a risultare un ascolto piacevole e interessante anche su disco.
Al lavoro vocale di Stefania si aggiunge una ottima ricerca sui field recordings e sulle scarne costruzioni sonore che vanno a formare i brani, anche grazie all`aiuto di Claudio Rocchetti e di JD Zazie. Il risultato dell`unione tra queste due facce della musica di ?Alos sta in un`atmosfera alienante e ipnotica capace di creare un unico percorso tra le tredici tracce del disco.
“Ricamatrici” è in definitiva un buon lavoro, un ascolto non facile, ma che va a continuare positivamente il discorso artistico iniziato con l`album precedente riuscendo a mettere su supporto molte delle sensazioni che ?Alos riesce a provocare nelle sue esibizioni; nonchè è il simbolo del più che gradito ritorno di Bar la muerte, un`etichetta che sicuramente mancava al panorama musicale italiano.
Un`intervista a Stefania Pedretti sembra dunque essere una cosa dovuta.


Con il tuo ultimo lavoro, “Ricamatrici”, sei riuscita secondo me meglio che con il precedente “Ricordi indelebili” a portare su disco l`atmosfera e il coinvolgimento delle tue performance, in cui l`aspetto visivo è importantissimo, ma ha risalto anche l`aspetto musicale. Questo secondo me grazie all`ottimo lavoro svolto sui field recordings. Pensi di essere riuscita a iniettare nel disco le sensazioni che si possono provare assistendo a una tua esibizione?
Ciao, bene bene che la pensi così... ho lavorato molto per cercare di rendere su disco il feeling della performance. Con Ricamatrici tenevo molto a raccontare attraverso il suono la performance “one girl sewing music” e la storia di questa sartina... poi ho cercato di trasportare l'ascoltatore in questa performance anche attraverso le foto che compongono il libretto del cd...e penso proprio di esserci riuscita. Ho cercato anche di ricreare l'atmosfera cupa della fabbrica e trasmettere la tristezza che quella sartina poteva provare nel vedere tutti i suoi sogni infranti.

Parlando dell`aspetto performativo del progetto ?Alos, io lo vedo come una naturale evoluzione delle Allun, concerti che cercano anche di raccontare una storia attraverso una sorta di recitazione. Come costruisci e imposti i tuoi live?
Interessante l'abbinamento con le Allun, non ci avevo mai pensato...Son contenta che hai percepito che con i miei concerti voglio raccontare una storia, perchè è proprio così. Di solito parto da una riflessione su un aspetto del mondo femminile e sui 5 sensi...la cucina, il cucire, il gusto, il tatto.. poi comincio a fantasticare su come potrebbe essere la storia di questa donnina e infine la musica...è un po` come nel teatro o nei musical...nell'ultima performance che sto presentando invece sono partita da un oggetto, i miei capelli, e sul riscoprire il 6° senso delle donne e il loro lato mistico.

Le tue recenti esibizioni, così come il disco, sono dedicati alla figura della sartine, una forma di sfruttamento antica ma ancora oggi attuale nella sua grigia malinconia. Come ti sei affezionata a questa figura?
Cucendo ed emigrando... già la performance è nata mentre scoprivo il fantastico mondo del cucito; mentre mi riadattavo i vestiti e facevo i primi pupazzi... in quel momento vivevo a Milano e avevo lo studio proprio vicino alla zona della moda e così ho incominciato a riflettere su tutto il business intono a quel mondo e a quanta gente viene sfruttata; in più era il periodo in cui a Milano si parlava molto del quartiere cinese, dei vari laboratori di sartoria situati in quel quartiere dove viene sfruttata ancora la manodopera dei dipendenti... e così è nata sewing music... e infine sono andata a vivere a Berlino e quindi ho vagamente vissuto l'emigrazione...

Sin dal mio primo contatto con gli Ovo ho sempre apprezzato l`uso che fai della voce, importantissimo anche in “Sartine”. Si crea un incontro tra il linguaggio, la ritmica e i suoni. E` la voce a nascere come conseguenza della musica o il contrario nella tua esperienza artistica?
Già io utilizzo la voce come uno strumento... ed è proprio la voce alla fine a seguire la musica, ad intonarsi e fondersi ad essa.

Penso che tu sia una delle poche persone capaci di avere un linguaggio unico, senza riferimenti, capace tanto di spiazzare al primo incontro quanto di rimanere impresso, particolarmente nel tuo progetto solista. Come reagisce il destinatario normalmente? Cosa apprezzi di più della risposta del tuo pubblico?
Beh.... diciamo che il sentimento più diffuso è lo stupore!!! Molta gente rimane basita, allibita e a volte spaesata, nel bene e nel male...
Apprezzo quando riescono a lasciarsi coinvolgere, ad aprire il cuore e godersi con purezza la mia musica... adoro quelli che rimangono super incuriositi e cercano di capire (capire l'inspiegabile) e mi vengono a raccontare cosa pensano che io voglia trasmettere o cosa pensano che ?Alos sia, o quelli che mi vengono a fare mille domande sul perchè e il per come di qualche azione....

La musica del progetto ?Alos è molto essenziale, ridotta all`osso, eppure risulta sempre piena e completa. Possiamo parlare di minimalismo? Come delineeresti questo concetto?
Parlerei proprio di minimalismo; io amo che la mia musica sia semplice... una voce, una chitarra, niente effetti esagerati, solo il distorsore.... Lo vedi anche negli OvO solo chitarra voce e una batteria composta solo da rullante timpano e piatto, ma quando li ascolti ti pettinano... mi piace che dalla semplicità si possa creare qualcosa di potente...
anzi io sto cercando di andare sempre più verso il minimo, lo scarno, vedi ora che suono solo voce e capelli, tutto in acustico... puro e semplice... ma che trasmette un mondo di sensazioni.

Il disco precedente nasceva dalla musica con cui accompagnavi le tue mostre di disegni. Non ho visto però immagini collegate a “Sartine”. Possiamo dire che
?Alos ormai ha vita propria o sono io che mi sbaglio come al solito?

Mi dispiace dirti che ti sbagli (dato che tutte le tue riflessioni precedenti erano super azzeccate), ma forse solo a metà ... ho tutta una serie di lavori su centrini... ma è vero che non è più così strettamente collegata al mio mondo artistico.

Con il tuo disco ritorna dopo una lunga pausa forzata Bar la muerte. Ormai sono diversi anni che vivi sia il panorama musicale indipendente italiano che quello internazionale. Io sinceramente vedo in Italia un periodo di stallo, tante proposte ottime, ma che spesso si fermano dove nascono, tra gli appassionati e gli addetti al settore. Come si può arrivare a un`evoluzione secondo te? Sempre che un`evoluzione sia realmente necessaria...
Sì Bar La Muerte è tornata all'attacco!!!!
E` necessaria una rivoluzione.... io credo che in Italia abbiamo un'ottima scena musicale, super originale e personale...ma temo che il mondo come sta andando oggi (pochi soldi, internet, le persone sempre meno curiose ed interessate ad andare a vedere i concerti, ecc) non aiuta a evolversi e a permettere a molti gruppi di fare un altro piccolo salto. Ma io sostengo sempre e cerco sempre di evolvermi....

Per finire questa intervista, ormai sono un po` di anni che vivi a Berlino. Sia dal punto di vista musicale che della vita di tutti i giorni, che aria tira in Germania?
Mmmmmm..... la vita è fantastica, la scena non so, sono un po' critica al riguardo... locali carini, ma i gruppi fighi che sono qui son tutti nati o composti da persone che vengono dall'estero (vedi Monno, Moha, e gli italiani: Claudio Rocchetti, Mat Pogo).. non mi vieni in mente un gruppo berlinese figo.... ma forse son troppo critica, appunto...
Ma amo Berlino.



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