Christopher Tree & Hands On'semble    
di e. g. (no ©)




Andrew_Grueschow
Violini e violoncelli battuti come strumenti a percussione e tamburi suonati con l`archetto, questo sembra essere uno dei leitmotiv che hanno accompagnato i nostri anni da appassionati di musica. Se elettronica, programmazioni e campionatori sembravano sancire una morte inevitabile per le strumentazioni elettriche e/o acustiche, queste ultime hanno reagito reinventandosi e conquistando così spazi nuovi ed inediti. Tutto questo mi fa pensare ai pesci che, per motivi evolutivi, uscirono dalle acque per trasformarsi in rettili, mammiferi ed uccelli. Ma riuscirà questa strategia a salvare i decrepiti strumenti acustici da un futuro riservato alle curiosità da museo o si tratta semplicemente di un espediente volto soltanto a prolungarne l`agonia? Difficile, e inutile, dare una risposta, tanto il risultato non cambia: il destino ci ha dato in sorte di nascere in quest`epoca di cambiamenti ed incertezze, con tutte le afflizioni e i piaceri che questo comporta. Fra i piaceri va sicuramente considerata la produzione, in musica, di numerose e squisite extravaganze. L`uso degli strumenti a percussione, ad esempio, che nella musica occidentale sembrava relegato per l`eternità all`unica funzione di accompagnamento ritmico, è andato svincolandosi dai suoi ruoli prestabiliti fino a liberare energie ignote alla vecchia generazione di tamburini, batteristi e percussionisti vari. In questo breve articolo sono presi in esame due sistemi diversi, in un certo qualmodo opposti, di affrancare gli strumenti a percussione dalla loro condizione di schiavitù. Da una parte c`è la musica ipnotica di Christopher Tree e dall`altra ci sono le intricate poliritmie dell`Hands On`semble. Da una parte c`è un tipico one-man-band e dall`altra un ensemble aperto che può raggiungere la consistenza del sestetto (almeno su disco). State un po' a sentire.

Chi è Christopher Tree?
La controfigura di Ginger Baker?
La versione hippie di Moondog?
Il cugino percussionista di La Monte Young?
Un santone psichedelico miracolosamente sfuggito alla vendetta dei Tarahumara?
La versione solare di Ze'v?
Forse è un po` di tutto questo pur non essendo nulla di tutto questo. Immaginatelo piuttosto come un Babbo Natale che porta in regalo sacchi pieni di suoni.
Christopher Tree è uno dei grandi isolati della musica contemporanea, un paio di dischi, in oltre quaranta anni d`attività (!), registrati durante 2 delle numerose performance tenute durante una vita passata a girovagare per gli Stati Uniti od in Europa.; performance, chiamate "Spontaneous Sound", tenute negli ambienti più disparati: dai teatri alle carceri, dalle scuole agli ospedali psichiatrici, dai musei alle chiese, dai parchi pubblici ai centri dedicati alle minoranze etniche e/o agli immigrati... In questi spettacoli, invero spettacolari, lo strumentista si presenta circondato da una miriade di tamburi e tamburelli, cimbali, gong, campane e numerosi altri attrezzi destinati ad essere percossi ed a produrre dei suoni. Ma non solo di percussioni vive il suo spettacolo, e tra le sue mani possono fare comparsa un clarinetto basso, dei flauti dolci, un marranzanu, dei richiami per uccelli, la voce, ed altro ancora. Nei dischi si tiene a specificare che non viene fatto uso di elettronica nè di sovraincisioni, e quando si sente il suono di più strumenti sovrapposti questo accade perchè il nostro uomo suona più strumenti simultaneamente.
S`è detto di due CD, il primo venne registrato a New York nel 1970 ed è stato ripubblicato in CD nel 2002 dalla Quakebasket, il secondo è stato registrato nel 1998 a Bandon, in Oregon, e pubblicato su Cardas Records. I rispettivi titoli sono: “Spontaneous Sound - At the Cathedral of St. John the Divine” e semplicemente “Spontaneous Sound”.
Ad una prima occhiata i due dischi appaiono strutturalmente diversi, essendo il primo diviso in 6 piste per 41 minuti di durata ed il secondo in 30 piste per 64 minuti. Ma la divisione presente nel primo CD è solo una divisione di comodo, non essendoci nessun titolo a stabilire una differenziazione fra i brani, mentre i 30 titoli del secondo disco vanno ad indicare soltanto la strumentazione utilizzata (Cardboard Voice, Drum Rattles, Square Drum, Xylophone, ecc.).
In realtà , in entrambi i casi, si tratta di un unico flusso sonoro, dai tratti ipnoticamente mantrici, e i singoli strumenti utilizzati servono soltanto a tratteggiare le piccole linee di un unico grande disegno.
Non è possibile scrivere molto di più a proposito di questo musicista, viste le poche notizie reperibili (giusto qualche parola nel sito della Cardas Records: www.cardas.com) e visto i pochi materiali sonori disponibili (oltre ai due CD esiste un video difficilmente reperibile registrato nel 1969 all`interno di una foresta: lesblank.com/more/ChristopherTree).
Ma tutto fa pensare ad un musicista fortemente attratto sia da alcune pratiche meditative, sia da forme di trascendentalismo thoreauiano e sia dalla tradizione dei musicisti girovaghi. Tutto questo avviene attraverso la compenetrazione con dinamiche e culture di provenienza extraeuropea, ed appare comunque come una scelta filosofica e di vita mossa da una profonda ricerca interiore.

La casualità ha voluto che fra Christopher Tree e l'Hands On'semble si sia creata una specie di staffetta, il primo CD di questi ultimi risale infatti a quello stesso 1998 in cui venne pubblicato il secondo CD targato “Spontaneous Sound”.
Anche nel loro caso è azzeccato pensare ad una distesa di strumenti a percussione, se pure a muoversi fra questi non sia poi un unico strumentista ma un gruppo più o meno numeroso di battitori liberi.

Pure l'armamentario non si limita esclusivamente agli strumenti a percussione ma, pur senza allargarsi a flauti e clarinetti, comprende comunque marranzanu e altri tipi di strumento a vibrazione in aria (uso whirly). L'idea stessa sottintesa dal nome dell'ensemble, cioè quella di utilizzare unicamente strumenti suonati a mano libera, pur non corrispondendo alla realtà in senso assoluto, dal momento che vengono utilizzati pure strumenti percossi con uso di bacchette ed altro, sembra sottintendere al desiderio di ottenere dei suoni molto 'naturali' ed 'ecologici'. Le motivazioni dovrebbero comunque essere di tipo diverso rispetto a quelle di Christopher Tree, e nel caso dell'Hands On'semble paiono prevalere quelle di tipo tecnico o comunque legate ad una ricerca musicale e timbrica intorno ai ritmi ed alle poliritmie. Comunque le vicende dell'ensemble sono più intelligibili dal momento che, oltre a ben quattro CD pubblicati in meno di dieci anni, esiste un bel sito internet (www.handsonsemble.com), con inevitabile my space (www.myspace.com/handsonsemble) e con numerosi video su you tube.
Il gruppo prende avvio su iniziativa di John Bergamo (strumentista di grande esperienza e con all'attivo un altro ensemble di sole percussioni: The Repercussion Unit) e di altri tre baldi percuotitori: Austin Wrinkle, Randy Gloss e Andrew Grueschow.

Il primo disco eponimo esce, come già detto sopra, nel 1998 e presenta (oltre a due brevi intro / outro composte collettivamente) 7 brani che portano la firma dei vari componenti, in maggioranza di John Bergamo, mentre un ottavo titolo proviene dal repertorio di Ed Mann (che qualcuno ricorderà per aver fatto a lungo parte dell`entourage di Frank Zappa). Infine v`è la piccola curiosità di un Inno alla gioia eseguito dal solo Bergamo al marranzanu. Fin da questa prima uscita sono ben chiare due direttrici che il gruppo perseguirà pure nei lavori successivi: fare costante riferimento, nella composizione dei brani, a idiomi mutuati dalle musiche latino-afro-asiatiche (che vengono miscelati anche all`interno di uno stesso brano) e aprirsi alla collaborazione di ospiti qualificati che, nell`occasione, rispondono agli indiani Swapan Chaudhuri e Poovalur Sriji. Il primo suona le Tabla in Piru Bole mentre il secondo si occupa di mridangam, kanjira e solkattu (l`uso della voce ad imitazione del suono degli strumenti a percussione, cioè una specie di scat-ritmico) in Swimming to Alifbay.
In “Shradhanjali”, di tre anni successivo, Bergamo si prende ancora una piccola libertà solista, questa volta destreggiandosi con la mbira in No Thumbs. Un`altra piccola scissione avviene in X-mas in Goa che è suonata dai soli Gloss (pandeiro) e Wrinkle (tabla). Le composizioni sono ancora divise fra i membri del gruppo (ad esclusione di Wrinkle che non firma nessun brano), con ancora Bergamo in veste di autore più prolifico. Caratterizzante è la presenza di Ed Mann, autore di una composizione del disco precedente, che affianca i quattro in una Improv with Ed dove suona il densmorephone (uno strumento fabbricato da John Densmore dei Doors).
Il terzo CD, che esce nel 2004 ed è intitolato semplicemente “Three”, è caratterizzato dall`abbandono di Bergamo. Ma solo in due dei sette brani il gruppo è ridotto a trio, chè negli altri v`è sempre un quarto percussionista aggiunto. Anche a livello compositivo, visto l`abbandono dell`elemento più prolifico in tal senso, il gruppo si affida agli elementi ospite e solo tre brani portano le firme di Gloss (From One e National Geographic Oro) e Grueschow (Loam and Lumber). E veniamo a elencare gli strumentisti ospite, che sono Swapan Chaudhuri (tabla in (From One di Gloss), Adam Rudolph (iya batajon e composizione in Blue, Green, Red, and Black), Poovalur Sriji (bata cajon, mridangam e composizione in Anyways), il persiano Houman Pourmehdi (cajon, tonbak, daf e composizione in Circle of Unity) e Brad Dutz (marimba di vetro, marimbula e crotales suonati con l`archetto nel meddley ellingtoniano Come Sunday / African Flower).
Il legame con Brad Dutz si rafforza nel successivo “Hand`stan”, del 2006, dove compare una sua composizione (Xinwan Padma) impreziosita dal suo apporto diretto alla marimba in vetro e agli shaker. Nell`occasione di “Hand`stan” v`è pure da segnalare una nuova entry, l`uzbeko Abbos Kosimov, che insieme a Houman Pourmehdi firma il meddley Tantana / Butterfly, e in quel brano entrambi si aggiungono al trio base anche a livello esecutivo. L`unico titolo a rimanere strettamente composto da un componente base dell`ensemble è la suite in 6 parti Twoweeks Time, Tweeks Time, firmata da Gloss, dove il gruppo esecutore è però rafforzato ad un sestetto: accanto a Gloss, Grueschow e Wrinkle sono infatti schierati Kosimov (doyra, conga e davul), Swapan Chaudhuri (tabla) e Adam Rudolph (conga e djembe).

Cari lettori di sands-zine, eccovi scodellate due situazioni nelle quali, pur partendo da prospettive diverse e perseguendo finalità diverse, attraverso una musica basata essenzialmente sugli strumenti a percussione si pratica un interessante lavoro di contaminazione culturale che non dovrebbe lasciarvi indifferenti. A tutti voi, auguriamo un drummico natale!



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