Thomas Bonvalet (intervista)    di e. g. (no ©)





Thomas Bonvalet mi ha letteralmente conquistato con i suoi concerti e con il suo disco “L`ocelle mare” che, in un momento in cui si tende all'appiattimento e in cui Tizio assomiglia a Caio che a sua volta assomiglia a Sempronio, si distingue come un'oasi nel deserto. Per saperne di più su di lui potete consultare il ritratto che ne abbiamo fatto nell`articolo “Nudi, crudi e a basso volume” ma, dal momento che il personaggio appare introverso quanto la sua musica, cerchiamo adesso di sezionarlo attraverso una breve intervista che può aiutarci ad approfondirne i processi mentali.
(l`autore ringrazia Franca Fausti, Lidia Vannini e Alez Frassanito per le traduzioni, le foto ed altri piccoli contributi)


Per prima cosa dicci qualcosa a proposito del nome che ti sei scelto, cosa significa?
Un 'ocello' è una macchia tonda sulla pelle di certi animali, è un camuffamento che sembra talvolta imitare un occhio... su certi pesci o sulle ali di una farfalla per esempio... è anche una specie di occhio primitivo nell`insetto o nella larva... `mare` è molto semplicemente un piccolo spazio di acqua chiusa e stagnante..... è dunque forse uno stagno che imita l`occhio, una specchio d'acqua-occhio, un occhio-specchio d'acqua o altra cosa...

Hai fatto qualche studio o sei un autodidatta?
Ho studiato un po` di violoncello quando ero bambino, ma lo detestavo e ho dimenticato tutto... a 16 anni ho cominciato a suonare il basso elettrico e ho subito formato un gruppo di punk hardcore con degli amici d`infanzia... era un basso `fretless` ma io lo suonavo sempre di più come una chitarra, con molti accordi... a 21 anni mi sono stabilito a Bordeaux, ho incontrato Vincent Beysselance e abbiamo formato i Cheval de frise... è stato soltanto allora che mi sono messo a suonare la chitarra, con una vecchia chitarra classica che ho amplificato come potevo... ho imparato tutto da solo ascoltando dischi e sperimentando...

Da dove proviene il tuo modo particolare di suonare la chitarra?
Le cose sono maturate molto progressivamente ed in maniera empirica e sarebbe molto difficile dire da dove vengono..... per esempio, quando si paragona il mio suono al flamenco, io sono un po` imbarazzato... non conosco niente di flamenco e non lo ascolto mai... ma capisco bene che una chitarra classica suonata in maniera nervosa e percussiva, possa far pensare al flamenco.... ma tuttavia si tratta di una cosa completamente casuale....

Confesso di essere fra coloro che ascoltandoti hanno pensato al flamenco, ma ancor più mi hai fatto venire in mente `Django` Reinhardt... Conosci la sua musica?
Già da qualche tempo c`è in Francia una grandissima moda di `revival` jazz zingaro alla `Django` Reinhardt, molti giovani chitarristi imitano questo genere di suono, adottano queste arie bohémienne e si compiacciono di questo modo di fare, che pena! Questa musica è troppo carica socialmente perchè io possa veramente ascoltarla per ciò che essa è... è senza dubbio un peccato.

Le tue composizioni nascono direttamente sullo strumento, oppure partono da procedimenti fantastici, mentali, magari in contesti del tutto differenti?
Io non ho un pensiero musicale, è soltanto il contatto con lo strumento che fa emergere delle forme... dopo un processo molto lungo... io trito, butto via, raffino... ma non ho mai un`idea della forma globale... io sono immerso in dei piccoli dettagli e nella articolazione delle cose, ma la totalità mi scappa sempre...

Quindi nella tua musica sono più importanti i particolari e la qualità dei singoli suoni rispetto alla struttura globale dei brani?
Ogni cosa ha la sua importanza, ma credo che i timbri mi preoccupino di più... e che io penso sempre meno alla forma che all`apertura verso l`improvvisazione.

Che ruolo ha quest`ultima in quello che fai?
Essa è presente al primo stadio della creatività , ma le cose si fissano via via, tutto si determina, ed io non ho più il minimo margine d`improvvisazione nei pezzi dopo un certo tempo.

E in ciò che facevano i `Cheval de frise`?
C`era ancora meno leggerezza nella nostra musica, Vincent non è affatto un batterista intuitivo......

E` più facile suonare da solo, considerando che devi armonizzare i movimenti di tutto il corpo, o era più facile suonare nel duo?
Era molto dura suonare nei miei primi concerti da solo, a piccolissimo volume sonoro, essendo veramente a nudo... ma una volta passato questo primo stadio, preferisco molto più suonare da solo.. posso arrivare così molto più facilmente a un livello di grande distacco dal contesto fisico e giungere a entrare dentro la musica... talvolta.

Nella tua musica c'è molta corporalità , molta dinamica anche gestuale e mimica che colpisce non poco lo spettatore. Quanto è importante per te questo aspetto ritmico nella creazione e nell'immaginazione che tu esprimi durante i live?
Avere il corpo in movimento mi permette di dimenticarlo, di sgomberarmi...
Ciò crea una massa regolare di piccoli rumori che creano un tappeto stabile sul quale io posso posare più serenamente le mie forme e il mio discorso... ciò mi permette di contrastare le manifestazioni troppo pesanti del mio nervosismo... io entro in uno stato mentale d'attacco grazie ai gesti...

Se qualcuno ti dicesse che la tua musica è troppo cerebrale cosa risponderesti?
Mi sono sempre stati fatti dei rimproveri in questo senso... ma la sede del pensiero non è il cranio... io penso con l`insieme del mio corpo, nondimeno io tento di coinvolgermi globalmente... io non sono affatto cerebrale...

Sei un artista estremamente rapsodico, in cui situazioni, gestualità e musica variano a seconda dei momenti e delle situazioni; quanto tutto questo influisce sull'esecuzione e sull'invenzione?
Io cerco di creare un discorso a partire da elementi frammentati... tutto il lavoro è volto a creare un movimento fluido... forse ciò può rapportarsi al lavoro di montaggio in un film... dare unità a un insieme di segmenti eterogenei.

Quando passi dall'esecuzione in studio a quella sul palco, o viceversa, quanto è ampio il gap tra le due esperienze?
Lo scarto ha tendenza a ridursi adesso, ma quando avevo meno padronanza sui pezzi e su questo modo di suonare... la prova della registrazione mi sembrava terribile e molto difficile da superare... ho più indulgenza per un suono approssimativo e ingrato sulla scena... ma era molto più difficile fare delle versioni soddisfacenti durante le registrazioni... la registrazione è stata sempre una prova disastrosa per me...

Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali in senso lato e i paesi o le civiltà che sfiori idealmente, o che senti più vicini alla tua sensibilità ?
Devo ben confessare che il grosso delle mie referenze è d`origine anglo-sassone... la quasi totalità dei gruppi rock o i musicisti determinanti per me, sono sia dell`America del Nord sia del Regno Unito... tuttavia non mi sento assolutamente di appartenere a quel mondo, le mie radici culturali sono diverse... tengo molto a essere `altro`... ci siamo conformati, come non anglosassoni, a una cultura talmente potente e dominante... mi fa molto arrabbiare, talvolta, vedere fino a che punto tanti giovani musicisti sono totalmente sottomessi ai codici dettati oltre atlantico...

Durante i tuoi viaggi, quanto è importante l'ascolto occasionale dei suoni o delle sonorità con le quali vieni a contatto più o meno intenzionalmente?
Non credo di essere molto attento ai suoni quando sono in tournée, credo di avere bisogno di calma per ascoltare...

Quali sono i tuoi chitarristi preferiti?
Derek Bailey sicuramente... il mio amico John Dieterich mi ha pure influenzato..

Nel tuo disco non ci sono note riguardanti le registrazioni, ma sappiamo che sono state effettuate in alcuni siti particolari, hai fatto tutto da solo o ti sei fatto aiutare da qualche tecnico sonoro?
Le registrazioni sono state fatte dal mio amico Adrian Riffo, egli ha un`esperienza dal ricavare dei suoni per i documentari... è molto entusiasta e generoso, io non avrei potuto portare avanti questo progetto da solo... le cose si sono realizzate grazie a lui...

La scelta di registrare in ambienti naturali è dovuta unicamente ad una valutazione tecnica rispetto al suono che volevi ottenere, oppure ci sono dietro delle motivazioni `ecologiche` (del tipo `ritorno alla natura`)?
Io sono molto preoccupato per la natura ma le scelte dei luoghi non hanno niente a che vedere con ciò... sono cresciuto e vivo in questa regione, in questo ambiente, e quindi si tratta più di un discorso affettivo...

Hai qualche dato sulle vendite del disco, ho saputo che verrà pubblicato anche in Spagna e negli Stati Uniti?
Restano molto molto modeste! Credo che ho venduto qualche cosa come 400 copie in Francia nei primi sei mesi...

Sei presente in tutto il nuovo disco dei Radikal Satan, si tratta solo di una collaborazione di studio o suoni con loro anche in concerto?
Il disco risale a più di due anni fa, all`epoca io giravo con loro tutto il tempo... la collaborazione è durata qualche mese.

Continuerai a suonare da solo o all`orizzonte c`è già in programma qualche nuova collaborazione?
Continuerò da solo, ho appunto finito la registrazione del mio secondo disco, non verrà pubblicato su “Rumiance” ma su un mio marchio chiamato “Souterrains-refuges”..... e poi ho delle nuove idee da sperimentare... Comunque c`è anche un progetto di gruppo con il mio amico Yasi Perera, ma per il momento non ne so molto di più...

Mi puoi fare il nome di qualche nuovo musicista che ti ha particolarmente colpito?
Non ho ascoltato più musica in questi ultimi mesi... al momento ascolto soltanto delle cose vecchie... l`antologia folk di Harry Smith, per esempio, della musica cajun, Morton Feldman...

Conosci Paolo Angeli, un chitarrista italiano che come te, anche se in modo diverso, suona da solo mettendo in attività tutti e quattro gli arti?
Sì, mi hanno parlato di lui una volta, in Italia... ma non conosco la sua musica, bisogna senza dubbio che faccia delle ricerche...

Adesso la classica domanda che potrebbe farti un`intervistatrice: qual è il tuo colore preferito?
Mi dispiace ma non sono capace a rispondere a questa domanda, non ho preferenza in assoluto... dipende dal contesto, dipende da ciò di cui stiamo parlando...

E per finire una domanda di tipo nazionalistico: quale vino è più buono, il Bordeaux o il Chianti?
Io non bevo mai una goccia di alcool, per essere onesto quando ne bevevo non ero un grande amatore di vini, il vino mi prostra... ( ma ciò non m`impedirebbe di berne molto se non avessi nient`altro).... e non ho molta simpatia per le grandi marche...



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