Mark Hamn (intervista)    
di Matteo Uggeri





Imparare a vedere le parole dei suoni

Una delle critiche che vengono più spesso mosse alla musica sperimentale è di essere autoreferenziale, criptica, inaccessibile. Alcuni artisti però fanno parecchi sforzi per andare contro questa tendenza, interpretando quasi uno spirto cantautorale nella speranza di trasmettere messaggi in suoni. Francesco Giannico, in arte Mark Hamn, è uno di questi ultimi. I suoi dischi, essenzialmente due CD-R usciti su Afe e Muertepop (più alcune oscure release in mp3) sono capolavori da scoprire lentamente, meno devoti all`idea del nuovo a tutti i costi ma molto più vicini alla ricerca di un senso profondo nelle cose. Un senso che è da cercare, esplorare, interpretare e fare proprio, non senza difficoltà . Per aiutarci in questo percorso di disvelamento abbiamo chiesto all`autore stesso di farci da guida attraverso esso, per scoprire, ancora una volta, di non aver capito abbastanza.


Intervista:

Dall'ascolto dei tuoi lavori, quelli più recenti in particolare, mi sembra di intuire che hai una formazione musicale piuttosto buona, forse accademica... oppure sei un autodidatta?
Sì, sebbene non abbia frequentato un conservatorio, ho voluto frequentare il corso di laurea quadriennale (ora soppresso) in Musicologia e Beni musicali presso l'Università di Lecce e mi sono laureato con una tesi in storia della musica per film.
Come mi è capitato di dire a qualcuno che già me lo aveva chiesto, la mia preparazione universitaria mi ha solo dato una forma mentis, non mi ha insegnato ad utilizzare le macchine o fornito i dischi che ascolto abitualmente, anche perchè mi è sembrato  che l'ambiente di coloro che si occupano di musicologia in italia sia per la maggiore molto noioso. Non tutto certo: ci sono sempre persone validissime come Vidolin, che porta avanti nella contemporaneità il senso della ricerca musicologica in Italia come frutto delle nuove esperienze tecnologiche.

Quindi nel campo della cosidetta musica sperimentale hai trovato un ambiente più aperto, più fertile? Pensi che in Italia le cose vadano bene da questo punto di vista?
Sì ho decisamente trovato l'ambiente più consono per me  non solo da un punto di vista prettamente musicale ma anche da un punto di vista caratteriale. Ho riscontrato di poter avere un approccio definito ma molto più libero allo stesso tempo, di poter essere rigoroso ma anche di avere a disposizione uno spazio creativo enorme.
In Italia credo che le cose vadano bene da un punto di vista realizzativo: tanti artisti ed uscite che si susseguono di continuo, ed inoltre aumentano i festival dedicati al genere. Penso che le cose vadano meno bene invece se si guarda all'acquisto di certa musica ed a questo proposito non posso che concordare con quanto detto in un'intervista dai due "burattinai" della Small Voices, e cioè che in Italia si producono tanti dischi ma coloro che li acquistano - ahimè - non sono poi così tanti.

Il termine “burattinai” è un po' forte... Hai avuto anche dissapori con il mondo della musica sperimentale italiana, con le etichette? Per ora i tuoi lavori sono usciti su CD-R, per Afe e Muertepop, che sono comunque etichette con una loro forte validità . Come ti sei trovato con loro?
No, nessun dissapore, ho usato il termine "burattinai" anzi come un complimento  per definire delle persone che giostrano benissimo la situazione per quanto difficoltosa essa sia in Italia e questo dimostra come con un po` di fortuna (e soprattutto molto lavoro e moltissima passione) i risultati arrivino. Ci tengo comunque a precisare che con Small Voices non c'è mai stato nessun contatto. La conosco di fama e ne apprezzo il lavoro.
Per quanto riguarda il rapporto con Afe/Barlamuerte e Muertepop mi son trovato benissimo con entrambe le realtà , sicuramente con Muertepop mi sento un po` più dentro la cosa perchè mi vedo quasi giornalmente con Federico Baglivi, che assieme a Livio Polin è il  "boss" (se si così si può dire) della label.

Io trovo la tua musica piuttosto originale, e soprattutto ben equilibrata tra suoni acustici ed elettronici, anche se quanto fai (come ovvio) non è nuovo. Come vivi il raffronto con altri musicisti, magari più famosi, ad esempio del giro 12k, che non si discostano troppo dal tuo stile?
Il raffronto è una condizione psicologica e personale, nel senso che se un artista decide di voler raffrontare il suo stile con quello di un altro deve chiedersi perchè lo fa. La 12k è un'etihetta fantastica... è un discorso così impegnativo che ci vorrebbero ore per definirlo al meglio. In sintesi posso solo dire che c'è sicuramente un pizzico di fortuna che un artista può o meno avere durante il suo percorso nell'incontrare l'etichetta giusta, ma io sono un musisita operaio e amo fare la gavetta.

Quali sono i tuoi riferimenti a livello musicale? il tuo percorso nasce dall'elettronica o dalla musica per chitarra? hai degli artisti 'preferiti' o che sono di modello per te?
Il mio percorso nasce dalla chitarra solo da un punto di vista cronologico; col tempo devo dire che le mie preferenze sono cambiate o meglio si sono stabilizzate perchè mi piacevano sempre più cose e anche gli orientamenti che cercavo di seguire erano molteplici. Fennesz è per l'elettronica il personaggio che più mi attirava da questo punto di vista, capace di conciliare saturazioni  violente con ambienti sempre placidi e sereni, spesso sognanti, ed è sicuramente il caso più emblematico. Se ci si riferisce all`utilizzo della chitarra, ricordiamoci anche dell`Italia con Fabio Orsi (e Gianluca Becuzzi), anche se devo dire che ci sono svariati esempi a cui attingere all`estero, come Sunburned Hand Of The Man, The North Sea e Rameses III.

La tua musica sembra avere un misto di estemporaneità e di progettualità : quanto c'è di istinto, di improvvisazione, e quanto di pensato e postprodotto?
Tutte queste cose sono fasi del mio processo di lavorazione/creazione.
Non riuscirei a pensare ad un disco  senza sapere di potermi mettere nella condizione di poter improvvisare, fatto saldo però il concetto che per raggiungere questa consapevolezza ho dovuto fare a monte prima un lavoro di settaggi e calibrazione delle cose che utilizzerò.
Lo stesso dicasi per la postproduzione che diviene solo cronologicamente l'ultima delle fasi ma non certo la meno importante.

Hai parlato di musica per film e nel tuo ultimo disco c'è infatti un cortometraggio musicato da te, o un video, a seconda di come la si voglia vedere. Credi che la tua musica necessiti di immagini per esprimersi al meglio? Da dove nasce questo tuo interesse per le sinestesie o la multimedialità ?
Sono appassionato di cinema e la mia tesi di laurea era concentrata sull'analisi audiovisiva dei film di Kieslowski per i quali le colonne sonore sono state composte dal suo fido musicista Zbgniew Preisner dal "Decalogo" sino la trilogia "Tre Colori". C'è una sorta di contrappunto che si segue quando si mettono assieme immagini e musica, a volte inconsapevolmente o dandosi delle regole che non sono universali. Certe immagini richiamano certa musica e viceversa così, a seconda di come si compenetrino, ne esce fuori un terzo significante che è altro dagli elementi originari.
Nel caso del video che è presente nel disco si voleva realizzare una sorta di anti climax, un video rasserenante vista l'abominia dei titoli e delle musiche che non presagiscono nulla di buono. La mia musica si esprime indubbiamente meglio con le immagini, come tanta musica elettronica del resto,  per questo ho deciso che d'ora in poi monterò una serie di video concept sulla base delle musiche che realizzo.

Nel video le immagini hanno colori vividi, molto contrastati, mentre io ho sempre 'immaginato' la tua musica con colori soffusi, a volta scuri, tendenzialmente freddi, forse simili a quelli delle grafiche del lavoro su Afe. Come mai la crew di Bioastract ha preso questa direzione?
Il video 'I'm happy' realizzato da Bioastract (bioabstract.altervista.org) è una sorta di anticlimax rispetto all'intero disco; chi si aspettava qualcosa di seriosamente impegnato troverà tutt`altro. La   decisione non era semplice, anche io ci ho pensato se valesse o meno la pena di inserirlo sul CD, ma alla fine ho pensato che essendo i contrasti e i paradossi il tema nascosto del disco, potesse aver senso forzare la mano dando una sorta di una sognante meditazione e ingenua divagazione dopo   tanta serità . D'altro canto il titolo stesso del video, "I'm happy", la dice lunga sull'attinenza col resto del disco!

Quanto dici ha spesso dei riferimenti concettuali, ed i titoli dei tuoi brani non sembrano a caso. Cerchi di esprimere dei concetti con la tua musica? cosa viene prima, il suono o l'idea (o l'immagine, visto il discorso precedente)?
Ci sono state dotte riflessioni e discussioni in passato proprio sull'uso di concetti e temi all'interno di un disco di musica elettronica. Non voglio correre il rischio di addentrarmici, dico solo che alcuni indicano la via del neofolk/ambient/post, o come lo si voglia chiamare, come un ritorno all'essenza del concetto dopo tanta autoreferenzialità . Il perchè non è semplice immaginarlo visto che di nuovo questi generi non propongono riferimenti espliciti nella musica stessa,   ma è probabilmente il lavoro di concept che fa nascere tutto il progetto a portare in una certa direzione. Certo la scelta dei titoli è importante ma c'è anche l'artwork, poi soprattutto la musica che deve cercare per quanto possibile di richiamare quei concetti che sono stati `impressi` nella struttura di facciata. In virtù di questo ragionamento non è sempre facile decidere cosa viene prima. Di certo c'è una base di gusto  personale che deve essere portata ad un certo livello, mentre in seguito si possono combinare le parti del nostro discorso creativo seguendo quel gusto ed un certo tema che ci sta a cuore. Mettere però in risalto un elemento piuttosto che un altro è una scelta ponderata e consapevole e chi la opera è certo del fatto che quella combinazione donerà un tipo di espressione alla nostra idea.

  Restando nel campo delle parole, mi spiegheresti allora i titoli dei tuoi ultimi due lavori? Sono piuttosto criptici ma stimolanti. Come mai ad esempio l'uso del francese?
Il francese è una lingua che adoro dal punto di vista della sonorità e l'ho utilizzata un po` per divertimento, ad esempio per i primi lavori su netlabel come “Croissants Fourres Creme Chocolat”, mentre il lavoro che è uscito per Afe/Bar la Muerte, cioè “Je dechire l'ongle aux criminels,” era una sorta di omaggio al poeta francese Arthur Rimbaud, e mi piaceva l'idea di una musica decadente associata alla poesia decadente. Diciamo che ho sbagliato il secolo altrimenti avrei voluto contattare il signor Rimbaud per una collaborazione...
Per l'ultimo disco invece ho preferito mettere temporaneamente da parte il discorso del francese perchè m'interessava una lingua più dura e compresa da più gente per via della serietà dei temi che propongo attraverso i titoli dei brani.

Sono incusiosito, come avrai capito, dalla relazione tra titoli e suoni. Mi potresti parlare di "When Accused Men Become Prosecutors" e "An Omelette Century" in questo senso?
Sì, la relazione può sembrare casuale ma non lo è... Per quanto riguarda "When accused men become prosecutors", ho cercato di riprocessare nel modo più attinente suoni pescati dalle vicende dei protagonisti delle ultime guerre in medio oriente (si tratta di crepitii provenienti da videoclip, filmati sul web), signori spesso accusati, a voce bassa bisogna dirlo, di agire a livello internazionale in modo univoco e che sanno alla fine sempre ritornare sulla cresta dell'onda come giudici e accusatori per riproporre, quando non imporre, il loro punto di vista.
Per "An omelette century" il discorso è più complesso, il brano comincia con un' avvisaglia   terribile, una sorta di coprifuoco, per poi ridiventare più quieto e placido con  linee di pad morbide ma sempre sottese da tensioni, cui si assommano i crepitii ed il vario “glitchiume” generato in tempo reale  da un paio di patch di pure data.
Il senso della traccia era quello di cercare  di ricostruire  a livello interiore una cozzaglia di sentimenti contrastanti che  possano traghettarci in direzioni  diverse e  darci l'idea di una deriva   pericolosa  cui stiamo assistendo, il secolo frittata appunto.

Tornando al discorso titoli/brani: è curioso vedere come allora per te ci sono dei significati anche sociali, forse politici dietro la tua musica, una cosa tipica ad esempio dell'ondata sperimentale/industrial del primo periodo. Non lo immaginavo, e non mi pare comune in questo campo oggi. E` quindi importante per te portare anche avanti un messaggio di questo tipo con la tua musica?
Sì, è una cosa importante, non mi piace l'arte fine a se stessa, l'autoreferenzialità . Possiamo trovarci anche al cospetto dell'opera più eterea e volatile e astratta del mondo ma se nasconde un senso, un messaggio o più semplicemente un indicazione sarà valsa la pena per quell'opera venire al mondo; io la vedo così, anche se non è detto che riesca sempre ad applicare questo concetto a ciò che creo. Ci provo insomma.

Sui siginificati: ma allora come mai ti limiti ai titoli dei brani? Non hai mai pensato di inserire parti cantate o parlate? Magari da altri se non vuoi farlo tu. Te lo chiedo perchè la tua musica pare piuttosto astratta...
Ho accennato prima alla cosa. Io voglio realizzare musica in questo modo, per me la parola conta in quanto rappresnetazione di un messaggio, non come non messaggio in sé...
Ecco allora quello che dicevo prima, pur avviluppato nella mia astrazione cerco di lavorare su un messaggio, che può essere anche nascosto, implicito, un po` come le bellissime sorprese che accadono di tanto in tanto nella vita (sempre di meno per la verità ): ci si può accorgere un giorno di aver riconosciuto il messaggio, di averlo recepito e quindi di aver trovato una spiegazione ed un motivo all'esistenza di quell'opera.
Anche i field recording presenti nei brani potrebbero raccontare tanto, bisogna imparare a capire le parole dei suoni.

Passiamo all'ultima domanda, la più classica: hai progetti per il futuro, nuove collaborazioni, video, performance o altro?
Ho in mente di produrre una   mini edizione in cdr ma molto curata di   "Five Senses", edizione limitatatissima, cinque copie con disegni a mano di un'artista mia amica e video correlati... Ogni opera rappresenterà un senso, l'insieme delle copie soltanto forse potrà dare il senso intero della cosa (scusami il gioco di parole).


Discografia:

Vecchie produzioni registrate in CD-R disponibili solo contattando Mark Hamn a  mark_hamn@yahoo.it:
"marketipo mondragon" (2000)
"koloured fetished slips" (2000)
"Her studdt" (2001)
"Nigerions and the Paparions" (2002)
"Morgue at Vogue" (2004)

Netlabel Releases   :
"Croissants fourre's creme chocolat" by Sine3pm (ITA) (2004)
"Prefixes" by Sine3pm (ITA) (2005) and Webbed Hands Records(USA)
"Function Buttons" by Dharmasound (2005) and maetrixsolutions (CH)

CD-R Label:
"Je déchire l'ongle aux criminels" (Released by Afe Records and Bar La Muerte)
"To the Naked Eye" (Released by Muertepop.com)


Riferimeti web:

www.myspace.com/markhamn
www.sinewaves.it/markhamn.htm



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