Paul Lemos (Controlled Bleeding)    
intervista di Matteo Uggeri


English version on
Chain D.L.K.




«Quando ero più giovane la musica era un modo di sublimare
e superare il mio scontento.
Era un`evoluzione dei miei problemi,
ma anche un modo per restare nel mondo, per dare al mondo,
alla vita una sorta di fine o compimento più profondo...
Oggi penso di essere troppo soddisfatto per creare tanta musica.
Dovrei trovarmi di nuovo scaraventato nella confusione e nell`angoscia!
»



Pensate al vostro professore (o professoressa) di lettere della scuola superiore. Ve lo ricordate, chino sulla cattedra a scorrere il registro mentre cerca il nome di uno sfortunato da interrogare? Ebbene, ora immaginatevelo in tutt`altro luogo, magari in un silos abbandonato, o nella propria casa, con un amico, entrambi intenti ad urlare come animali, circondati da lamiere metalliche, martelli, chitarre semi-smantellate e amplificatori in totale saturazione. E` difficile vero?
La mia insegnante di lettere del liceo era una arcigna donnina che metteva 4 a chi dimenticava a casa il quaderno con i compiti e che per due volte mi ha rimandato a settembre in latino. Forse se anche lei fosse cresciuta a colpi di Stooges in gioventù ed avesse trovato illuminazione in “Kollaps” dei Neubauten in età adulta, anche lei avrebbe sfogato le proprie frustrazioni con un mixer ed io ed i miei compagni di classe avremmo goduto di vacanze estive più tranquille. Forse è quello che succede agli studenti del prof. Paul Lemos, in arte membro formatore dei Controlled Bleeding, gruppo che dagli inizi degli anni `80 ad oggi ha sfornato una pletora di album di qualità alterna, ma sempre con un puro spirito di sperimentazione e vero sfogo artistico.
Affiancato da due fidati e dotati collaboratori (Chris Moriarty e Joe Papa) ha sconvolto timpani con le brutalità power electronics di “Knees and Bones”, per poi passare attraverso le sperimentazioni aspre ma più composte di “Body Samples” o “Curd”, addentrandosi nell`ambient più soave (“Songs from the Vault”) o isolazionista (“Golgotha”), oppure mischiando il tutto senza ritegno in dischi non identificabili come “Can You Smell the Rain Between”.
Io scoprii i Controlled Bleeding nel `94 con “The Drawning”, ad oggi uno dei più validi realizzati, restando inchiodato al muro per la furia industrial di C.U.M e commovendomi per la melensa titletrack, mentre altri, negli stessi anni, ballavano sulle piste di Detroit al ritmo dei beats di “Penetration”. Qualche metallaro dell`ultima ora invece li credeva affini al death avendone ascoltato i progetti a nome Skin Chamber.
Ecco, tutto questo la mia prof. del liceo non penso l`avrebbe potuto apprezzare, santa donna, e a dirla tutta anche Paul Lemos stesso rinnega molto di tutto ciò in nome della scoperta del free jazz, l`ultima delle derive di questo terzetto geniale, ridotto tristemente a duo con il solo Joe Papa da quando Chris Moriarty se n`è andato, ucciso da un male improvviso proprio nei giorni in cui questa intervista aveva luogo.
Torniamo quindi indietro nel tempo e cerchiamo di discutere con il gentile professor Lemos alcuni dettagli di questa lunga e ancora non conclusa carriera musicale.


Una delle caratteristiche che ammiro nella vostra produzione è l`estrema varietà , anche se secondo me c`è comunque un comune denominatore in tutte le uscite, una sorta di strano equilibrio tra istinto e razionalità , rabbia e dolcezza, sfogo e pianificazione...
E` difficile essere obiettivi quando si parla della propria musica. Da sempre non tollero la noia, anche in piccole quantità , e trovo ispirazione nei vari generi che mi piacciono... Così ho sviluppato la musica che mi piaceva. Il fatto che poi fosse ascoltabile dagli altri è stato un caso. Non ho mai davvero pensato molto a quanto i fan avrebbero potuto apprezzare o meno dei vari dischi. Quindi non mi sorprende che un sacco di gente che aveva apprezzato il nostro lavoro ci abbia poi abbandonati. Personalmente, avrei abbandonato anch`io una band come la nostra dopo i primi due dischi. Generalmente, perdo interesse verso i gruppi che cambiano radicalmente il proprio suono ed approccio. Ma, non c`è dubbio, avrei mollato la musica molto tempo fa se avessi dovuto attenermi alla `poetica` musicale degli inizi, con “Knees And Bones”. Quello è stato un passo necessario e rifletteva com`erano le cose allora, così come fa ora ogni disco che facciamo, malgrado quanto schifoso possa essere. Guardando indietro, non so se esista un legame tra tutti...

Quindi come nascono i vostri brani?
I brani sono nati in modi diversi: alcuni da loop o campioni attorno ai quali sono state costruite le altre parti; alcune canzone si sviluppano da delle jam trovando giri di basso o ritmi che vogliamo poi esplorare ulteriormente; altri ancora sono solo improvvisazioni istantanee [«balls to the wall» nell`originale, ndr], come quelle di “The Breastfed Yak”. Occasionalmente abbiamo un`idea molto chiara di una melodia che vogliamo sviluppare, ma la maggior parte del tempo le cose iniziano con un senso generale del `tono` che vorremmo mettere in atto... quello che rappresenta al meglio il feeling che abbiamo al momento.

Da dove traete ispirazione, e cosa la blocca ogni tanto?
Trovo molta ispirazione dalla musica e dai film, dalle immagini e dall`arte. In realtà sto diventando sempre più pigro. Penso che vorrei creare nuova musica, ma quasi mai ho il tempo o la pazienza di mettermi lì a riprodurre l`immagine di quel suono che prende forma così chiaramente nella mia mente. La pigrizia è il mio peggior nemico. All`inizio, tutto era così spontaneo, ed abbiamo pubblicato così tanta spazzatura di roba lasciata a metà che oggi ne sono imbarazzato. Adesso sono troppo meticoloso, così creare della musica nuova richiede uno sforzo tremendo. Se non finisco un pezzo nuovo in una seduta, non ci tornerò più sopra, così ho bisogno di lassi di tempo dilatati, molto rari. E quando ho tempo, preferisco giocare a basket o dormire! Così, ho fallito nel portare avanti diversi progetti e ho preferito eclissarmi molto spesso...

Sei un esperto del passato, di letteratura, ma quando leggo le tue risposte sembri piuttosto concentrato sul presente. So che non ti piacciono alcuni dei vecchi dischi, che ti annoi facilmente. Quindi forse nella tua musica cerchi di allontanarti dall`oggetto del tuo lavoro quotidiano? Vecchia letteratura contro le nuove frontiere della musica?
Eh sì, sono un professore da 27 anni: letteratura, grammatica, scrittura... comunque non sono portato per la letteratura. Mi piace il mio lavoro e credo di farlo bene, ma durante il tempo libero leggo ben pochi romanzi. Preferisco di gran lunga l`astronomia, la fisica, la psicologia, la filosofia o comunque cose che mi arricchiscano e mi facciano pensare. Non ho in effetti alcun attaccamento al passato, e raramente vivo le esperienze passate, quindi posso dire di essere concentrato sulla musica ed i progetti attuali. Ma la musica ed il mio lavoro sono del tutto separati, non hanno influenza l`una sull`altro. Il lavoro mi ha insegnato lezioni sull`amore, la compassione, la pazienza, e forse mi ha permesso, inconsciamente, di far divenire la musica più positiva, spirituale e speranzosa.

Hai mai incontrato dei problemi in questa relazione tra musica e lavoro? Se uno dei tuoi studenti mette il tuo nome in Google potrebbe trovare registrazioni in cui urli come un animale, titoli come “Phlegm Dive” (“tuffo nel catarro”, ndr.), foto come quelle del periodo Skin Chamber...
In effetti ho avuto a tratti delle difficoltà con i ragazzini che si incuriosiscono e distraggono per il fatto che faccio musica. E sono sempre ansiosi di sapere qualcosa di più o di ascoltare la musica. Ma poi perdono interesse in fretta non appena ascoltano qualcosa da iTunes, dato che per la maggior parte di loro quella musica non ha molto senso.

Hai mai tentato di mescolare queste due vite? Hai dei figli? Conoscono/apprezzano la tua musica?
Non ho bambini: credo che insegnare alle scuole superiori riempia tutti i miei desideri di interagire con i ragazzi. Se dovessi andare a casa e trovarne altri, potrei perdere il senno. Ma la mia famiglia è ben conscia della musica che abbiamo fatto nel corso degli anni e mi criticano regolarmente. Non posso dire che apprezzino la maggior parte di quanto fatto... In particolare mio padre è stato perplesso rispetto alla nostra musica sin dagli inizi. Oggi mi dice che i miei lavori migliori sono alle mie spalle... Penso che il CD di “Breastfed Yak” lo abbia davvero spinto fino al limite: è stato un segno inequivocabile che in quella musica ci fosse qualcosa di buono! Se gli fosse piaciuto mi sarei preoccupato!

Ho trovato questa divertente frase da una recensione di “Phlegm Dive” «[...] Altri momenti, in particolare in `Ham Slammer` o ancora di più in `Excremental`, sembrano una scusa per Lemos per gridare e produrre rumori spaventosi nel suo scantinato dopo aver passato una brutta giornata con il suo lavoro reale (che, la leggenda vuole essere un insegnante di un liceo)» www.ssmt-reviews.com
Questo estratto dalla recensione è divertente! Grazie per avermelo passato... il tizio potrebbe non esser troppo lontano dalla realtà . Qualche volta il bisogno di uno sfogo è davvero reale... Oggi semplicemente lo faccio in modi diversi: non ho più bisogno dell`urlo primordiale.

Ok, hai affermato che non coltivi in maniera consapevole dei legami tra la tua musica ed il tuo lavoro quotidiano, ma in alcuni dei brani e testi dei CB alcuni temi sono ricorrenti: quello del corpo (Body Samples, Knees and Bones, Phlemg, Penetration...); quello degli elementi (Scourging Ground, Ashes, The Rain Between...) e la spiritualità (Tides of Heaven, il modo stesso in cui Joe di solito canta, Golgotha...)...
I testi sono sempre un campo difficile per me, ed arrivano sempre alla fine. Di solito penso in termini di atmosfere, del feeling di ciò che voglio creare. Se una volta conclusa la musica occorrono le parole, allora le scriviamo. Suppongo che il sistema del corpo, le esperienze di vita e morte, e le epifanie spirituali lungo la nostra vita sono elementi talmente basilari che sono state rese delle metafore per esprimere i nostri problemi personali del vivere di ogni giorno. Degrado e rinnovamento mi hanno sempre affascinato: la natura dell`esistenza, tutto il creato che si muove fino al collasso finale, ed infine gli atomi che si riconfigurano e si separano di nuovo, semplicemente ripetendo il ciclo fino alla conclusione finale...

Tra questi temi, c`è una sottile insistenza sulla sofferenza, che è piuttosto comune in certi ambiti musicali, se non nella musica in generale...
Quando ero più giovane la musica era un modo di sublimare e superare il mio scontento. Era un`evoluzione dei miei problemi, ma anche un modo per restare nel mondo, per dare al mondo, alla vita una sorta di fine o compimento più profondo, così... com`è ovvio c`erano varie metafore usate per indicare i sentimenti che han dato vita ai brani. Oggi penso di essere troppo soddisfatto per creare tanta musica. Dovrei trovarmi di nuovo scaraventato nella confusione e nell`angoscia!

Sei ispirato da qualche artista o scrittore in particolare, o l`ispirazione viene tutta da dentro di te?
Sono stato ispirato da molti musicisti, band ecc... e sono regolarmente ispirato da nuova musica che mi piace. Probabilmente vedere “Erasehead” quando uscì, tanti anni fa, mi ha influenzato molto, dato che stavo vivendo una infernale, solitaria vita a Boston in una casa minuscola senza riscaldamento. Il film mi ha parlato direttamente e profondamente in quel momento. Registi come Peter Greenaway mi hanno certamente cambiato, come lo hanno fatto gruppi recenti quali Hellnation, The Locust, Hella. E di certo musica più vecchia come Captain Beefheart, This Heat, Barry Guy/London Jazz Composers, The Godz, Cecil Taylor, Ruins, Henry Cow, Stooges, i primi Pere Ubu (“Dub Housing”), i primi Neubaten (“Kollapse” e “Zeichnungen des Patient O.T.”), i primi King Crimson (“Larks Tongues”), Mahavishnu, Brian Eno, i primi Swans (“Cop”), Schnittke ecc... Sono un sacco di influenze, ma davvero, la nostra musica è spazzatura se confrontata con chiunque di questi!

[A questo punto dell`intervista ricevo un messaggio molto triste da parte di Paul:
«Mentre ti scrivevo l`ultima volta, a Pasqua, il mio compagno musicale e co-fondatore dei Controlled Bleeding è morto a Phoenix, in Arizona. L`ho saputo solo due giorni fa e mi ha rattristato profondamente. E` una strana sensazione sapere che non lo vedrò mai più, che tutte le nostre collaborazioni sono arrivate alla fine». Quindi, da questo punto la mia intervista prende uno strano nuovo corso, ed è strano e folle come questa coincidenza di chiedergli di Chris e Joe proprio in questo momento.]

La vostra musica in genere sembra molto seria, ma qualche volta vi trovo anche molta ironia, per esempio nel leggendario (per me) «I have a test tomorrow... there's no place to study in the whole house! I don't wanna go library!» (si tratta di una frase che chiude entrambe le facciate del primo disco, pronunciata dalla voce di una ragazza molto alterata e nervosa, ndr), che mi fece parecchio ridere quando ascoltai per la prima volta “Knees and Bones”. Da dove arriva quel pezzo? E che parte ha l`ironia nella vostra vita ed arte? Ridevate quando registravate tu e Chris?
Quel classico pezzettino di grida in “Knees and Bones” è stato registrato quando la mia sorellina, Leslie, è entrata nella stanza proprio nel momento in cui avevamo preparato tutto per registrare. Dopo ore e ore di attività , di collegamento di fili, con gli amplificatori pronti a gridare, le macchine pronte a grugnire, e tutto l`inferno pronto ad esplodere, arriva lei! Penso che avesse appena sentito il nostro test, che era stato estremamente alto, dato che dovevamo poter registrare in presa diretta su cassetta in quei giorni... Per finire, non era certo contenta, dato che doveva prepararsi per il suo esame di fisica. Lo abbiamo tenuto perchè era divertente, così come lo era la copertina del disco. A dispetto di una musica seria, spesso violenta, c`era un senso dell`humor che emergeva, senza dubbio.

Sulla religione: questo è un aspetto serio della vita. Credi in Dio, sei cristiano, ateo...?
La religione è un argomento difficile da trattare. Credo fermamente che ci siano forze nell`universo che vanno molto oltre alla nostra comprensione e che la nostra comprensione del tempo e dello spazio sia davvero limitata. Come venire a patti con la temporanea e forse totalmente insignificanza delle nostre vite, che alla fine non sono che un millisecondo nel corso del tempo? La religione è sempre servita a dare una spiegazione all`inspiegabile e ad ordinare la società , con lo scopo di impedirci di agire secondo i nostri impulsi animaleschi. Io ho un modo di credere, ma non seguo nessuna religione. Suppongo che la mia filosofia personale sia più vicina al Buddismo che ad altro...

Questo mi porta direttamente ad un altro argomento: cosa pensi degli altri gruppi che vengono solitamente accostati ai CB, come l`intera scena Power Electronics o il primo industrial? Qualche volta i temi dei loro brani sono molto violenti, nichilisti o anticristiani, oppure basati su perversioni sessuali, serial killer e via così... Tutte cose piuttosto lontane dalla vostra musica, per quanto mi pare. Ho visto ad esempio i saluti a William Bennet su “Knee and Bones”, ma il vostro approccio è molto diverso da quello dei Whitehouse... Hai amici in quest`area, forse Brian “Lustmord” Williams o chi?
Non sento legami con gli altri gruppi. In origine, nei primi anni `80 c`era un senso di comunità tra alcune delle persone che lavoravano in quest`area. Sono stato a lungo amico di Gary Mundy, che gestisce Broken Flag. Ci sentiamo piuttosto spesso, e per lungo tempo Masami Akita ed io abbiamo mantenuto una buona amicizia... Ho spesso interagito con gente come Steve Stapleton, Dave Tibet, Graham Revell, Nigel Ayers, i tizi dei Coil, David Jackman, R. Rupenus, William Bennett, Mike Gira... Ma nel corso del tempo ognuno ha preso la propria strada, e la musica è cambiata. Dopo un po`, mi sono ritrovato in un luogo musicale molto diverso da quello in cui avevamo iniziato. Brian Williams è un tipo brillante, e sono ancora un fan del suo lavoro. E` davvero una brava persona, ma di nuovo, non siamo riusciti a mantenere i contatti.

Non hai menzionato tra le vostre influenze nessuno dei primi eroi industriai (SPK, Cabaret Voltaire, Throbbing Gristle), e so che non ti piace vedere i CB catalogati come `industrial`...
Le mie più forti influenze sono sempre venute dal mondo del rock e del progressive, non dalla musica elettronica o accademica. Quindi, i primi Stooges, i Velvet e gli MC5 mi hanno dato la massima ispirazione quando ero giovane. Ho portato “Funhouse” a scuola quando ero alle medie per farlo sentire alla classe, assieme al primo album dei Doors. Penso che fosse circa il 1970 ed avevo 11 anni. Poi gruppi come Roxy Music, King Crimson, Henry Cow, Eno, Cale, Nico, Magma etc. sono diventati fondamentali... Dopodiché, tutto il punk di NYC con Dictators, Dead Boys, Pere Ubu, Talking Heads, Ramones e più tardi Birthday Party, Pop Group, This Heat... senza lasciar fuori Harry Partch, Cage, Crumb, Penderecki ecc... Per me, il nostro periodo hard industrial è stato molto breve e direttamente influenzato dai Neubauten. Loro mi hanno mostrato possibilità musicali completamente diverse di cui avevo molto bisogno, ma certo, essendo per istinto un chitarrista, mi sono presto ritirato verso ciò che mi era più familiare...

Sembra che la persona con cui lavori da più tempo sia Joe Papa. Lui è un cantante più che strano: si è esibito nello scat, con uno stile da cantante lirico... Non ho mai capito se fosse pure uno degli urlatori di qualche disco del periodo intermedio (“Trudge”, per esempio). Sembra davvero unico...
Joe Papa è una persona davvero bizzarra, ed un cantante come non ne ho mai sentiti. Non ha mai urlato, comunque, siamo sempre io o Chris. Joe ha una splendida, ricca voce, ma è anche un incredibile scat singer. L`ho incontrato nel 1982 o giù di lì, dopo aver messo un annuncio su un giornale locale, per trovare un cantante. Si è presentato con l`aspetto di un bimbo alto due metri indossando una giacca da sub e si è prodotto in un pezzo vocale di 20 minuti con un tape delay, una cosa pazzesca... L`altro tizio con cui suonavo ha mollato il gruppo, ma io son rimasto con Joey!

Per un periodo di tempo piuttosto lungo hai collaborato anche con il pittore Arthur Potter. Come mai questa collaborazione si è interrotta? Se non sbaglio anche la vostra amicizia ha subito la stessa sorte...
Arthur è stato un mio caro amico per un lungo periodo. All`inizio era un fan del gruppo che gravitava attorno alla nostra area. Eravamo entrambi insegnanti, quindi pian piano abbiamo iniziato a fare cose assieme. Lui ed il suo fratello gemello erano entrambi degli artisti incredibilmente talentuosi. Ma a quel tempo non avevano nessun ritorno dal proprio lavoro, così ci è sembrata una buona idea che Arthur divenisse il nostro designer. Ironicamente, la nostra amicizia finì a causa di una vacanza che facemmo in Italia (io e lui, con le nostre rispettive mogli): trascorremmo due settimane in macchina, facendo un giro nel vostro splendido paese. Che razza di sbaglio fu!

Penso che il vecchio material noise abbia un nuovo mercato oggi, forse grazie ad artisti come Wolf Eyes, Yellow Swans, Prurient... cosa pensi di loro e/o del fatto che le nuove generazioni stanno in qualche modo scoprendo il noise al punto tale che potremmo dire sia quasi `trendy` nella musica underground?
C`è una scena noise davvero convincente oggi negli USA. Sono un buon amico di Dominick (Prurient) e penso che i Wolf Eyes stiano salendo alla ribalta ultimamente. L`ultimo loro disco era davvero potente, ma io preferisco quelli più caotici e liberi di Fat Worm of Error, Lightning Bolt, Hair Police, Air Conditioning, gruppi che combinano una strumentazione da band completa con un casino totale [«total fucking overload» nell`originale, ndr]. Il semplice rumore dritto non mi eccita più dato che di solito lo trovo noioso e monodimensionale... e questo vale anche per la musica che noi stessi abbiamo fatto. Anni fa anche Merzbow e Masonna ne fecero al meglio. Comunque, penso che sia grandioso che un`intera generazione di ragazzini stia ora prendendo coscienza del genere.

In effetti oggi voi andate avanti per la vostra strada, producendo ancora cose nuove. Come mai vi siete spostati verso il free / impro / jazz sperimentale? E` solo un salto verso un nuovo estremo o una nuova sfida?
Ero così stufo di fare musica che stavo per mollare, un paio d`anni dopo aver fatto “The Poisoner” e “Gilded Shadows”, i due dischi che sentivo essere il meglio che potessimo offrire. Ero proprio bloccato a livello creativo. In quel periodo stavo scoprendo un grande amore per la free music, che non avevo più ascoltato per molto tempo, cose come The Godz, Fugs, Cecil Taylor... Presto io e Joe ci siamo incontrati per jammare ore e ore, lui alla batteria ed io alla chitarra, senza intenzione di registrare...
Col passare del tempo siamo diventati sempre più ossessionati dall`improvvisazione ed abbiamo iniziato a registrare per puro divertimento; non c`era alcuna intenzione di pubblicare quel materiale finchè non abbiamo parlato con David Katznelson di Birdman Records, un fan dei Controlled Bleeding da molto tempo, che ne ha voluto fare un disco... è nato così “The Breastfed Yak”. Io adoro quel disco, ma pare che nessun altro gli abbia dato un po` di importanza! Suppongo che quella roba fosse una liberazione come lo era stato il noise dei primi tempi. A volte il caos non può essere inscatolato... musica senza regole che può diventare più estrema possibile. E fu un gran divertimento, cosa che è diventata un`esperienza molto rara per me.

Avete suonato moltissimi generi differenti, coprendo quasi tutto il potenziale musicale, eccetto (ma forse non solo questo) la musica acustica. Non ti ci vedo a cantare in solo con Joe seduti su una sedia in un teatro, con soltanto una chitarra classica tra le mani, ma... ci avete mai pensato?
Sai, amo molto il folk inglese, ma non so davvero come suonare una chitarra acustica, eccenzion fatta per farla a pezzi suonando a cento all`ora sulla tastiera. Non ho delicatezza, quindi il folk è fuori questione per me. Noi semplicemente scaviamo a fondo nell`ambito musicale che ci ispira in un certo periodo. Non c`è mai stato consciamente il progetto di coprire diversi generi, sebbene ne abbiamo esplorati alcuni con limitato successo. Ancora sento il bisogno di tornare al dub più profondo, quindi spero che prima di spegnerci del tutto, faremo il nostro definitivo dub statement.


links:
www.controlledbleeding.com
en.wikipedia.org
www.belmarnj.com
www.myspace.com
www.ssmt-reviews.com


Discografia consigliata (quella completa la trovate su Wikipedia):

Difficilissimo orientarsi nella vastissima discografia dei CB, ed andare a casaccio è assai rischioso, dato che un amante del power electronics rischia di trovarsi tra le mani una lagna ambient, oppure uno che cercasse il jazz potrebbe non gradire sessanta minuti di doom metal deviato. Ogni disco è una storia a sé, ed inoltre pare che Lemos e soci amino giocare con le proprie registrazioni, remixandole, rivisitandole, cambiandone i titoli e riproponendole in diversi dischi, tanto che pochi degli album segnalati qui sotto possono considerarsi veri e propri dischi concepiti come tali. In buona parte sono delle specie di compilation, in alcuni casi addirittura volute dalle etichette e non dai musicisti. Come vedete, anche queste ultime sono assai variegate, dato che nessuna ha mai avuto il coraggio e la costanza di pubblicare più di tre dei loro dischi. Abbiamo escluso le numerose compilation cui i CB hanno partecipato, spesso con cover piuttosto bruttine ai danni di Genesis, Doors, Pink Floyd e King Crimson.

Knees & Bones (Psychout Productions, 1985)
A detta di molti, uno dei dischi più violenti di tutti i tempi: power electronics con tanto di urla, lamiere, feedback e chitarre lancinanti, ma non mancano dei momenti sospesi. Da avere. Da notare come questo non sia in realtà il primissimo materiale registrato dalla coppia Moriarty/Lemos, dei quali esistono cassette pre-noise (non imperdibili) riproposte ora nella corposa raccolta in vinile “Songs From a Sewer of Dreams”.

Body Samples” (Dossier, 1985)
Cominciano già ad emergere le influenze prog e rock di Lemos, sebbene la materia mantenga il rumore (ora a volte anche ritmato) come elemento cruciale. Tracce molto ossessive e dissonanti, ma pur sempre rock. Anche qui abbonda l`ironia, ma con essa affiora anche la dolcezza: meraviglioso il pezzo per nastri, echi e voce (di Joe Papa) che chiude l`album (prima di un ultimo ripassino PE, che non guasta mai).

Curd” (Dossier, 1986)
Come molti altri dei CD dei Controlled Bleeding, questo “Curd” è una via di mezzo tra un disco `ufficiale` ed un raccolta. Da ascoltare soprattutto per il progressivo ammorbidimento dei suoni rispetto alle prove precedenti, con pezzi che toccano la new wave (Gun Bent Back) e sperimentalismi sempre più raffinati, su tutte la bellissima Rhythm For A Body Bag. Il buon Joe comincia ad emergere con lirismo (Inland, riproposta poi in varie altre raccolte) e canto scat (Scat Tape Party Fuck, roba da far sembrare i Residents commerciali).

Songs From The Drain” (Dossier, 1987)
Non fosse per qualche svisata experiemental-noise (ma mai estrema), potrebbe essere tra i dischi più quieti del gruppo, con l`apertura dub rilassatissima di The Hidden Section (Parts 1 & 3). In più, ancora affidata alla voce di Papa, spicca quella che ad oggi è la loro canzone più (dark) pop, ossia Red Stigmata. Ma al top del disco ci sono le tre extra tracks non accreditate nei titoli, pezzi registrati dal vivo, pare nel `79, aventi nulla a che fare col resto. Hanno uno stile prog rock vitale e frenetico, parecchio vicino a Robert Fripp (una pare sia la cover di un suo pezzo). La prima volta che lo sentii pensai che ci fosse un errore nel CD.

Gag” (Materiali Sonori, 1990)
Se vi piace l`ambient, è il disco per voi. Anche questa è una raccolta, curata dalla nostra mitica Materiali Sonori, e riunisce solo brani pacifici, lirici, enfatici, oltremodo sdolcinati, spesso bellissimi. E adesso cominciate a chiedervi come sia possibile che si tratti dello stesso gruppo di “Knees and Bones”.

Hog Floor (A Fractured View) (Subterranean Records, 1990)
Disponibile solo in vinile (colorato e con una bellissima grafica di copertina a cura del solito Potter), spinge l`accento sulla natura dicotomica del gruppo separando il materiale noise sul lato A del vinile e quello ambient sul B. Per stupire i vostri amici, prestateglielo.

Trudge” (Wax Trax, 1990)
Ecco quella che Lemos chiama robaccia e si vergogna di aver inciso. Non peggio di tanti epigoni di Ministry, Front Line Assembly et similia, questo disco ed il suo gemello “Penetration” spingono il pedale sui beats, sull`elettronica, sul cantato pop filtrato e un po` incazzato. E` in questa fase che i tre (formazione completa) conquistano il dancefloor e restano impressi nella mente di tanti giornalisti (ed ascoltatori) degli anni `90, tanto da fare fatica a scrollarsi la nomea di `gothic disco heroes` di dosso.

Wound” (Roadrunner, 1991 - a nome Skin Chamber)
S`è fatto il noise, s`è fatta l`ambient, il pop, la disco, perchè non provare pure con un po` di hardocore doom metal? Con una copertina che quando ero ragazzino mi sarei appeso in camera (ok, ero un complessato, ma voi che leggete queste righe no?), il disco `scorre`, se così si può dire, ruvidissimo, abrasivo, crudele. Tra pezzi lentissimi, stile primi Swans, ed accelerate frenetiche (rieccoci ai Ministry, potrebbe essere loro la corsa di Burning Power), “Wound” è un disco per pochissimi.

Golgotha” (Staalplaat, 1991)
Tra i pochi dischi `veri e propri`, ossia non-compilation, “Golgotha”, a partire da una copertina ancora una volta bellissima (ma non di Potter), si dispiega principalmente sulla lunga traccia centrale Scourge, cupo esperimento di ambient vicina al minimalismo reiterativo, buona quasi per un disco Fax (ma siamo sulla prestigiosa Staalplaat). Intorno due belle tracce ambient in apertura e due brani elettro-goth sul finale, dove Awakened (beneath The Ground) non stonerebbe in un disco dei Depeche Mode.

Music For Stolen Icons II” (Artware Production, 1993 - a nome Paul Lemos & Joe Papa)
Personalmente uno dei miei preferiti, sebbene sfoci a tratti in una pomposità impressionante, soprattutto nella prima parte. Pregio principale è quello di riuscire a incorporare all`interno dei singoli brani le anime noise e ambient/pop del duo, tanto che alcuni pezzi staccano da strofe dal canto soave a mazzate doom, passando poi a svolazzi di tastiere prog con impressionante grazia. Detto così può sembrare il top del kitsch, e forse lo è, ma può essere divino. Capolavoro del disco il tenue crescendo di Eulogy, con vocalizzi melodici, percussioni tribali e rumori à la Neubauten in sottofondo.

The Drowning” (Dark Vinyl Records, 1994)
Inaspettato ritorno al rumore bianco, con una C.U.M. che, a dieci anni da “Knees and Bones”, supera il suo predecessore in fatto di potenza sonora. Le altre tracce sono meno violente e più sofisticate, con la lunga Colostomia in odore di musica araba e la drum machine impazzita di Regurgitation. Chiude un ambient da fare invidia ai Global Communication con l`inaspettata calma della title track. Uno dei miei culti sonori: www.sands-zine.com

Night Shadows” (split LP with Dive - Fast Forward Recordings, 1996)
Sono rarissime le collaborazioni dei CB con altri musicisti (pare che fecero diverse tracce pure con la bella e pazza Jarboe, poi non si sa perchè scartate), e in effetti neppure qui c`è un vero melange tra i due ed il belga Dirk Ivens, in arte Dive. Il valore del disco, che vede una traccia a testa di circa 20` per entrambi gli artisti, sta nella rappresentazione di una musica statica, celebrale, gelida. Che c`è di più bello?

Our Journey's End” (Materiali Sonori, 2000)
Il dub nella versione di Papa e Lemos, con ospite la misteriosa cantante Trang, la cui voce si sostituisce a quella di Joe e apporta meno pompa e maggiore appeal pop a queste bizzarre e calme composizioni che potreste anche usare come sottofondo ad una delle vostre cene. Nessuna sorpresa industrial per dessert, non temete.

Can You Smell the Rain Between” (Tone Casualties, 2000)
Prima opera ad avvicinarsi alla casualità del jazz, ultimo amore di Paul Lemos, ma ancora non estremizzata nelle impro radicali che seguiranno. Apre un pezzo più classico, ma poi Trawler e Onaip spiazzano al punto che sarebbero stati bene su “Curd”. Il jazz (o qualcosa del genere) fa capolino in molte altre tracce; si passa poi per una cover dei `jet` di Brian Eno per finire con la follia scat-core demente di Yak, an outro, uno dei brani più strambi che le mie orecchie abbiano mai potuto ascoltare.

Breast Fed Yak. Get Your Greasy Head Off The Sham” (Birdman Records, 2007)
Il disco della svolta impro-jazz estrema, al quale collaborano infatti un membro dei Ruins, Yoshida Tatsuya, e Hakam Almkvist (al sitar!). Non è tanto la scomposizione free jazz da par paura ad Ornette Coleman a soprendere, quanto i vocalizzi scat che forse potrebbero ricordare certe svisate di Yamatsuka Eye. Pezzo indimenticabile è il blues drogato di Eunch Slather Blues. Compare anche il “Holy Trinity High School Detention Choir”, che pare sia proprio il coro del liceo in cui Paul insegna.
In definitiva, i nostri hanno qui proprio l`aria di divertirsi da morire, tanto che si potrebbe forse definire questo frullato di suoni il disco più gioioso mai prodotto da Paul Lemos e soci. Che dire? Non posso che essere contento di saperli felici.




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