From Hands / Sedia / Polvere    di segio eletto



Mattia Coletti, Alessandro Calbucci e Alessio Compagnucci, tre giovani ragazzi provenienti da diverse località delle Marche, preferiscono incontrarsi e destreggiarsi all'interno di situazioni sonore sospese in più riferimenti legati alla musica contemporanea.
A gettare conferma è una chiara evidenza offerta dalla realtà : militanza in più progetti per ognuno dei tre, formazioni musicali diverse nel mood, dove l'unico legame è da riscontrarsi nell'attitudine: free e ben satura di uno spirito di ricerca aperto e privo di preconcetti. L'ampio spazio riservato alla sperimentazione, dove con Polvere, From Hands ed il recente concerto jesino (la serata avuta lo scorso 16 Aprile presso il Cantiere Sociale Rebelde dove hanno interagito, miscelando diverse combinazioni, Mattia, Alessandro insieme a Xavier Iriondo e Paolo Cantù) viene maggiormente alla luce, li ha con scioltezza condotti verso un caldo riscontro da parte sia della critica quanto, dal valore sicuramente maggiore, del pubblico.
L'unico progetto che vede i tre unirsi contemporaneamente è incarnato nei Sedia. Il primo full lenght, sbucato di recente per Wallace, ha confermato la scioltezza dei tre nel coordinarsi all'interno d'una miscela noise-rock che possiede una continua voglia di contaminarsi e sostare in derive disparate, quanto opposte.
L'intervista in questione, però, vuole accendere anche i riflettori sui progetti maggiormente astratti e legati alla libera sperimentazione, come il tessuto organico che adorna l'accoppiata di Coletti con Iriondo in Polvere, oppure nei From Hands, con il duo Calbucci / Coletti presi nell`architettare una musica più instabile e legata a scampoli improvvisativi. Il citato concerto di Jesi (dove vi è stata la possibilità di assistere da vicino all`ampio utilizzo non ortodosso della varia strumentazione adoperata) e il racconto di una passata performance effettuata per intero dai due FH con le sole chitarre elettriche suonate mediante l`archetto, hanno in definitiva accesso la miccia perchè partisse l`incontro.
Per chi fosse all'oscuro o ancora desideroso di conoscere in modo più approfondito i diversi progetti, qui appena sfiorati, può fare affidamento alla parole dette da Alfredo Rastelli nelle singole recensione, presenti nell'archivio.
Un ringraziamento particolare va al certosino lavoro di trascrizione e non solo svolto da Kittychan e avendo, dunque, l'intervista subito diversi aiuti la firma è da considerarsi collettiva o, più piacevolmente, un continuo approfondimento nei confronti dei musicisti da parte di sands-zine.


(Intervista)

Potreste cominciare a raccontare del progetto che condividete, Mattia e Alessandro, da tempo: From Hands?
E` sicuramente un progetto a 360°.
Un progetto a struttura aperta, che ci permette di utilizzare qualsiasi materiale ci appartenga e con il quale abbiamo un rapporto di complicità . Naturalmente la complicità è in primo luogo una complicità di relazione; c`è una forma di fiducia assoluta fra noi, che ci dà modo di svincolarci dagli schemi e dai ruoli. From Hands gioca su un approccio “concreto”. Facciamo ciò che sentiamo intorno... E` qualcosa di molto vicino alle esperienze di Varese o Ferrari. Insomma, caratteristica di FH è quella di “cucinare insieme” e mettersi molto in discussione.
Al contrario, Sedia è un progetto chiuso, perlomeno a livello di ruoli interni. O forse sarebbe il caso di dire che è un mondo diverso, un mondo a parte.
Permettimi di dire che io e Mattia siamo molto figli della modernità ... non so dirti se questo sia un bene o un male... posso solo suggerire che le nostre produzioni riflettono parecchio quello che l'arte è stata negli ultimi decenni basata sui segni essenziali, i valori primordiali, sulle figure geometricamente instabili, sull` indeterminatezza ("pigiando l'acceleratore del motore modernizzatore e sabotatore della presunta superiorità della classicità non da oggi si rivaluta l'accidente, l'imprevisto, il caso, in quanto sfuggente ad ogni possibilità di emulazione, rifulgente di immediatezza, di assoluta originalità , di indipendenza..."cfr. Pablo Echaurren).
Ovviamente non disdegno assolutamente certi ambienti, per così dire classicheggianti e/o accademici. C'è sempre da imparare qualcosa.
Ma qual'è il fine di tutto questo, più o meno, ingarbugliato ragionamento? Di certo dimostrare che siamo dei giovanotti piuttosto convinti che il nostro messaggio (se c'è) attualmente passa attraverso un canale puramente estetico e stilistico... non stiamo vivendo un epoca in cui il potere passa dalle mani del design e della manipolazione dell'immagine? Magari sono rimasto a quarant'anni fà ... NON VOGLIO però dare l'idea che dobbiamo essere a tutti i costi attuali!
Ritieniamo importantissimo avere una certa consapevolezza storica, però ancora non abbiamo in mente una nostra personale ed elaborata ideologia.
va bene, però qui ci stiamo addentrando in territori a me ancora sconosciuti; sai com'è, siamo ancora piccoli e viviamo in provincia.

Invece per quanto riguarda te Alessio che sei impegnato con i Gerda e, fino a poco tempo fa, anche con i Vel ?
Con i GERDA suono da sette anni, ci chiamiamo così da uno e mezzo, ma la sostanza e le persone sono le stesse. La nostra musica è una miscela di incazzatura, sporcizia e volontà .
Nei VEL ho suonato per due anni e mezzo, nell`ultima delle tre formazioni che hanno avuto. Questo gruppo è questione del talento enorme di una persona, ma anche dei problemi che impediscono di vivere serenamente in un gruppo, non siamo stati più capaci di continuare, è molto triste. In questi due gruppi ho imparato a suonare.

Forse, arrivando ai Sedia, non credete che la presenza di Alessio sia di rilevo al fine di ottenere quel determinato suono... noise-rock?
Mah...direi che, nonostante abbia un trascorso hardcore, Alessio ne è molto consapevole...
Questa domanda (a parlare è il diretto interessato) in un certo senso nasconde un modo di concepire il gruppo come una sorta di estensione / evoluzione dei FROM HANDS, se rispondessi che sì: la mia presenza ha avuto un ruolo determinante, sarebbe comunque un confermare questo modo sbagliato di interpretare i SEDIA. Non li si deve pensare come qualcosa che viene da qualcos`altro, i sedia sono nati da me Ale e Mat che suoniamo insieme... basta!!!

Siete rimasti soddisfatti dell'ottimo riscontro ricevuto, subito dopo la pubblicazione, del rimo album ufficiale dei Sedia?
Sicuramente sì...è una cosa, d`altra parte, successa in modo naturale.
Ci serve non tanto a livello di nome o come canale di promozione per i dischi, quanto come riscontro più generale.
Non ci interessa fare tendenza! L`importante è fare al meglio il proprio lavoro... e divertirci, sì: con Sedia più che mai...
Per un progetto come Sedia l`attività live è molto importante, ed il fatto che ci sia risonanza ed apprezzamento ci permette di promuoverla, nel senso di aprire i contatti etc. La nostra musica è fatta di prove-dischi-concerti, non c`è niente di concettuale... al contrario, è qualcosa di suonato e di fisico... la risonanza ci permette di portare avanti proprio questo.
Non posso rispondere a questa domanda, lo potrò fare quando, e soprattutto se, mai otterremo il 'successo'.
Però posso rispondere ad una domanda simile, cioè: "ciò che è successo ai sedia (pubblicazione del disco di esordio, accoglienza gioiosa di RUMORE e di numerose 'zines) ha in qualche modo cambiato il vostro atteggiamento?". La risposta sarebbe: sicuramente ha cambiato le cose; ci ha dato forza, ci fa credere di più in quello che facciamo. Ma anche ci rivolge questo ammonimento: “siete riusciti ad ottenere qualcosa che volevate e per cui avete sudato, ma che cosa è dopo tutto quello che avete ottenuto? Niente se non lo trasformate in energia e in comunicazione; Niente se non lo usate per essere più aperti, cioè più fuori di voi e più dentro gli altri”.
Perchè la musica per me serve a questo, a far essere tutti una cosa sola.

Durante il concerto del 16 Aprile in quel di Jesi ero rimasto colpito dall'uso complesso e aperto riservato agli strumenti... date l`idea di essere molto attenti anche al singolo dettaglio, non trovate?
Diciamo che in Sedia il discorso sul mezzo è indicativo, mentre in progetti come From Hands e Polvere i mezzi sono sicuramente fondamentali. Sono dei lavori basati sull`uso di diverse strumentazioni e soprattutto di diverse applicazioni allo strumento... fino a diventare quasi un tutt`uno con il mezzo. Si tratta di scegliere un oggetto piuttosto che un altro...
A questo proposito una critica che posso muovere alle testate di critica musicale è proprio la mancanza di interesse nei riguardi del dettaglio. Difficilmente si analizzano le strumentazioni utilizzate etc. Ma in generale, è una critica che va mossa all`intero settore culturale... penso a riviste come Flash Art per le arti visive... Spesso si trascura il dettaglio per favorire uno sguardo generalista.

Secondo un vostro punto di vista: quali possono essere le realtà musicali più stimolanti, e da conoscere, del panorama italiano? Penso anche alla Wallace, etichetta con cui collaborate da diverso tempo.
Sicuramente le cose più interessanti vengono dalla Wallace. Non solo ora... già da qualche anno a partire almeno dagli A Short Apnea, la Wallace ha prodotto fra le cose migliori in circolazione. In più lavorare con loro mi ha permesso di venire a contatto con il lato umano di queste persone.
E` una scena interessante da tutti i punti di vista, la scuderia, le persone, i progetti editoriali... penso all`idea dei MiniCd...
Parliamo dell`indie autentico, cioè non della mescal, per intenderci, quindi parliamo dell`underground. Ebbene qui ci sono gruppi che mi piacciono e gruppi che non mi piacciono. i SUMO di Bologna mi piacciono.
Andando al di là dei gusti, si può dire una cosa: l`indie come lo vedo io è in pratica `fai-da-te`, ha a che fare con la politica, molto; a volte anche con musica buona (cioè capace di coinvolgere e comunicare), ma non sempre. Di sicuro è una cosa positiva che la gente riesca a produrre dischi, far suonare gruppi e tutto il resto, rimanendo al di fuori delle dinamiche annichilenti del business; però questo non basta per fare un buon disco o un buon gruppo. Spesso l`orgoglio di dire: “guarda che figata, abbiamo fatto tutto da soli!” rende un po` troppo accondiscendenti rispetto al vero valore di una band.

Non credete che in Italia, a differenza di altri paesi, si noti uno scarso scambio d`idee tra realtà musicali, casomai, anche differenti nel mood?
Non saprei dire se è un difetto o meno. Dipende dalla cultura di una persona. In ogni caso mi sembra un discorso utopistico... e credo che anche all`estero sia così. Il problema è che non sempre tutti sono disponibili al dialogo.

E` andato trasformandosi il ritmo lavorativo dei Sedia e, inoltre, dopo il successo ricevuto comincia ad esistere un riscontro del vostro lavoro anche fuori dall`Italia?
No. Stiamo lavorando piano piano su composizioni diverse. C`è un certo cambiamento nella struttura... ma come naturale evoluzione del gruppo, non a causa del riscontro con la critica.
Per quel che riguarda l`attività live, siamo in fase di programmazione per la nuova stagione. Per la promozione all'estero, molto dipende dalla Wallace. Dal Belgio ci arriva qualcosa...
Suonare all`estero è invece un obiettivo che si realizza lentamente, mano a mano... l`importante è andare avanti a testa bassa, continuando a sapere ciò che si vuole.

Cosa potete raccontarci, invece, della foto scelta come cover per l`album dei Sedia?
E` una foto immediata, molto spontanea. Non ci dispiaceva il fatto che alla gente suscitasse curiosità o comunque destasse attenzione.
La falce e martello non ha alcun significato se non per la compatibilità estetica con il maglione del ragazzo (mattia, ride).
Il messaggio è non credere mai a ciò che i media ti mostrano (Alessandro, ride).
Circa l`immagine sulla copertina, cosa significa?
Ma è ovvio, scusa. Ha un profondissimo senso allegorico: il bambino è chi ascolta il disco, i SEDIA sono il gelato.
Il simbolo comunista infine sta a significare un invito, una speranza: quel gelato va collettivizzato, tutti devono poterci leccare quando vogliono... ma anche il fatto che l`immagine è sfuocata e tagliata obliquamente significa qualcosa di essenziale. Noi non abbiamo capito bene, sicuramente c`entra in qualche modo il magister (alessio ride).

Visto dove siamo arrivati, potremmo spostarci a parlare del progetto elettro-acustico Polvere che tu, Mattia, condividi da tempo con Xavier Iriondo?
Polvere è una ricerca di sperimentazione elettroacustica. L`idea è di immettere strumenti acustici anche suonati ed elaborarli in post-produzione. Strumenti come g3, g4 o MaxMspeed permettono una molteplicità di soluzioni in questo senso... In polvere il 20% è suonato e l`80% post-prodotto; tre o quattro giorni suoni e passi il resto dell`anno in post-produzione.

Quindi l'uso del computer assume maggiore rilievo in ciò e...
Sì, vedi nel 900 si utilizzava il grammofono piuttosto che le bobine. Ora è il computer il mezzo correlato al nostro tempo. Io sono del tipo pro-computer, è il mezzo usuale della nostra contemporaneità .
L`idea è di fondere questi elementi, elettronici e acustici con un trattamento elettro-acustico, fino a creare melodie e piani sonori abbastanza diversi fra loro, l`acusticità piuttosto che l`elettricità e così via. Semplicemente, decidiamo di arricchire un mondo piuttosto che un altro.
Nei nostri set da una parte c`è l`esperienza del suono dal vivo, dall`altra quello del suono elaborato... in tempo reale.

quali potrebbero essere i riferimenti per questa esperienza?
Russolo anni `20 e la scena futurista italiana, ma soprattutto la scena Francese di Varese, Chauffeur, Xenakis, Luc Ferrari..in generale gli anni dai `30 ai `50...

Musicisti importanti al fine della vostra formazione ... potete lanciare qualche nome?
Alessandro: il mio backgraound è pop. A 15 anni ascoltavo Beach Boys ed i Beatles, grazie ai miei fratelli... poi ho maturato l`interesse per qualsiasi forma musicale, anche se non sempre vado a fondo. Sono stati importanti gli incontri e le relazioni con le persone e sicuramente la geografia.
Ascolto pop, rock, noise, jazz, funky. Un periodo ero amico di un ragazzo che lavorava in discoteca e così ho iniziato ad ascoltare i ritmi africani: il funky. Oppure mi è capitato di conoscere gente che amava la world, la musica etnica ed allora ho cominciato ad interessarmi di strumenti come il sitar. Anche se poi è difficile che io riesca davvero a decontestualizzare. La riconoscibilità di certi tipi di musica non riesce a soddisfare i momenti più intimi... io sono il tipo arte e vita (ride e cita heidegger).
Mattia: fine anni 70, scena di Canterbury, Fred Frith, This Heat, Varese...
Il mio bagaglio formativo è composto della musica che ascolto e dall`ambiente in cui sono cresciuto. Un ambiente piccolo, cittadino, dove è importante il tipico ritrovo a 15 anni, gli stimoli che hai... è un discorso di vita e luogo in cui uno sta. Quando uno vive in posti come questi (Falconara n.d.r.) senza nessuno stimolo, dipende da te cercarli. In un certo senso è questa la formula vincente... le cose sono sempre più genuine e viscerali rispetto a qualcuno che deve giusto selezionare un`abbondanza di stimoli...
Sì: una formula vincente anche se difficile. Non hai scambi, è una continua ricerca, etc.
Alessio: per grandi linee, facendo solo i nomi più importanti: Sex Pistols, Ulan Bator (che però ho seguito soltanto fino a “Vègètale”, dopo hanno cambiato batterista e hanno iniziato a fare schifo), Autechre, Birthday Party, Jesus Lizard, Laddio Bolocko, Breach, Neurosis, Converge (che ultimamente mi hanno deluso), Pil, Sayyadina...


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