textile records    di e. g. (no ©)





Parlare dell`etichetta francese Textile Records vuol dire parlare della produzione più genuinamente indipendente, non solo svincolata dalle multinazionali ma anche dalle logiche del mercato. Ci sono sempre state etichette indipendenti in grado di rappresentare le tendenze musicali più underground della loro epoca, ad esempio la ESP, che negli anni Sessanta seppe convogliare nelle sue fila la new thing, il rock più sballato e il folk più strano, o la India Navigation, che seguì a ruota la politica della ESP e, nel decennio successivo, diede voce ai chicagoani dell'AACM, alla cosiddetta scena loft e alle tendenze più innovative del minimalismo. Ma anche la SST degli anni Ottanta, che diede spazio alle proposte più fresche del rock indipendente e captò in anticipo il risveglio della psichedelia e dell'improvvisazione. Oppure la ¿What Next?, nel cui catalogo trovarono rifugio, all`inizio degli anni Novanta, Loren Mazzacane, Ikue Mori, Annea Lookwood, Peter Garland e Jerry Hunt. Con l'esplosione avuta dalle etichette indipendenti negli ultimi anni, favorita dall'informatizzazione e dall'entrata in circolazione del CD, è sempre più difficile riuscire ad individuare un marchio che non segua una politica settoriale e si ponga come pretendente a un ruolo guida. La parcellizazione settoriale fa pendant con quella territoriale, per cui le etichette indipendenti più interessanti non sono oggi concentrate negli USA, come in passato, ma si vanno disperdendo in un territorio sempre più vasto, fino ad una collocazione autenticamente periferica rispetto a quelli che sono i centri di potere economico delle multinazionali del disco.
Di tempo, dal tempo dei primi pionieri ad oggi, ne è effettivamente trascorso, tanto che è ormai possibile suddividere la storia della distribuzione indipendente in alcuni periodi ben distinti.
In origine si distingue una prima epoca `preistorica` che precede l`entrata in scena del `long playng` e, di conseguenza, si protrae dai primordi del vinile fino, più o meno, a tutti gli anni Cinquanta.
Questa prima epoca è seguita dall`era `moderna`, all`interno della quale sono distinguibili più periodi: una prima fase `artigianale` ed una seconda `industiale. La fase `artigianale` si protrae dagli anni Sessanta al decennio successivo; in questo lasso di tempo la diffusione dei dischi avviene tramite pochi negozi specializzati, o per corrispondenza, ma è avverabile una progressiva invasione nel mercato, tanto che verso la fine del decennio è ormai possibile trovare i dischi di molte piccole etichette presso quasi tutti i rivenditori. Questa penetrazione è il preludio al periodo successivo, `industriale` o `età dell`oro`, rappresentato dall`esplosione degli anni Ottanta. Le etichette indipendenti più vigorose sono ormai delle piccole industrie e le loro produzioni sono reperibili in tutti i negozi di dischi, mentre le forme di produzione più artigianale vengono relegate in minuscole nicchie che, spesso, si affidano alla diffusione tramite cassetta, sette pollici e compilation.
Alla fine degli anni Ottanta, con l`ingresso sul mercato del supporto CD, inizia un`epoca `contemporanea` che ha portato con sè la diffusione a macchia d`olio delle etichette indipendenti, dell`autoproduzione e della distribuzione fatta direttamente dal musicista senza intermediari. La produzione indipendente di tipo più `industriale` sembra sussistere come un retaggio del passato e non come immissione di forze nuove, laddove queste ultime hanno invece palesato un ritorno a forme di produzione artigianale. Va da se che un grande successo commerciale costringe logicamente le etichette indipendenti ad abbandonare la gestione domestica per abbracciare l`idea di un`organizzazione più articolata. Ma un grosso successo commerciale non è mai completamente casuale e deriva chiaramente dalle scelte fatte a monte rispetto a cosa produrre e a cosa non produrre.
Artigianato va inteso anche come forma di diversificazione, dove industria significa massificazione, e come forma di decentramento, dove industria significa accentramento, con tutto quanto ne consegue, a partire dalla personalizzazione delle confezioni per finire con un`esplosione demografica senza precedenti. Quello che stiamo attraversando, a livello di produzione discografica, è un momento di marcata democrazia, o meglio di anarchia, con tutti i pregi e i difetti che una situazione del genere comporta.
All`interno di questa realtà la Textile rappresenta uno degli elementi più propriamente artigianali, quasi un ritorno all`antico, con una consistente produzione in vinile. Dalla grande tradizione della produzione indipendente vengono ereditati vizi e virtù. Fra le seconde c`è la cura per la singola produzione, il tentativo di eludere l`appiattimento ed una stravaganza che, a volte, si spinge fino agli eccessi. Fra i primi ci sono le malattie croniche della produzione indipendente di tipo più artigianale: lavori annunciati e mai usciti, ritardi nelle pubblicazioni e un certo caos organizzativo.
Alla luce della situazione descritta è difficile che il marchio transalpino possa rivestire quel ruolo guida che in passato fu proprio di alcuni marchi storici. Eppure è in possesso di tutte le caratteristiche tipiche dei migliori antesignani, ad iniziare dalla predisposizione ad attraversare i generi più d`attualità nella scena underground - che una volta potevano essere new thing, folk, loft jazz, minimalismo e hardcore, ed oggi sono elettronica, improvvisazione, psichedelia, noise e folk - per finire con il suo essere simbolo esemplare della tendenza centrifuga di cui s`è già detto. In ogni caso esso è ben rappresentativo del periodo storico che la produzione indipendente sta vivendo, tanto che in futuro potrà a ragione essere citato come simbolo di questi anni quanto mai incerti.


La produzione della Textile si divide in due serie, una in vinile e una in CD, con i vinili che sono in buona parte degli split a 45 giri.
Due di questi split, Jackie-O-Motherfucker / Vibracathedral Orchestra e Ticklish / Fizzarium, sono esauritissimi e non sembra ci sia la possibilità di una ristampa a breve termine. Così, senza l`ausilio di un ascolto, posso solo dire che il primo accoppiamento è molto azzeccato, mentre il secondo, essendomi totalmente sconosciuti i Fizzarium, è praticamente indecifrabile. Per quanto riguarda i Ticklish - Phil Durrant, Kev Hopper e Richard Sanderson, più una parte visuale curata da Rob Flint - l`etichetta ha annunciato da tempo l`uscita di un intero CD, ma veniamo ora a una breve analisi dei vinili disponibili.

The Bill Wells Octet meets Lol Coxhill: L`ascolto disattento può far pensare ad un normale disco di jazz, ma una ricezione più concentrata lascia intravedere gli elementi tipici della Textile, con le solite stravaganze, come una formazione indefinita, cioè un ottetto che non è un ottetto. I musicisti, poi, ben rappresentano lo spirito dell`etichetta: Lol Coxhill, canterburyano d.o.c.g. dalle numerose esperienze (è fra coloro che pubblicarono sulla Dandelion di John Peel), Lindsay Cooper, che ha iniziato con Comus, uno dei gruppi mito per le nuove leve del folk, ed Henry Cow, e il titolare Bill Wells che è il noto arrangiatore e/o produttore di quasi tutti gruppi pop scozzesi dell`ultima generazione (Pastels, Belle & Sebastian, Arab Strap)... Si tratta di un jazz post-canterburyiano, suonato con quattro strumenti a fiato più un pianoforte/campionatore, che non fa impazzire ma si mantiene comunque sempre su buoni livelli. La scaletta è suddivisa in cinque brani più lunghi, più devoti alla tradizione, e alcune macchiette più brevi, più soffuse e più strane. Accanto ad alcuni momenti più tipicamente, e datatamene, free, come Gilmore Green, si distendono esperimenti più particolari, come Phantom Pain che inizia con suoni quasi andini (o comunque dai riferimenti in alta quota).

Mahayoni Mudra / Documents: Mahayoni Mudra è un trio di psichedelia elettronica non giapponese, a differenza di quanto può far pensare il nome, che utilizza theremin, synth modulare A-100, basso, percussioni non ben accordate e/o preparate e chitarra-synth. I tre brani del disco presentano un suono stonato al di fuori di qualsiasi normale amministrazione, come una versione futuribile di space-sound. Si tratta di una musica profondamente malata, lenta, dilatata e animalesca che ricorda, in qualcosa, le salmodie dei Red Crayola e dei Virgin Prunes più out. Fred Nipi e Romses, anche i nomi hanno qualcosa di `virginiano`, suonano assieme già dal 1998, nel duo noise Freyja, e negli anni passati hanno collaborato anche con il performer Malga Kubiak. Dopo essere stati raggiunti dal percussionista Frank de Congo hanno cambiato più volte il nome, fino ad assumere la denominazione definitiva di Mahayoni Mudra (ripresa dall`Astral Anarchy Calendar). Tutti e tre i musicisti fanno parte della Paris Fucked Music Society. Un posto per quando verranno compilate le `nuggets` di questi anni se lo sono già guadagnato. Documents è invece un ensemble misterioso dei cui componenti non si conoscono dati, se non che utilizzano batteria, elettroniche, tastiere, chitarra, flauti e altro. L`accoppiamento fra i due gruppi è perfetto, e si insinua pure l`idea che i secondi non siano nient`altro che una formula allargata dei primi, essendo i riferimenti gli stessi. Caso mai nei Documents il suono è più pieno ed orgiastico. Il lato del vinile a loro riservato è occupato da un unico brano in forma libera che rimanda alle espressioni più free della psichedelia e del rock cosmico.

Sun / Hassle Hound: Sun è il duo formato da Oren Ambarchi e Chris Townend. Devo dire che il loro CD d'esordio non mi aveva convinto, ma alla luce di questo splendido brano credo che dovrò riascoltarlo. Non mi si venga però a dire che con questa musica i Pink Floyd non c'entrano niente! Il duo australiano si cimenta in un magico brano orientaleggiante, splendidamente orchestrato, con la voce che ricorda il Beck più `assonnato`, delicati arpeggi di chitarra, aperture di tastiere, fondali di field recordings e percussioni sparse.
Hassle Hound è un quartetto di folk-pop, proveniente dallo stesso ambiente di Vibracathedral Orchestra e Volcano The Bear, le cui splendide melodie hanno un retrogusto beatlesiano, e lasciano così immaginare dove sarebbe potuto andare a parare il quartetto di Liverpool se John Lennon fosse stato libero (e in grado) di esprimere tutto quanto veniva dettato dalla sua fantasia.. I quattro componenti sono Tony Swain, Lizzy Swimmers, David Fulford e Mark Vernon, e gli strumenti chitarra, violino, tastiere, elettroniche e campionatori. Le loro `songs`, se pure disturbate dalle stranezze tipiche di tutta la congrega, si presentano tuttavia come le più prossime ad una forma di canzone classicamente intesa. Melodie infantili, magari molestate da mille chincaglierie, che cercano di nascondere quegli aspetti animaleschi già trovati nei Mahayoni Mudra (con l`unica differenza che mentre là erano tigri qui sono gattini). Anche loro fanno uso di registrazioni prese in natura, almeno così pare all`udito, e anche loro non sfuggono all`influenza pinkfloydiana (Prudent Meteors e Have Gone, Am In Chicago sembrano proprio canzoni sfornate da un buon Waters d`annata).

Le Dernier Disque De Jazz Du XXème Siècle: “Le Dernier Disque De Jazz Du XXème Siècle” è un disco straordinario e ricco di stranezze. In primo luogo si tratta di una collaborazione a distanza: Pierre Tanguay (batteria e washboard) e Martin Tétreault (vecchi vinili ed effetti) hanno registrato la loro parte a Montréal ed hanno inviato le registrazioni a Xavier Charles (clarinetto), quest`ultimo ha registrato la sua parte in quel di Parigi ed ha provveduto al montaggio finale. In dieci capitoli, uno per decennio, viene offerto un compendio della storia del jazz, attraverso la rivisitazione di alcuni stili essenziali, lungo tutto l`arco del ventesimo secolo. Fino a questo punto le stranezze rientrano quasi nella norma, se non fosse che il primo lato del disco, dal 1900 al 1940, è inciso in mono, mentre il secondo lato, dal 1940 al 2000, è in versione stereo. La calata nel physique du rôle è perfezionata dai giorni in cui viene effettuato il montaggio finale: 30 e 31 Dicembre dell`anno 2000. Solo un Michael Snow al massimo della forma avrebbe potuto concepire una cosa simile. Un disco che entra di diritto nella lista dei migliori omaggi al XX° Secolo.

Rats: Rats è un duo formato da Dan Warburton e Edward Perraud ed il loro è il numero più avventuroso del lotto. Tastiere e percussioni disegnano le 13 parti di una lunga suite (è l`unico vinile che va ascoltato a 33 giri) dai contorni e dalla forma indefinite, ma dall`afflato piuttosto oscuro. Il loro è un menage fra Kosmiche Musik, free form alla AMM ed elettroacustica in stile Mego. Siamo dalle parti dell'improvvisazione pura e i due sono fra i nomi più interessanti della musica improvvisata contemporanea: Perraud è portatore di una formazione più (free)jazzy e Warburton è invece depositario di una maggiore libertà (extra)jazzy, con collaborazioni che vanno da Eric La Casa a Radu Malfatti e da Nikos Veliotis ai Reynols. La collaborazione fra i due si estende anche ad un più ampio quartetto comprendente François Fuchs e Jean-Luc Guionnet.

La serie in CD si compone di quattro titoli, fra i quali la preferenza va ai Volcano The Bear e a Daniel Padden (che è anche un componente dei primi, con Laurence Coleman, Aaron Moore e Nick Mott). Possiamo parlare tranquillamente di neo progressive, con atmosfere che citano il primo Syd Barrett e, soprattutto, i Soft Machine. Rispetto al vecchio prog si respira l`assimilazione delle nuove forme elettroacustiche, con una forte componente dedita al bricolage e al `do it yourself`. A dispetto di una discografia sufficientemente corposa, che però si annulla in una moltitudine di edizioni limitate (cassette, vinili e CD-R...), questi sono forse i loro dischi più facilmente reperibili. E` una musica incisa con povertà di mezzi e pure ricca di espedienti (stravaganti e originali) e di particolari, sia per quanto riguarda gli arrangiamenti che le soluzioni timbriche. Le similitudini fra i due CD sono chiaramente vistose, anche se nel gruppo è più evidente un mood psichedelico, laddove il disco di Padden è più orientato verso una visionarietà da menestrello folk. Il gruppo è più portato agli orientalisti mentre il solista si cala più marcatamente in una tradizione tipicamente europea, anche se questa non è una verità assoluta.

Per quanto riguarda "Change" dei Jackie-O Motherfucker resto dell'opinione che il gruppo è padrone di un suono suggestivo ma cade ogni tanto in soluzioni banali e risapute e in formalismi un po' uggiosi, ma questo è probabilmente il titolo più venduto dalla Textile e sicuramente quello che finisce per caratterizzarla presso una buona fetta di pubblico.
"High Tones For The Winter Fashion" è invece il pezzo più debole dell'intera serie, si tratta di un CD diviso fra il duo elettronico degli Alma Fury e Xavier Charles, qui in veste di musicista elettroacustico, con i giapponesi Otomo Yoshihide e Otani Yasunhiro, che suonano in qualche brano da ambo le parti, a fare da collante. Non si tratta tanto di un lavoro brutto quanto di un lavoro estremamente dispersivo.


Tornando sulle caratteristiche dell`etichetta, una particolarità non indifferente è rappresentata dalle confezioni, curate da Dokidoki, uno studio parigino di grafica (e altre cose) formato da francesi e giapponesi. Le confezioni della Textile, in particolare, sono curate da Marie Caillou e Sylvie Astié. La linea, soprattutto quella della serie in vinile, è a carattere fumettistico, e in riprende soprattutto il design del manga giapponese. Si tratta di figure favolistiche che rappresentano diversi esempi di uomo/donna effigiati in modo tale da richiamare alla mente vari tipi di animale: tigre, pantera, coniglio, mucca, gufo, formica, riccio... In tale modo la Textile si inserisce in un altro tipo di tradizione che ha fatto, in parte, la storia della cultura tardo-novecentesca: la tradizione della relazione fra musica e fumetto. Vediamo un po`, attraverso qualche cenno storico, come s`è sviluppato questo connubio.

Chissà perchè i Fall, nei concerti d`inizio 2004, tenevano appeso alle loro spalle uno stendardo con riprodotta una vignetta tratta da “Il Comandante Mark”? Beh, in questo caso la logica porta direttamente all`ego del leader, anche se l'utilizzo di un fumetto può far pensare ad una 'love story' vecchia di anni, se non sempre esistita, dal momento che fumetto e musica pop sono le forme espressive, insieme al cinema, che hanno accompagnato, e plasmato, i sogni di migliaia di adolescenti.
L`utilizzo del fumetto nel design delle confezioni discografiche è faccenda che risale, quindi, alla nascita della moderna musica popolare, identificabile in quella che viene chiamata musica rock o, in senso ancor più lato, musica pop. Se fin dall`inizio esistono esempi in tal senso, è però con la scena freak che il fumetto, quale elemento rappresentativo di un modo di fare musica, viene utilizzato con cognizione di causa. I primi dischi delle Mother Of Invention e dei Deviants hanno copertine dall`impostazione prettamente fumettistica, seppur vengano utilizzate anche delle foto, e nel caso dei Deviants lo stesso titolo, “Ptoooffff”, è decisamente indirizzato su tale linea. Tali copertine sono tutt`altro che avulse dal contenuto, dal momento che in entrambi i casi testi e musiche hanno un`impostazione indirizzata in tal senso. Nel caso dei Deviants, poi, il disco viene distribuito dalla rivista underground “IT”, e mi sembra quasi superfluo osservare come la stampa underground e il fumetto siano andati a braccetto da sempre. Dalle fila dei Deviants passò il poeta Pete Brown, che in seguito sarà anche il paroliere di Jack Bruce, elemento legato alla scena underground che illustrerà le copertine dei suoi dischi con intere tavole atte a rappresentare i componenti del gruppo, lo svolgimento di un concerto o quello di una registrazione. Sempre allo stesso tipo di impostazione appartengono i Gong, autentici depositari di uno stile fumettistico che, a quel punto, era già storia.
Anche la scena psichedelica più classica si avvalse di copertine fumettistiche, spesso in stile western (alla Pecos Bill), come nel caso dei famosi “Happy Trail” e “It's a Beautiful Day”, disegnati dalla Globe Propaganda, sigla dietro alla quale si nascondeva George Hunter, già cantante con quei Charlatans che vengono considerati fra gli iniziatori della psichedelia californiana. La copertina più famosa rimane comunque quella di “Cheap Trick” della Joplin, anche perchè disegnata da Robert Crumb, uno dei maestri del fumetto underground, nel suo inconfondibile stile.
Dopo un periodo più serioso, nel quale si distingueranno però gli italiani Garybaldi, il cui "Nuda" era firmano nientemeno che da Guido Crepax, il fumetto ritorna in prima fila con l'esplosione del punk. Nella Los Angeles della SST si metterà in mostra Raymond Pettibon, il cui tratto caratterizzerà buona parte dei dischi dell'etichetta, e dei Black Flag in particolare (ma suoi sono anche “Goo” dei Sonic Youth e numerose altre copertine dell`epoca). Al di qua dell'Atlantico i Clash di “Sandinista” illustrarono con un fumetto l`intero testo di Ivan Meets G. I. Joe. Un procedimento inverso avvenne invece per gli Starfuckers, il cui brano Saturazione venne illustrato da Prof. Bad Trip per la rivista musicale “Rumore” (N° 5/6).Gli Olandesi Ex utilizzarono il fumetto, soprattutto nei loro primi anni di vita, come elemento di denuncia politica, ravvivando così la tradizione più genuinamente underground. Le strisce che ornano i loro dischi non contengono la raffinatezza di tocco posseduta da molte di quelle fin qui descritte, ma si distinguono comunque per la loro efficacia.
Fra i più singolari casi recenti citerei poi i giapponesi Melt Banana, i quali ripropongono il motivo di copertine che ben rappresentano una musica dai palesi caratteri fumettistici.
In chiusura ben ci stanno i White Zombie, caso interessante e atipico perchè il cantante Rob Zombie, anche leader del gruppo, è lui stesso un disegnatore di fumetti, e quindi le copertine - tratteggiate in uno stile che, fra erotismo, satanismo e mitologia horror, rinnova la tradizione fumettistica legata al metal, però con una carica di dissacrante ironia - sono tutte di sua realizzazione.
Sarebbe magari interessante, a questo punto, vedere quali sono stati gli intrecci creatisi - nelle storie, nei testi delle canzoni e nei protagonisti - ma è un discorso che ci porterebbe troppo lontano, mi limiterò quindi ad un unico esempio rappresentativo qual`è Romance In Durango scritta da Bob Dylan e Jaques Levy, il cui testo sarebbe un`ottima sceneggiatura per un film come per un fumetto:


Hot chili peppers in the blistering sun
`Dust on my face and my cape,
Me and Magdalena on the run
I think this time we shall escape.
Sold my guitar to the baker's son
For a few crumbs and a place to hide,
But I can get another one
And I'll play for Magdalena as we ride.

No llores, mi querida
Dios nos vigila
Soon the horse will take us to Durango.
Agarrame, mi vida
Soon the desert will be gone
Soon you will be dancing the fandango.


Past the Aztec ruins and the ghosts of our people
Hoofbeats like castanets on stone.
At night I dream of bells in the village steeple
Then I see the bloody face of Ramon.
Was it me that shot him down in the cantina
Was it my hand that held the gun?
Come, let us fly, my Magdalena
The dogs are barking and what's done is done.

No llores, mi querida
Dios nos vigila
Soon the horse will take us to Durango.
Agarrame, mi vida
Soon the desert will be gone
Soon you will be dancing the fandango.


At the corrida we'll sit in the shade
And watch the young torero stand alone.
We'll drink tequila where our grandfathers stayed
When they rode with Villa into Torreon.
Then the padre will recite the prayers of old
In the little church this side of town.
I will wear new boots and an earring of gold
You'll shine with diamonds in your wedding gown.
The way is long but the end is near
Already the fiesta has begun.
The face of God will appear
With His serpent eyes of obsidian.

No llores, mi querida
Dios nos vigila
Soon the horse will take us to Durango.
Agarrame, mi vida
Soon the desert will be gone
Soon you will be dancing the fandango.


Was that the thunder that I heard?
My head is vibrating, I feel a sharp pain
Come sit by me, don't say a word
Oh, can it be that I am slain?
Quick, Magdalena, take my gun
Look up in the hills, that flash of light.
Aim well my little one
We may not make it through the night.

No llores, mi querida
Dios nos vigila
Soon the horse will take us to Durango.
Agarrame, mi vida
Soon the desert will be gone
Soon you will be dancing the fandango`
.


Ma la presenza del fumetto nella storia della musica pop va ormai ben oltre il fumetto stesso, per rendersi conto di ciò basta guardare i ritratti fatti da Julian Opie ai componenti dei Blur, per la copertina del “Best”, e se non si riallacciano a un mood fumettistico mi taglio una mano! Meglio terminare così, se no poi esco a ricomprarmi l`intera collezione del “Comandante Mark”.
Ingrandendo i francobolli potrete avere una piccola storia in immagini di quanto avete letto.


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