netmage 05 di Corrado Senscibai (foto di Moira Ricci) |
 Netmage 05: un`edizione che si apre col presupposto di partire per un volo che mira ad un atterraggio nel reale, l`altalena tra lasciti di origine naturale e sguardi di approccio antropologico non lontani dalla sintesi macchinica si incarna in una volontà più ampia di riscrittura del vero, visto da lontano o attraverso un delay puramente interiore.
Si può notare immediatamente un distacco dalla radicalità della scorsa edizione, quasi imbrigliata in un autodefinizione operativa, aspramente selettiva, come se quella necessità fosse spinta da un evidente volontà di rinnovamento interno, a scapito di quell`apertura 'totalizzante' che abbiamo gustato quest`anno.
Le problematiche relative alla sede del Festival che ogni anno si dimostrano una sfida, anche quest`anno si chiudono con una soluzione installativa geniale: un Teatro (il Manzoni) con schermi asimmetrici a metà sala e la libertà di movimento del pubblico (anche sul palco). L`inesistenza di una divisione concreta degli spazi tra attori e fruitori è anche base teorica di Netmage 05: condivisione di saperi e di esperienze, perchè è allo stesso mondo che guardiamo, translato nel live-set (un esempio particolare di questo paradigma è stata la scelta di Dimitry Gelfand e Evelina Domnitch, che in un workshop improvvisato ci svelano i prodromi del loro operare, la ricerca di Hans Jenny, filsofo e sperimentatore acustico).
Le danze si aprono con il live “Organic Debris” di [sic]/triPhaze dove lontani echi di una post-cinematografia destinata a riagguantare il possesso del proprio corpo (e dei propri mezzi) puntano lo sguardo sui detriti organici quotidiani, immensa simbologia del deterioramento e dell`inarrestabile fluire del tempo, dove il corpo dell`essere umano appare come autore di gesti e raccoglitore di segni (sociali). Appare automatico il legame con il corpo come mediazione, attraverso il lavoro fisico, con il mondo extraurbano proposto dagli sguardi di carattere antropologico dei video di Phil Niblock, storico compositore minimale nato nel 1933. Il suo Live per Netmage ci costringe tutti ad un raccoglimento interiore dato dall`evaquazione dei droni microtonali in tutto lo spazio dell`auditorium e allo stesso tempo ad un`apertura visuale verso tradizioni lontane vissute in accadimenti lavorativi quotidiani non modificati dalla presenza del video-maker.
Saltando sulla soglia dell`astrazione sintetica e della netta omologia tra suono e immagine parliamo della ricerca di Vincent Epplay (suono) e Antoine Schmitt (algoritmi grafici). Ripensando a “Small_Fish” (di Masaki Fujihata, Kiyoshi Furukawa, Wolfgang Münch) un progetto datato 1999 e prodotto dallo ZKM di Karlsruhe, ci accorgiamo come la veste di un`idea di per sè rinnovatrice, ne possa modificare gli esiti sugli stati percettivi del pubblico.
Infatti l`algoritmo che crea le forme del live “Didplay Pixel 3” interagisce direttamente con il suono elettroacustico creato in tempo reale e lo intrappola in un`iconografia geometrica base, che si impone come possibile strumentazione di fondo per una ricostruzione totale delle forme visuali. Allo stesso modo Bas van Koolwijk ( accompagnato magistralmente dal musicista Christian Toonk) s`impossessa della codifica base dell`immagine televisiva (“RGB” il titolo del live-set) e la libera rendendola autosignificante.
Questa metodologia semi-archeologica prevede che l`autore decida di scendere al livello macchinico per decretare la sua superiorità autoriale, utilizzando le stesse possibilità di 'immaginificazione' della macchina ma sovvertendone le rappresentazioni, obbligandosi ad un minimalismo formale che insegue l`errore. L`autore che si fa complice delle proprie macchine, chiede ad esse un aiuto per codificare in forma audio-visiva le coordinate teoriche di un testo come “Il capitale” di Karl Marx, e lo rende live: “Grenze”.. Così Patrick Fontana, Aelters, Pierre-Yves Fave decidono che c`è un libro da salvare, o secondo una nuova tipologia di detournament, che esso sia una sceneggiatura da far interpretare alle proprie energie creative attraverso la tecnologia. Il micromondo ottenuto, creato attraverso forme primarie ed escrescienze sketch in simultaneo rinnovamento narrativo è la loro personale definizione di un panorama che rimane soggettivo, come quello dell`immaginazione interpretativa di un testo.
                                                     
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