afk    di sergio eletto





L`etichetta indipendente AFK è una realtà culturale interamente auto-gestita che dal 2000 in poi, grazie alla dedizione di un ristretta cerchia di artisti pugliesi, si distingue per essere diventata una tra le etichette più originali ed estroverse del circuito improv-jazz italiano.
Sua prerogativa è il legame con dei suoni assolutamente `liberi` che rimandano alla tradizione del jazz afro-americano. A partire da questo punto si sviluppa un discorso ben più ampio dove viene messo in pratica un aperto `confronto` con diverse culture e relative discipline, tra le più dimenticate, legate ai continenti che compongono il sud del mondo. Un carattere tipicamente mediterraneo, poi, è radicato in tutti i musicisti gravitanti nella AFK: il contrabbassista e compositore Vito Maria Laforgia, il trombettista e sperimentatore elettronico Giuseppe Mariani, la grafica Alessandra Cellamare (senza dimenticare tutti gli altri musicisti `afkappiani` che hanno preso parte ai vari lavori pubblicati). Si apre, quindi, una visione di un sud sconfinato e multicolore.

Suonano maggiormente significative e indicano un certo valore del concetto di suono `altro`, praticato dalla scuderia Afk, le parole scandite dagli stessi nel presentarsi all` `esterno`:

`Il territorio naturale di AFK è quello della musica improvvisata intesa come creazione istantanea - spontanea - in tempo reale - in libertà - al di fuori degli stili - senza schemi - anarchica!`

`AFK parte dalla musica e cerca il confronto con altre discipline artistiche, creando interazioni senza vincoli, alla ricerca di nuove forme di espressione.`

L`intervista che segue vede Vito Maria Laforgia e Giuseppe Mariani tessere un intricato excursus sulla strada percorsa dalla AFK. Ci si sposta da un esame individuale dei lavori più importanti ad una visione più generale del modo d`intendere e di creare musica. Il nucleo assume sempre più le sembianze delle corporazioni di un tempo - come l`AACM o la scena toscana qui da noi, che riunivano un manipolo di musicisti intenti a seguire degli scopi comuni con forte spirito collettivo. Un caleidoscopio di esperienze dalle quali è imprescindibile escludere l`articolato quartetto intestatario di “Afrika Metropolitaine” con Laforgia , Gianni Lenoci, Marcello Magliocchi e Vittorino Curci; l`intimo omaggio al proprio contrabbasso di Vito prestato in “The Howling”; le visioni personali della musica di Davies in “Miles Mix Files” che, insieme al duo elettro-acustico Laforgia-Mariani di “2x”, mette a nudo le passioni per i deviamenti puri nell`elettronica. Lo slancio verso un linguaggio moderno, libero dagli atteggiamenti stereotipati di certo accademismo tipicamente jazzistico, accresce la ricerca di sonorità nuove e le inserisce in contesti (esemplare in ciò l`omaggio al poeta Tommaso Fiore nel cd “Questi Luoghi”) dove si contaminano liberamente con i diversi volti della tradizione.

Proprio dalla Puglia e dalla sua solarità che decidiamo di cominciare, anche perchè si dimostra innegabile una congiunzione tra i ritmi che hanno scritto la storia di questa regione e lo spirito nomade, anarchico traghettato da questa originale etichetta discografica.
Il rapporto con la nostra terra è decisamente conflittuale: per un verso abbiamo vissuto e viviamo la nostra esistenza a sud, per l`altro avvertiamo sempre più forte il distacco con una realtà ormai molto lontana dall`idea che, comunemente si ha di sud. Andrebbe fatto un discorso generale su tutto il meridione ed uno in particolare sulla Puglia: l`idea di per se è affascinante, se si pensa ai colori, ai profumi, ai ritmi di vita più lenti e meditativi... (Vito: io, ad esempio, non posso prescindere dal mare... e se ci aggiungi che vivo in campagna... ! ).
Noi ci `occupiamo di musica`, siamo affascinati dal concetto di suono come sinonimo di purezza e veicolo per scoprire verità nascoste. Quindi il sud può anche essere un`ottima fonte di ispirazione sonora, a condizione che tutto fluisca in modo limpido, sincero, per intendersi, senza secondi fini.
Ma dov`è questo sud?
In Senegal... in Sud Africa... in rarissimi casi in Sardegna o in Sicilia, in villaggi non conosciuti. E quello che si sente in giro non è vero sud ma un surrogato di scarsa qualità , figlio di altre logiche: mercato, moda ecc.
La Puglia, grosso modo, può dividersi in tre parti: la capitanata (Foggia, Gargano...), da sempre legata alla `napoletanità ` ma, come tutta la Puglia, con scarsa autonomia culturale.
La parte centrale (Bari, Taranto, le Murge) con una provincia, più o meno, agricola e città votate al commercio con qualche mostruosa industria e una scarsissima considerazione per la cultura (pensa, la musica rimane legata alle bande di paese... è ridicolo). Infine la parte bassa (Lecce, Brindisi...) che nella tanto inflazionata `pizzica` tenta di trovare un senso alla propria storia musicale. Tutto si può limitare ad una ricerca di canti popolari con musicisti che conoscono il dialetto, tutto quello che viene dopo è inutile. Il dramma è che ci sono musicisti, anche affermati, che seguono queste mode, parlando di ricerca e recupero della tradizione; in sostanza vengono pagati bene suonando una musica banale e senza grossi sforzi. Qualche spruzzatina di jazz e la gente è contenta, perchè batte le mani (si dice che una festa è riuscita quando tutti fanno il trenino e un proverbio recita: “fatt u` nome e vinne u` mire acite”: una volta che ti sei fatto il nome puoi anche vendere il vino inacidito e nessuno si lamenterà .
Tutta musica per intrattenimento, noi stiamo da un`altra parte!


Ecco che nel discorso s`inserisce con facilità l`operazione “Questi Luoghi” (Racconti Sonori a Sud), progetto musicale che ha accompagnato l`inaugurazione del parco letterario Formiche di Puglia. Una riserva naturale, ubicata tra l`alta Murgia e la Murgia dei trulli, dedicata allo scrittore pugliese Tommaso Fiore.
Un lavoro musicale che ha visto l`apporto di un ensemble dalle dimensioni voluminose in cui sono stati coinvolti Laforgia, Gianni Lenoci, Sandro Mizzi, Mariani, Nico Marzovilla, Carlo Mascolo, Sabino Fino, Saverio De Palma e Francesco Massaro. Vale la pena di menzionarli tutti, perchè l`opera sfuma con sicurezza e brio tra tradizione, con velati inserti di melodie trascendenti dal folclore locale, e visioni moderne del concepire la musica, sia come gioco sia intesa e raffigurata nella sua globalità (musiche sospese tra l`etnica, il jazz, la contemporanea, l`elettronica).
Abbiamo fatto un tentativo con il cd “Questi Luoghi...” ma, appunto, è solo un tentativo, lasciamo agli altri giudicare. Anche Tommaso Fiore parlava delle contraddizioni dei pugliesi che preferivano sottostare agli ordini dei `padroncini` napoletani, proprietari della terra, piuttosto che ribellarsi (a parte qualche isolato nobile esempio). Oggi la situazione sociale è peggiorata: la gente si è incattivita (“Dogville” docet), le bellezze naturali sono compromesse dal binomio politica-malaffare, gli stessi politici che sono amici dei musicisti di cui si accennava sopra... s`intende!
Molti festival sono diretti da un gruppo ristretto di musicisti (sempre i soliti) che si preoccupano esclusivamente dei `successi` personali ma pare vi siano piccoli segnali in crescita che lasciano ben sperare... noi, stiamo a vedere!!!
Noi andiamo avanti comunque e nella testa abbiamo un altro suono per il sud: le radici sono sullo sfondo e la tensione è sempre in avanti, ci piace muoverci sui confini, siamo ibridi. Vuoi un esempio di sud musicale di altissimo livello: il cd “Napoli Walls”(meglio dal vivo) del francese Louis Sclavis... siamo al paradosso.
Nessun musicista pugliese, di quelli che vanno per la maggiore, ha mai lontanamente sfiorato un`idea musicale come quella di Sclavis, eppure parlano di sperimentazione, avanguardia... per favore!!!!!
A noi piace suonare, giocare con tutti i suoni possibili dove il risultato sperato è sempre quello di ottenere `paradossi sonori`.


La figura di Tommaso Fiore, intellettuale, scrittore, poeta, antifascista pugliese, contribuì notevolmente a restituire dignità al mondo contadino locale soprafatto dal padronato. Quindi l`opera assume una valenza `genuinamente` politica e radicale.
(Vito) Premettendo che non conosco bene il pensiero di Tommaso Fiore, avendo letto solo “Un Popolo di Formiche”, è indubbio che egli sia stato uno dei rari esempi di intellettuale meridionale capace di cogliere, e sottolineare con grande coraggio, le profonde contraddizioni della gente pugliese.
Questo è l`aspetto che più mi colpisce di Fiore: un antifascista (militante socialista ma anche vicino al pensiero anarchico non violento) schierato dalla parte dei contadini ma pronto a rilevare l`adesione passiva del sud al fascismo con `la speranza di cambiare padrone`, piuttosto che lottare per tentare di costruire una diversa prospettiva.
Purtroppo anche queste riflessioni fanno parte del nostro Dna culturale e quel cambiamento che allora era possibile, oggi sembra improponibile. Siamo anche figli di sconfitte in, piccole ed isolate, battaglie combattute per grandi utopie... e per chi, come noi, rifiuta ogni schema di appartenenza (geografica, politica, religiosa, ecc), ogni azione diventa ancor più radicale.


“Afrika Metropolitaine” rimane il lavoro più compatto e `ostico` di tutta la produzione. Un`alchimia di tonalità che si librano tra la morbidezza del jazz `caldo` (la giungla metropolitana di Duke Ellinghton) e le irriverenze del free jazz (Chicago, AACM).
Afrika Metropolitaine è una sorta di manifesto e AFK, di fatto, è il suo acronimo. Un progetto nato con l`idea di coniugare due apparenti opposti che invece nella storia della musica hanno avuto spesso punti di contatto (si pensi al concetto di `giungla metropolitana` caro a Duke Ellington). In particolare ci tenevo molto ad ottenere un risultato ben preciso: fare emergere un suono unico, mettendo da parte i facili, spesso ingovernabili protagonismi strumentali, anche attraverso un`attenta gestione del silenzio... e penso di essere riuscito nell`intento!
Quindi AFK come `Afrika`! Una Africa immaginaria, la nostra, vista come fonte inesauribile di suoni senza tempo, profondi ed universali. La `Metropoli`, vista come l`altra giungla dove i suoni si sommano fra loro, fino ad annullarsi in un`altra identità dai mille volti.
Un`idea che continua piacevolmente a `perseguitarci` e a sedurci (il prossimo cd andrà in questa direzione). Proseguiamo imperterriti in questo viaggio alla ricerca di una sintesi che riesca a coniugare la dolcezza del canto e lo stridere della `macchina` (sia essa industria o scarica elettrica).
Questa è l`anima e il cuore pulsante di AFK, il resto sono, come dice Giancarlo De Carlo (grande uomo ed architetto), `progetti tentativo` nei quali il gioco riveste un ruolo di primo ordine (noi, mica ci prendiamo troppo sul serio!!!).


Durante lo studio del contrabbasso si manifesta l`interessamento di Laforgia per l`improvvisazione tout court. Il background, come lo dimostra la fine del discorso, è costituito anche di ascolti rock. Il percorso jazzistico attraversa una serie di passaggi abbastanza simmetrici: il `nuovo pensiero` di Charles Mingus, l`elaborazione di un contrabbasso libero dai restringimenti accademici (un contatto con lo strumento attuato anche tramite `oggetti` che non siano propriamente le mani), confacente alle varie ramificazioni dell`improv radicale. La scuola europea del compianto Peter Kowald e di Joelle Leandrè, quella americana di Barrie Philips e degli albori artistici di Charlie Haden. Un nome che, tra l`altro, ricorre in una delle prossima uscite AFK: il trio 3`zz, composto da Laforgia, Mariani e Adolfo La Volpe, alle prese con le composizioni del fondatore della Liberation Music Orchestra.
Ho iniziato a suonare il contrabbasso `a causa` di Charles Mingus. Ascoltavo i suoi dischi e seguivo le linee di basso imitandole con la voce, così ho capito il ruolo fondamentale di uno straordinario strumento che funge da impalcatura, sulla quale si arrampicano gli altri musicisti. Eric Dolphy su tutti... sublime!
Quando l`ho ascoltato per la prima volta e stata un`autentica folgorazione. Anch`io sono aggrappato al mio strumento (è sempre lo stesso) e la mia vita è cambiata radicalmente. In seguito ho subito il fascino di due grandi contrabbassisti: Peter Kowald che ho conosciuto personalmente e con il quale ho avuto la fortuna di suonare. Penso abbia inciso il più bel disco di solo contrabbasso mai ascoltato: “Was da ist”. E poi il sudafricano Johnny Dyani che ci riconduce di nuovo al dualismo africa-metropoli. Citare altri grandi maestri include: Barrie Phillips (un faro!), Charlie Haden, Joelle Leandre (dal vivo veramente emozionante).
Sul versante del jazz, classico e free prediligo nomi che vanno da Albert Ayler, Abdullah Ibrahim, Thelonius.Monk, Cecil Taylor, Miles Davis (visto dal vivo), Don Cherry (un angelo) sino all`immenso Ornette Coleman. Poi vi sono una serie di musicisti più giovani che adoro, portano i nomi di John Zorn, Tim Berne, Louis Sclavis, Marc Ducret e altri ancora.
A questi si aggiungono i miei grandi amori della musica rock: Frank Zappa, Soft Machine, Van Der Graaf Generation, Lou Reed (la prima cotta), King Krimson... e anche Tom Waits, Paolo Conte.


“The Howling” si accoda perfettamente al discorso precedente, la traghettata solitaria di Vito con il suo strumento, un disco dove ogni brano è mirato ad un ricerca timbrica e/o espressiva specifica. Vengono esposti 12 `saggi` di improvvisazione libera al contrabbasso. Laforgia mette a fuoco in forma nitida tutta la strada percorsa (e i gusti prediletti) da musicista, esplorando a fondo la cavità `interiore` dello strumento.
Parliamo di un lavoro invernale, alle porte dell`inverno.
“The Howling” è primo di tutto un atto d`amore, la cui dichiarazione fu fatta molti anni or sono, verso il mio contrabbasso.
Un`esigenza, una sfida, un tentativo che oggi (sono trascorsi 4 anni dall`inizio del lavoro) guardo con infinita tenerezza.
C`è voluto molto tempo per completare il tutto e aver scelto di realizzare, prevalentemente, tutto dentro casa ha permesso di avere tutta la concentrazione e la libertà , necessaria alla creazione di un lavoro da solo, intimo ed introspettivo. L`idea era quella di realizzare un unico percorso attraverso piccole tappe, in modo che ognuna di esse rappresentasse un aspetto del mio rapporto con la musica e con la vita. Una specie di raccolta di `aforismi musicali` per un cd volutamente breve. Non sono sicuro se in questo caso la brevità sia un pregio o un difetto (per una mancanza di sviluppo delle idee musicali) ma la considero come un unicum inscindibile, dalle sfaccettature differenti.
Sullo sfondo l`insegnamento dei miei maestri: Kowald, Dyani, Mingus, Leandre, Phillips, Haden, Guy. Sfruttare le potenzialità timbriche del contrabbasso anche attraverso tecniche non convenzionali e con l`utilizzo di altri oggetti (campanelli, pezzi di legno, ferro, effetti elettronici), niente di particolarmente originale, penso, ma sinceramente `viscerale`!
Peccato che è difficile trovare l`occasione ed il posto giusto per una performance dal vivo. La `dimensione` del solo è travolgente ed è consigliabile a tutti i musicisti; un`esperienza unica ed un esercizio di ricerca delle proprie `voci` senza eguali. Sento di aver ricevuto dal mio contrabbasso molto di più di quello che ho dato ma senza sentirmi in debito, perchè niente mi è stato chiesto.
Per questo inverno spero di ultimare un altro cd da solo, ne sento la necessità !


La domanda riguardo il recente “Miles Mix Files” scatena una serie di reazioni a catena attorno la situazione poco confortante in cui naviga la scena musicale (indipendente) italiana. Una lunga elaborazione logica che per i toni graffianti contenuti è sembrato opportuno lasciar scorrere in un concentrato unico di `contestazione` e `orgoglio`.
Prima di parlare di M(iles) M(ix) F(iles) bisogna fare un`importante premessa: AFK è principalmente un`idea che per essere coltivata necessita di coerenza, tenacia, spirito critico e soprattutto onestà intellettuale. Ecco che ad un certo punto AFK ha preso le distanze dai quei musicisti che, teoricamente, condividevano i principi ma di fatto andavano in tutt`altra direzione: inaccettabile!
“MMF” non rappresenta solo la svolta organizzativa (sito internet, maggiore visibilità ...) ma anche sostanziale: `sollecitazioni` elettroniche più evidenti, nuove sperimentazioni, nuove collaborazioni. I risultati si sono visti immediatamente (ottimo riscontro della critica e anche qualche riscontro di vendita) come se AFK si fosse liberata di una zavorra. Tanto ancora resta da fare: ampliare la distribuzione e la produzione, cercare spazi (stiamo pensando concretamente ad un festival per esempio) nuove energie umane e tutto diventa sempre più difficile!
Una bella sfida anche se forse sembriamo più `rustici` rispetto ad altre etichette indipendenti (con le quali, certamente, ci piacerebbe collaborare), meglio curatrici della comunicazione.
Entriamo nel merito del progetto “MMF”: lavoro fortemente voluto ed elaborato da Giuseppe, anche il titolo è una sua idea. Volevamo dare voce agli strumenti `tradizionali` attraverso l`elettronica (computer ed effettistica). Niente di nuovo, comunque, sullo sfondo: le suggestioni che ognuno di noi aveva ricevuto dalla musica di Miles Davis pensando che questo avrebbe aggiunto al nostro `linguaggio` musicale nuovi stimoli improvvisativi, `amplificandone` sia le potenzialità quanto le peculiarità (anche sotto il profilo del divertimento). Il lavoro conclusivo, registrazione/post - produzione, è stato pensato anche in funzione della performance dal vivo, nel senso di poter riprodurre i suoni live senza limitazioni tecniche. Ultimo elemento, abbiamo `sperimentato` un nuovo packing artigianale la cui grafica è stata, chiaramente, curata da Sandra.
Il risultato finale è nella musica e, dunque, non spetta a noi giudicare!!! Si può dire che ci siamo divertiti molto e che alcune sonorità sono state una piacevole sorpresa anche per noi.

E` opportuno premettere che il discorso fatto sulla coerenza si riferiva agli ex `afkappiani` conosciuti da vicino, ragion per cui possiamo permetterci di accusarli. Parlare della musica non convenzionale , non ortodossa, fuori dagli schemi, o come si preferisce, non può prescindere dalla nostra esperienza, nel senso che possiamo parlare solo di realtà a noi più vicine, pur guardando con molto interesse quello che ci accade intorno. Tutto, o quasi, è cresciuto negli ultimi anni: numero di musicisti, di produzioni discografiche, di riviste specializzate, critici, giornalisti, potenzialità espressive (computer in testa)... detto così sembra un paradiso ma qual`è l`altra faccia di questa realtà ?
Non ci sono soldi per organizzare concerti, sono insufficienti gli spazi ad essi preposti, si vendono pochissimi cd. Meglio fermarsi perchè questi discorsi sono tanto oziosi, quanto noti a tutti. E` la figura del musicista a farne le spese, in particolar modo chi ha difficoltà nella `comunicazione`. Non c`è verso di dedicarsi alla musica senza far subire un`implicazione a ciò che senti di esprimere. Non si spiega come tante esperienze interessanti ed importanti hanno difficoltà , alle volte insormontabili. Mettere più `teste` insieme è molto difficile ma è altrettanto vero che con pochi mezzi è molto facile perdersi...
Da un lato si assiste ad improbabili connubi tra musicisti uniti fra loro solo da interessi (i cosiddetti `giri`) e dall`altro alle difficoltà di importanti progetti nati dietro idee, spesso interessanti.

Tutta l`Italia è un `paese` culturalmente provinciale, con pochissime ed isolate eccezioni e il nostro sud è la sua `serie B`. Il jazz, ad esempio, da sinonimo di ricerca, sperimentazione, avanguardia culturale (sia pure avendo sullo sfondo la tradizione) è diventato luogo di raccolta delle più diverse forme musicali (la musica leggera in testa), per cui jazz è Nicola Arigliano ma anche Cecil Taylor. Tutto con la pesante complicità dei cosiddetti direttori artistici, di molti giornalisti e di moltissimi noti musicisti. Esiste chi tra i dischi di jazz più importanti dello scorso anno ha votato il cd di Sergio Cammariere... ma per favore! Sia maledetto quel giorno che Armstrong andò a Sanremo.
Per fortuna che dalla musica elettronica e dai Djs arriva qualche boccata di aria fresca (spesso le cose migliori vengono da chi non è musicista in senso classico, non accademico).

E` molto facile essere risucchiati in questo vortice e sentirsi frustrati. Pensiamo alle difficoltà di chi deve `campare` con la musica e non si trova le `spalle coperte`, sono musicisti che hanno tutta la nostra solidarietà e sono gli unici ai quali è perdonabile l` `escursione` in altri ambiti musicali, pur di guadagnare qualche soldino; imperdonabile chi, pur non avendo alcuna difficoltà , è presente in ogni ambito, seguendo la logica dell`esserci sempre, pur di apparire ed intrattenere il pubblico. C`è anche chi impiega il proprio tempo a riempire il curriculum vitae, suona spesso senza compenso o paga musicisti famosi per incidere qualche cd, ostenta i titoli accademici e magari ti spiega la musica, prendendosi anche sul serio (altrimenti non sei nessuno e non vai da nessuna parte!).
Cosa peggiore è che spesso le diverse categorie coincidono.

Il provincialismo, dunque, è anche il risultato dell`agire di molti musicisti. Accade che il musicista và , o meglio cerca di andare, verso il pubblico e non viceversa; Tutto questo è assurdo e paradossale, se non perdiamo mai di vista che queste sono le `logiche` della musica leggera. E la Puglia, anche sotto questo aspetto, si contraddistingue in negativo, per giunta con scarsi risultati nel mercato. Ma se senti parlare i musicisti `famosi` tutti pronti ad auto celebrarsi, a disquisire di musica creativa, di avanguardie culturali, di etica artistica ... caspita!
Ti viene da pensare: qui le cose sono serie ma in realtà un grande BLUFF.

Noi? Ma, chiaro, siamo assolti! Anche per qualche `divagazione` nel convenzionale, finalizzata all`autofinanziamento... peccati veniali.
Noi facciamo musica punto e basta, mai per intrattenere il pubblico!


Il trio Laforgia / Mariani / Giust (intestatari, inoltre, di “La Città è piccola e mi sento come un cane, tra gli ultimi cd co-prodotti con Setola di Maiale) si è cimentato nella (ri)musicazione astratta di 5 cortometraggi del cinema surrealista, adagiando le proprie note in pellicole di Ray, Duchamp e Léger
Premesso che adoriamo il cinema, ritenendola una delle forme d`arte più complete, stimolanti e quindi complesse. La maggior parte dei film in circolazione sono assolutamente inutili e dell`attuale cinema italiano ha poco senso parlarne. Sonorizzare i film muti è divertentissimo: la musica viene `liberata` dall`immagine e per un improvvisatore è molto stimolante, lo stesso può avvenire con la danza, per esempio. Questo genere di contaminazioni sono particolarmente care alla AFK e le preferiamo, di molto, ai concerti tradizionali. Infatti il progetto “2X”, nella performance dal vivo, può essere arricchito da un remix di un film straordinario, visto di recente, “Pi Greco il Teorema del Delirio” di Darren Aronovsky, con l`aiuto di un bravo VJ:Ape5.

Sul cinema surrealista è stato scritto tutto ed il contrario di tutto, la verità e che bisognerebbe guardarli quei cortometraggi e lasciarsi sedurre da essi! Quei `piccoli` capolavori hanno cambiato la storia (e non solo del cinema), poichè trascendono il cinema stesso e ti trasportano in un `altrove` non ben definibile, dove uno status di sospensione sublima la percezione visiva.

La nostra esperienza di ri-musicazione è legata al piacere di lasciarsi trasportare dallo scorrere delle immagini, cercando di far fluire il suono nel modo più naturale possibile senza sovrapporlo all`immagine che resta protagonista... e noi sullo sfondo.
Nella performance al Teatro Miela di Trieste (uno dei posti più interessanti in Italia) è successa una cosa diversa: eravamo sul palco con alle spalle un grande schermo da cinema e quindi noi suonavamo `nel film`. Un`esperienza davvero magica, lo ricordiamo come uno dei più bei concerti mai fatti (e lo stesso vale per Stefano Giust) anche grazie ad un pubblico molto attento e disponibile. Succede di rado, purtroppo, di trovarsi nelle condizioni ideali e questo per chi fa musica improvvisata è un grosso svantaggio.

Noi andiamo avanti per questa strada e chissà se si possa venir fuori dalla palude creata dai `soliti noti`.


Nel trombettista Giuseppe Mariani (anima pulsante di “Miles Mix Files”) si riscontra una maggiore versatilità agli inserti, in alcuni casi alla completa fusione, di sonorità elettroniche all`interno di `dogmi` jazzistici . Il duo firmatario di “2x” propone l`unico disco di tutta la produzione dai tratti estetici elettro-acustici. Mariani tralascia del tutto la tromba e si cimenta al computer e al trattamento di samplers vari, Laforgia adopera il solo basso elettrico e diversi `objects`.
L`esperienza della sperimentazione nel campo dell`elettronica, in maniera più concreta, è forse giunta con `ritardo` nella AFK ma con la consapevolezza delle straordinarie potenzialità dei mezzi e quindi dei nuovi orizzonti sonori, sia timbrici che espressivi.
Ma soprattutto ci siamo resi conto della grande influenza sul modo di concepire l`improvvisazione e più in generale sul modo di pensare al suono con un diverso approccio anche allo strumento acustico.
Una grande esperienza creativa e un grande gioco, quindi!
Volendo riscoprire l`interesse per l`elettronica, bisognerebbe riferirsi all`amore verso la chitarra elettrica (peraltro mai suonata) fino ad arrivare al computer che in un certo senso può permetterti di `simulare` quel tipo di sonorità ... Non a caso moltissimi musicisti di musica elettronica, da me stimati, sono anche chitarristi elettrici (si pensi a Fennesz, Sharp, Yoshihide...).
Il rapporto quasi quotidiano con la macchina (mi occupo anche di tutti gli aspetti di post-produzione) e la curiosità per la tecnologia in generale sono sicuramente gli elementi portanti di tutto il lavoro di questi anni.
Si aggiunga anche la possibilità di utilizzare il computer come drum-set (la batteria è un`altro strumento che amo e che ho anche `frequentato`); infatti negli ultimi lavori, senza la presenza di batteristi, l`aspetto ritmico è sempre più frequente... e poi con i batteristi non è sempre facile rapportarsi!! Ah! Ah!
“2X” è sicuramente la consacrazione in termini musicali di queste idee; oltre a rappresentare una svolta decisiva nella discografia afk, abbiamo discusso e provato molto prima di arrivare alla pubblicazione del lavoro e anche per Vito è stata un`esperienza unica e innovativa, per molti aspetti anche nell`approccio allo strumento.
Non si può prescindere, nel parlare di contaminazioni elettroniche, da due miei assoluti punti fermi: la tromba `elettrificata` di Miles Davis e il rock elettronico dei Radiohead ( “Kid-A”, “Amnesiac”). “Miles Mix Files” può considerarsi, infatti, una sorta di omaggio al primo, avendo ancora fresche nella memoria le sonorità dei secondi.
Il prossimo lavoro che stiamo preparando avrà anch`esso una forte componente elettronica ma questa volta sarà più evidente la parte ritmica e più evidente sarà il rapporto tra computer e strumenti acustici.


Durante lo scorrere della prossima primavera tutto l`entourage di casa in AFK ha intenzione di intraprendere / promuovere una serie di concerti in giro per lo stivale. Una delle solite difficoltà che accomuna molti musicisti, quella di trovare spazi interessati a promuovere simili iniziative, (ri)suona, forse con più difficoltà , anche dentro i corridori di AFK.
Confermiamo! Oggettivamente è difficile trovare i contesti giusti nei quali suonare in assoluta libertà . Il giusto contesto è quello che consente di mettere a proprio agio sia il musicista che l`ascoltatore, creando le condizioni ideali per avvicinarli in un`esperienza comune. In Italia di questi posti ce ne sono pochi e quei pochi non sono facilmente accessibili... la solita storia!
Sulla educazione all`ascolto e sulla disponibilità o curiosità del pubblico, meglio rifarsi al discorso generale sulla situazione della musica in Italia. Poi è un problema che riguarda l`ascoltatore! Ci è capitato, andando in giro, di essere `riconosciuti` grazie alla visibilità che da qualche tempo AFK nutre per certe riviste e per siti internet specializzati. Ne approfittiamo per ringraziare tutti coloro che credono nella nostra avventura e danno spazio alle nostre produzioni (Improjazz, Blow Up, Musica Jazz, Jazz Magazine, Sands-Zine, All About Jazz, Kathodik, Altremusiche).
Reca sempre piacere avere un riscontro sia in termini di pubblico che di contatto con chiunque si interessi alla musica di AFK, sarebbe stupido affermare il contrario. Di contro crediamo che i risultati ottenuti siano il giusto riconoscimento alla nostra coerenza artistica e che le nostre motivazioni non saranno mai condizionate dalle `tendenze`, quindi... chi ci ama ci segua!!!


Per chiudere consentici una citazione del `genio`, nostro perpetuo faro:
`Qualunque fare dovrebbe essere un fare altro da ciò che facciamo, (anche volendolo nessuno è autore di niente). L'esito non coincide con l'intento come l'effetto non è mai la causa...`(Carmelo Bene)


Non rimane che avvicinarsi e scrutare da vicino i nuovi orizzonti del jazz pitturati da questo appassionato gruppetto di outsiders ...
magari approfondendo la loro conoscenza tramite il loro sito

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