`Monólogos a Dois´ // `Solo Acoustic Guitar Improvisations I´

Autore disco:

Gonçalo Almeida // Dirk Serries

Etichetta:

A New Wave Of Jazz (B)

Link:

newwaveofjazz.com/

Formato:

LP // LP

Anno di Pubblicazione:

2021 // 2021

Titoli:

1 - 6) Monólogos I - VI / 1 - 6) Monólogos VII - XII // 1) Axis 2) Grid 3) Cluster 4) Overlap 5) Kinetic / 1) Factor2) Rhetoric 3) Sketch 4) Exertion 5) Areal

Durata:

44:03 // 37:21

Con:

Gonçalo Almeida // Dirk Serries

new wave of jazz: nella tana del lupo

x mario biserni (no ©)

Stampati in sole 100 copie, e per il resto affidati al download, questi due vinili offrono un buon motivo di riflessione. Le buste, in vece delle solite immagini più o meno accattivanti e più o meno artistiche, sono interamente occupate dalle sostanziose note di Guy Peters. Una scelta coraggiosa che vuole porre in prima linea l’elemento culturale del disco rispetto all’elemento commerciale. I due dischi sono stati realizzati da due punte di diamante della New Wave Of Jazz. Si tratta di solo strumentali su contrabbasso (Gonçalo Almeida) e chitarra acustica (Dirk Serries).
Almeida, un portoghese che fa base a Rotterdam, è impelagato in numerose formazioni, dagli Albatre ai soliti Spinifex, collaborando con il fior fiore dei musicisti attivi soprattutto nella terra dei tulipani e in Portogallo (tra gli altri Giovanni Di Domenico, Balázs Pándi, Susana Santos Silva, Yedo Gibson e Onno Govaert). Il suo “Monólogos a Dois” è stato registrato alla Old Church in Oud-Charlois (un quartiere di Rotterdam).
È in riferimento a ciò che Peters fissa un primo punto di riferimento nel disco di solo contrabbasso “Journal Violone” registrato da Barre Phillips nel Novembre del 1968 alla St. James Norlands Church di Londra. Peters, a partire da tale evento, traccia una storia evolutiva citando i contrabbassisti che nei due lati dell’Atlantico hanno maggiormente contribuito alla emancipazione dello strumento. Dal free jazz agli approcci non idiomatici. Da Bertram Turetzky a Wilbert de Joode, Peter Jacquemyn e, appunto, Gonçalo Almeida.
La ricostruzione di Peters, pur molto meticolosa, difetta però per aver dimenticato due nomi di fondamentale importanza: Richard Davis e Fernando Grillo. Il primo ha suonato in “Out To Lunch” di Eric Dolphy e con la Creative Construction Company, ma anche con Van Morrison, Miles Davis, Frank Sinatra e Bruce Springsteen, ed è stato membro della Chicago Youth Symphony Orchestra anticipando di mezzo secolo, quanto ad attitudine poliedrica, gli strumentisti della new wave of jazz. Grillo, invece, era stato uno dei precursori a proposito di improvvisazioni per solo contrabbasso (il suo “Fluvine” venne pubblicato dalla Cramps Records nel lontano 1976).
Ma, a parte questi innocui appunti, la ricostruzione storica di Peters è piuttosto accurata, e ancor più interessante appare l’approccio critico, secondo il quale lo strumento passa dal ruolo di oggetto a quello di soggetto che prende vita e con il quale lo strumentista intesse oggi un dialogo a due. È indubbio che gli approcci tecnici si sono moltiplicati, così come l’attenzione riservata alla diffusione del suono rispetto all’ambiente nel quale viene prodotto, ed è così che da uno strumento essenzialmente povero qual è il nostro violone si declinano tre quarti d’ora di musica estremamente vari e carichi di tensione e d’inventiva. Il resto è demandato alla vostra curiosità.
L’approccio critico al disco di solo chitarra acustica firmato da Dirk Serries sembrerebbe più facile, ma Guy Peters sfugge le banalità e inizia i suoi appunti citando il testo cantato da D. Boon dei Minutemen in History Lesson Part II: «Punk rock changed our lives». Partendo da questo assunto affronta sia il tema della chitarra nel jazz, con cenni storici, sia il percorso di Dirk Serries a partire dai trascorsi come Vidna Obmana. Una certa attenzione viene riservata al fenomeno della no wave, in particolare alla formazione mista Last Exit, un quartetto con Peter Brötzmann, Sonny Sharrock, Bill Laswell e Ronald Shannon Jackson. Giustamente è però il jazz europeo di fine millennio a essere chiamato in causa, con i chitarristi Derek Bailey e John Russell in testa, perché lì stanno appostate le maggiori influenze del Serries chitarrista, che in questo disco ha suonato uno strumento vintage del 1957, effettuando una registrazione mono utilizzando un unico microfono a nastro, posizionato a 50 cm dalla chitarra, e riducendo al minimo indispensabile successive elaborazioni del suono. A favore di Serries anche il fatto che sua è la casa discografica che produce e promuove entrambi questi gioielli.
Mi rendo conto che ho scritto molto più a proposito della confezione e delle note critiche che la caratterizzano rispetto a quanto ho scritto della musica. Devo però dire che in un disco in vinile stampato nel numero di 100 copie la musica rappresenta solo una parte dell’insieme. Per la musica in se stessa, voglio essere provocatorio, è davvero sufficiente il file digitale. Chi compra il formato fisico si aspetta chiaramente qualcosa di più, se non di diverso, e in questo caso il taglio della confezione è decisamente, seppure semplice e povero, di livello superiore e in grado di dare all’acquirente molto di più rispetto al suo contenuto sonoro.
Per quanto riguarda quest’ultimo il mio consiglio, a partire dal fatto di aver fatto “Monólogos a Dois” e “Solo Acoustic Guitar Improvisations I” disco top, è poco equivocabile.
È sempre più difficile trovare dei musicisti che guardano più alla sostanza che all’immagine. Tanto di cappello.


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Data Recensione: 31/10/2022
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