`Over The Ridge´

Autore disco:

Richard Carr

Etichetta:

Neuma Records (USA)

Link:

neumarecords.org/

Formato:

CD

Anno di Pubblicazione:

2021

Titoli:

1) Processional 2) Narrow Traverse 3) Early Departure 4) Slow, Calm, Deliberate 5) Terrace Dancing 6) Celestial Navigation 7) Dawn Crossing 8) Fulton Avenue Bus 9) Fniculare 10) Over The Ridge 11) Wally Goes To Bali 12) Westside Docks

Durata:

52:30

Con:

Laura Lutzke, Ravenna Lipchik, Caleb Burhans, Clarice Jensen, Richard Carr

quartetto d’archi: una formula che sembra immortale

x mario biserni (no ©)

Richard Carr è un violinista attivo sia come orchestrale in ambito classico sia come improvvisatore nel giro del jazz. I periodi di forzata inattività imposti dalla pandemia lo hanno indotto, dopo anni di composizioni istantanee ed elaborazioni digitali, a comporre della musica annotandola su foglio. Hanno così preso forma, tra l’altro, dodici pezzi per quartetto d’archi.
In seguito, per l’esecuzione, non si è rivolto a uno dei tanti String Quartet super rodati che offre il mercato ma ha cercato di coinvolgere musicisti che, seppure non nuovi a tale esperienza, non avessero anni di mestiere accumulati sulle spalle. Otto di quei dodici pezzi sono andati quindi incontro alla prova dell’esecuzione per l’elaborazione definitiva, avvenuta con il contributo dei quattro strumentisti. Infine sono state realizzate anche quattro improvvisazioni (Narrow Traverse, Slow, Calm, Deliberate, Dawn Crossing e Westside Docks) con la partecipazione attiva dello stesso Carr, che aveva suonato anche in Early Departure allargando così la formazione a quintetto.
Immediatamente si approda a due conclusioni: “Over The Ridge” è un nuovo figlio del Covid e il suo autore ha fatto un tuffo nel passato.
Per quel che riguarda la vericidità del primo assunto non ci sono dubbi mentre il tuffo nel passato è realmente tale solo per quanto concerne il metodo compositivo, mentre la formula del quartetto d’archi appare tanto obsoleta nel nome quanto moderna, se non futuribile, nei fatti. La formula a quattro - che nella sua forma standard prevede due violini, una viola e un violoncello – si è infatti sviluppata fra il 1700 e il 1800 e ha saputo adeguarsi ai vari sommovimenti che hanno fatto la storia della musica, tanto che per quartetto d’archi si sono degnati di scrivere anche i maggiori compositori moderni e contemporanei: da Béla Bartók a György Ligeti e da John Cage a Karlheinz Stockhausen. Pensate poi al Kronos che ha inserito nel suo repertorio brani di Jimi Hendrix, Ornette Coleman, Pandit Pran Nath, Astor Piazzolla e Thelonious Monk, e infine ai tributi officiati da vari String Quartet a numerosi gruppi pop-rock (dai Beatles ai Nirvana, passando per Cure e Black Sabbath).
Ciò non sta a significare che Carr si pone all’avanguardia o in territori sperimentali, tutt’altro ché i richiami al passato ci sono e sono tutt’altro che nascosti.
Romanticismo, impressionismo, minimalismo e perfino influenze pop contemporanee, Carr non disdegna di cimentarsi con riferimenti classicisti e/o barocchi, con goticismi e/o inevitabili tocchi di contemporaneità. Ma è proprio in ciò che sta la pregevolezza del disco, nel dare al vecchio la giusta dignità di fronte al nuovo e nel dare al nuovo la giusta dignità nei confronti del vecchio. La musica è unica, seppure possa presentarsi sotto svariate vesti, e il pubblico dovrebbe essere di conseguenza monoteista, anche se un uditorio indolente e affetto da infantilismo cronico tende a frammentarsi nella venerazione di vari dei, santi e santini se non, addirittura, nel disprezzo di pericolosi demoni da inquisire ed esorcizzare (guardate un po’ questo video pazzesco: rock’n’roll).


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Data Recensione: 24/6/2023
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