Giovanni Zampieri è un giovane cantautore padovano parzialmente nascosto dietro al moniker Kerouac, che può apparire alquanto pretenzioso, a ostentazione di una forte ammirazione per lo scrittore massimo del movimento beat.
Le canzoni di questo suo primo disco sono state concepite e testate con l`accompagnamento di una chitarra, in uno stile tipicamente da folk singer, ma per la registrazione il produttore Andrea Gallo ha optato per stranianti basi elettronico-computeristiche. Si tratta di una botta di modernità meritevole di un plauso, seppure non si tratti affatto di una faccenda innovativa dal momento che già da tempo numerosi artisti contaminano a tal guisa le loro canzoni (Björk e Beck, per citare i più famosi). Kerouac, tra l'altro, non è esente ad alcune ingenuità , come quando nel finale di Metropoli una pur suggestiva strofa in reverse sembra scimmiottare quanto già fatto dai Beatles in Rain del 1966.
«Ci avete cresciuto lontani dai parchi di cemento costruiti con l`odio e le ruspe (...) avete tolto le panchine dal centro / non siamo noi quelli chiusi fuori, siete voi bloccati dentro» e «Se siamo davvero noi quelli ostili, perchè non provate ad abbassare i fucili?» sono estratti significativi di testi densi e polemici, che non esiterei a definire politici e di denuncia, tali anche quando inseguono una loro delicatezza dichiarata (Angie).
La denuncia pare rivolta a quella nube orwelliana la cui mole genera ombre sempre più oscure nel nostro futuro e a quelle che, senza paura di smentite, definirei come dittature basate sul consenso.
In contrasto con la durezza e la cupa premonizione dei testi le musiche e la voce suonano dolciastre e non riesco a capire se questo è un bene o un male.
Il titolo stesso, “Ortiche”, sembra annunciare contenuti urticanti che fanno capolino solo da dietro alcuni aspetti, comunque non marginali, del CD.
In ogni caso si tratta di un autore da seguire con attenzione, i margini per crescere ci sono tutti e le premesse pure.
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