A esser sincero le compilation non mi hanno mai appassionato più di tanto. Troppo discontinui sono solitamente i materiali che le compongono e di raccolte come “No New York” o “ A Christmas Gift For You From Philles Records” n`esce fuori una a ogni morte di papa.
Le compilation che l`austriaca Chmafu Nocords pubblica a periodi irregolari, pur senza porsi ai massimi livelli, fanno parte di quei lavori che presentano sempre vari motivi di interesse. Innanzitutto il rapporto fra brani già editi e brani altrimenti inediti è decisamente a favore dei secondi (11 su 15). Anche la presenza di nomi piuttosto noti, i cosiddetti specchietti per le allodole, è limitata ai soli Anne La Berge, Barry Guy, Paul Lovens e Okkyung Lee. Il resto della scaletta è occupato da nomi nuovi, o comunque poco conosciuti, che frequentano l`etichetta oppure l`ambiente della sperimentazione elettronica e/o della musica improvvisata. I quattro brani già editi sono estratti da dischi di nicchia la cui diffusione è limitata a un numero ristretto di copie. Così è per The Builder dell`ottetto di Kaja Draksler, per me il brano migliore della raccolta, il cui ascolto potrebbe funzionare da invito alla ricerca del disco che lo contiene (“Gleadalec” da noi recensito qui). Per la cronaca si tratta di un brano giocato sul contrasto fra il sax a ruota libera di Ab Baars e il madrigale tessuto dalle voci di Björk Nielsdóttir e Laura Polence.
In parte la raccolta è basata sulla dicotomia fra la voce (recitata e non) e l`elettronica, con l`occasionale aggiunta di strumenti tradizionali (in Utter, Tides Of Synapses e Oxidation). Art (di Steve Lacy), Någonting Måste Förvandlas e Three To Now / In Transit vedono all`opera ensemble strumentali di tipo più tradizionale. Altrove la violinista Maya Homburger si cimenta con un Adagio di Bach, e il brano che esula in parte dal contesto è inserito al termine del primo CD come bonus così come, nel secondo CD, il divertissement costruito al computer da Okkyung Lee (Ohng-Heya). I tocchi più personali, oltre al già citato The Builder, li troviamo in Von Gräsern Und Wolken, Drone / Fizz e tarA. Nel primo violino (Gunda Gottschalk) e fisarmonica (Ute Völker) si confrontano con un coro formato da tre voci mongole. In tarA il corno francese di Elena Kakaliagou è veicolo di un coro muto fatto di respiri, soffi, sbuffi e pistoni azionati a vuoto. Katharina Ernst, in Drone / Fizz, regala otto minuti di risonanze sottratte a un tamtam preparato.
Che altro dire, se non ben fatto.
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