L`afroamericano Andrew Lamb si inserisce nella terza generazione del free jazz, e dopo aver pubblicato a metà anni `90 un disco solista per la storica Delmark si è distinto nei decenni successivi sia alla guida di un proprio gruppo sia per aver fatto parte del trio guidato dal rinato Henry Grimes. Il suo stile, caldo e sanguigno, è collocabile sulla scia degli Ayler, degli Shepp, dei Coltrane, dei Frank Lowe e dei David Murray, seppure una serie di richiami astrali riportino alla memoria il mondo eliocentrico di Sun Ra. Comunque sia, c`è un fuoco che arde nel suo sound e il suo sax viene stimolato fino a eccessi orgasmici.
Le registrazioni, avvenute davanti al pubblico del Bab-Ilo di Parigi che stando agli applausi non doveva essere assai numeroso, presentano il sassofonista in compagnia di un tandem ritmico ben affiatato (Rosilio e Koerner condividono altri progetti quali Tikkun, Chicken` Fate 4tet e Ping Machine). Il disco farebbe la sua porcaccia figura nei cataloghi ESP e/o BYG d`epoca e potrebbe ben essere inserito nelle storiche discografie consigliate da Philippe Carles e Jean-Louis Comolli. Se questo può apparire un limite nella realtà non lo è, perchè il free jazz suona ancora oggi come una musica fresca e innovativa, e in un momento in cui si vocifera di una new wave del jazz musicisti come Baba Andrew Lamb sembrano avere una loro buona ragione d`esistere.
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