Daniel Patrick Quinn (intervista)    di Salvatore Borrelli





Di Daniel Patrick Quinn ne abbiamo già parlato nella recensione di "Ridin' The Stang", uno dei dischi più ipnotici e malati di questo 2005. Quinn quando lo sfornò aveva 24 anni e forse ce li ha tuttora. Nell'arco di 5 anni ha messo su 4 dischi in proprio più altre due produzioni: una insieme a Beano Jameson, e l'altra con Crowell e Doles. Gestisce la Suilven Recodings e si cimenta regolarmente dal vivo. E` lanciatissimo e rientra nel giro di coloro che hanno svoltato in qualche modo con le CD-R label(s). Dei primi due dischi a nome proprio non ne gira manco più una copia. Di "Severed From The Land" basta dire che è la versione sobria di "Ridin' The Stang", con delle ballate meno notturnali, ma forse in qualche modo ancora più rigorose dell'ultimo lavoro. Inutile dire che i suoi dischi sono curatissimi, anche graficamente, e che in circolazione è una delle punte di diamante più espressive della nuova scena folk con innesti minimali a semantica psichedelica. Lo abbiamo intervistato via e-mail...


Che tipo d'importanza riveste la musica di Peter Hammill nel tuo lavoro?
Sono molto affezionato a Modern, e ad alcune tracce desolate su "Over". Ascolto tuttora le canzoni dei Van Der Graaf Generator, eppure talvolta le trovo un tantino melodrammatiche per i tempi nostri, sebbene fossero certamente uno dei gruppi più grandi degli anni '70. Mi piace il modo in cui spesso non usavano la chitarra.

Cosa significa per te l'espressione 'Minimalismo'? Credi di avere dei tratti comuni con Tony Conrad?
Intravedo nella musica minimalista un'equivalenza col "Rasoio di Occam", un principio filosofico che `non postulerebbe l'esistenza di ciò che è assolutamente necessario per un ulteriore chiarimento`; bisognerebbe essere quanto più riduzionisti in modo da esprimere buon idee anche in una posizione che ti permette di ottenere una musica con un piccolo equipaggiamento, giusto l'opposto di molti musicisti che sono ossessionati dalla tecnologia facendo a meno delle idee. Quando si usano pochi elementi musicali, sia in termini di strumentazioni, o corde, o in entrambi i casi, ogni elemento ha un'influenza più che necessaria sull'essenza del lavoro. Significa talvolta anche abbracciare o rinunciare un determinato strumento piuttosto che dire `abbiamo questa sezione d'archi che ci sembra perfetta`.
Solo di recente ho sviluppato una familiarità con la musica di Tony Conrad, dal momento che avevo sentito il suo nome poche volte prima d'ora. Per questo non lo considero una vera e propria influenza. E` molto facile cadere in errore col termine minimalismo. Ogni volta che certe persone sono influenzate da una certa scuola di pensiero è come se le idee risuonassero in loro come `un individuale`, per questo alcune scoperte possono essere richiamate, rinominate come `scoperte del sé` e questo non significa plagiare.

Puoi parlarmi del poeta David Grahl? Mi parli del senso del testo The burrymen?
Duncan non è un poeta! Lavora con me alla galleria d'arte di Edimburgo, siamo entrambi agenti di sicurezza. E` una persona molto particolare che cerca di preservare la sua unicità . Un'inverosimile icona del rock! The Burryman è costruita su un'insolita leggenda antica della città di South Queensferry (circa 10 miglia dal centro di Edimburgo, e 2 da dove abita Duncan) lì ogni agosto un uomo delle nebbie vaga nella città chiedendo soldi e bevendo whiskey attraverso una pagliuzza per tutti i pub del posto! Questo presuppone che la città avrà prosperità per un altro anno.

Parlami dei tuoi primi ascolti...
Quando ero bambino ascoltavo moltissima musica dei miei genitori. Roba come Elo, Mike Oldfield, Curved Air, Spirit In The Sky di Norman Greenbaum. Dopo mi riversai nell'ascolto dei Suede e degli Auteurs e più tardi ancora in Bowie, Eno, i Fall, i Can, Pere Ubu, etc.

Pensi di appartenere ad un particolare tipo di scena? Ti piace il lavoro di Richard Youngs? Cosa pensi di lui?
Sono disinteressato ad appartenere ad una scena. Molte persone guardano alla mia musica come caratterizzata da forti influenze nel folk, ma non ascolto molta musica folk, e non mi sorprenderebbe se quello che faccio da 5 anni non somigliasse mai a ciò che si definisce folk. Cerco di restare indipendente a tutte le categorie, cercando di formare un mio stile personale. L'ultima recente registrazione fatta in Illinois con Dac Crowell e Kurt Doles non è certamente folk music. E` più in linea con la classica, l'ambient e la musica psichedelica. Ho sentito il nome di Richard Youngs ma non la sua musica.

Come hai registrato il tuo "Ridin' the stang"? Hai un piccolo studio? Quanto tempo hai impiegato per l'intero CD?
Sì, ho un piccolo studio. Il CD è durato poco perchè generalmente lavoro per periodi brevi per evitare di bruciare la creatività . Ma non venne fuori in una settimana. Lo registrai occasionalmente per qualche mese.

Come risponde il pubblico ai tuoi concerti? Che differenza c'è tra i tuoi live ed il tuo approccio in studio?
Il pubblico sembra spesso un po' annoiato, particolarmente sulle tracce narrate. Suppongo che molti di loro trovino inusuale ciò e non so se a loro piaccia qualcos'altro per cui hanno più curiosità . Generalmente trovo il live un po' sgradevole, spesso suono di schiena. Non mi piace l'idea di essere sogghignante o di farmi trovare eccessivamente socievole. Probabilmente perchè non chiedo di essere amato. Non sono interessato a quel ruffianeggiare che certe persone solitamente usano. Mi sto dicendo che così è: prendere o lasciare. La mia band, conosciuta come Rough Ensamble, tende a suonare i live più veloci e più avvelenati. Non siamo necessariamente ancorati alle stesse versioni del disco.

Perchè hai scelto l'autoproduzione in CD-R per la tua etichetta?
Preferisco scommettere su 4 o 5 CD-R l'anno piuttosto che su 2 CD. Penso sia importante affrontare sempre nuove produzioni più limitate piuttosto che trovarmi con pile di dischi invenduti nella mia stanza da letto.



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