Terzo capitolo per gli Efzeg: lavoro incentrato decisamente sulle possibilità manipolatorie e di elaborazione offerte da uno studio vero e proprio. Altro segnale di crescita; nei due precedenti lavori ogni interprete appariva segnalato accanto al proprio strumento, ora invece troviamo tutti assorbiti in una più generica indicazione strumenti elettronici ed acustici, che lascia intuire una coralità d`azione e d`intenti, forse, prima non riscontrabile. Gli elementi tipici del suono Efzeg ci sono sempre tutti, ma come dire, forse maggiormente focalizzati dalle possibilità sovrappositorie offerte da un`adeguata sala di registrazione ben attrezzata. Le forme sonore ondivaghe si arricchiscono in quanto a respiro e dinamiche, l`incedere alieno e screpolato della ritmica, ora, emerge appieno, le corde rilasciano creazioni sublimi che sfiorano estasi blues e folk, se non addirittura ripetizioni in odor di Feldman, fruscii e ronzanti amplificatori quasi in panne ricordano qualcosa di un palco senza gruppo che prende vita. L`elettronica tenue e disastrata si stende armonica sullo sfondo, serrando ancor di più le fila di un suono mai cosi elegante e compatto in precedenza. Tutto ora sembra perfettamente calibrato in una formula che diviene a essere reale composizione e non più soltanto manifesto delle notevoli capacità improvvisatorie dei singoli. L`insieme ne guadagna sicuramente in leggibilità sfornando un`opera dai contenuti adulti che potrebbe stupire più d`uno per la forza comunicativa calda e suadente che emana. Concreto ora diviene il termine che maggiormente sintetizza l`operato di questo notevole gruppo di ottimi musicisti.
Lavoro centrato e consigliato oltre ogni dire.
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