Naom, dalle prime quattro lettere dei loro nomi, è un duo che vede fronteggiarsi, o affiancarsi se preferite, Nazareno Caputo e Omar Cecchi. Vibrafono e marimba il primo. Batteria e konnakkol, arte vocale dell’India del Sud nella quale la voce viene utilizzata come uno strumento ritmico, il secondo. Più vari strumenti a percussione per entrambi.
Pensando a un duo di percussionisti viene logico immaginare un assetto musicale tribale o quantomeno di marca prettamente jazzistica. La qual cosa risponde solo parzialmente alla realtà, e pur essendo ben presenti tali aspetti le radici che maggiormente escono allo scoperto sono quelle relative alla tradizione musicale indiana.
“Radici” è però un disco di grandi equilibri. Innanzitutto quello, magistrale, fra i due protagonisti. Poi c’è equilibrio fra improvvisazione e composizione, fra strutturazione e libertà, fra soluzioni astratte e soluzioni descrittive, e fra le varie tradizioni musicali, non ultima quella classica occidentale, che ne costituiscono l’ossatura.
Un lavoro elegante e raffinatissimo.
Prossimamente: “Temporal Waves” di Temporal Waves; “Catacryptico” Dei SYNC; “Farahser” di John Kameel Farah & Nick Fraser; “Escale” di Jean-Marc Foussat, Guy-Frank Pellerin & Eugenio Sanna; “River Of January” di Rick Baitz; “Tre storie per chitarra” di Comambient; “Ice Door” di Juan J.G. Escudero; “Constellative Trio” del Constellative Trio; “What’s New?” di Califano, Tino & Marzano; “When The Crickets Sing” di Silvia Corda; “The Air-Conditioned Nightmare” del Denmon Maroney Quintet; “Galaterna” di Maj Kavšek; “Air Cake And Other Summery Occupations” di Catharine Cary; “The Shadow Carvings And Other Short Poems” di Hazy Loper; “Growth” di Matteo Uggeri; “Playing The Folk” di Roberto Fega; “Nieuw Amsterdam New York” del Glass Farm Ensemble ……
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