`Chirurgia sperimentale´

Autore disco:

Luca Collivasone

Etichetta:

Furry Heart Records (I)

Link:

lucacollivasone.it
furryheartrecords.bandcamp.com/album/chirurgia-sperimentale
www.sands-zine.com/archiviorec.php?IDrec=2200

Formato:

LP, DL

Anno di Pubblicazione:

2023

Titoli:

1) Chirurgia sperimentale 2) Harvest Like Cannibals 3) Venere all’improvviso 4) Linea di massima 5) This Is The Last Word / 1) Un secondo, un secondo 2) Niente caos, dannazione 3) Margine galattico 4) Monte del sole 5 Maelstrom

Durata:

37:53

Con:

Luca Collivasone, Osada Yumi

passato ... presente ... futuro

x mario biserni (no ©)

Chi è l’autore di “Chirurgia sperimentale”?
È un musicista coraggioso?
È un pazzo visionario?
È un genio pazzoide?
È un Syd Barrett che ha sbagliato epoca?
È uno spirito puro?
Non è niente di tutto ciò ed è un po’ di tutto ciò.
È un Frankenstein smontato e passato in centrifuga, come può far intuire l’immagine di copertina opera del fumettista Shintaro Kago.
Come spiegare altrimenti un’attitudine artigianale da BASTIAN CONTRARIO in un’epoca dominata dai grandi colossi della cultura plastificata.
Come spiegare altrimenti l’utilizzo di uno strumento proto-elettronico auto costruito in un’epoca in cui la scienza elettronica ha raggiunto livelli stratosferici ed è ormai in grado di dominare anche le nostre più piccole azioni quotidiane.
Come spiegare altrimenti l’utilizzo di uno strumento creato impiegando materiali riciclati, tipo una vecchia macchina per cucire, in un epoca dominata dal concetto dell’usa e getta.
A proposito di questo strumento, il Cacophonator, si tratta di un marchingegno destinato a scomparire con il suo inventore (*), a meno che qualche spirito lungimirante non riesca a sottrarlo alla pubblica stupidità per conservarlo in qualche piccolo museo, destinandolo così al recupero da parte di qualche nostro pronipote appassionato di superflue anticaglie ricoperte dalla polvere del tempo.
Fortunatamente l’era moderna, e si spera quella futura, accanto a innumerevoli fregature ci ha donato anche grandi opportunità, come la possibilità di registrare suoni, voci e rumori da ascoltare nel presente e da trasmettere alle generazioni future. Per quanto riguarda le generazioni future non credo di poterle influenzare, salvo l’improbabile eventualità che post mortem il sottoscritto venga ricordato come una specie di Omero o Dante della nostra epoca, ma per quanto riguarda il presente una pur minima influenza su quei pochi soggetti che ancora ASCOLTANO la musica credo di poterla esercitare. Così, en passant, a quei pochi consiglio di non attendere che “Chirurgia sperimentale” finisca in testa alle playlist di fine anno delle grandi testate musicali, cosa che statene pur certi non avverrà mai, per fare propria una delle poche copie andate in stampa di questo eccelso vinile o, se proprio site privi di giradischi e di scaffalature libere dove stoccare i vinili, per acquistare in alternativa una copia digitale del disco per la modica cifra di 7 (sette) Euro (su Bandcamp).
Sento già la vocina del solito rompiscatole polemico che borbotta: «Cazzone, hai scritto un poema senza dedicare una mezza riga al contento del disco che ci consigli di comprare». Hai ragione, rispondo, la fiducia è una cosa seria e pertanto vengo al dunque.
“Chirurgia sperimentale” è stato realizzato utilizzando unicamente il Cacophonator, che lo stesso autore del disco definisce «the concrete music machine» e che i futuristi avrebbero classificato come un «intona rumori» (**). L’unica eccezione è rappresentata da Un secondo, un secondo dove al Cacophonator si aggiunge il flauto di bambù suonato da Osada Yumi.
Sorprende la ricchezza, e la ricercatezza, dei suoni conseguibili con questo marchingegno concepito e costruito da una mente che è troppo poco definire genialoide. È come se, tessendo un parallelo con l’immagine disegnata da Shintaro Kago, voci e rumori venissero smembrati, centrifugati e riassemblati in immagini formalmente inedite.
Quella di “Chirurgia sperimentale” è una musica oscura, psicotica, perfetta come colonna sonora per brevi cortometraggi hitchcockiani, dalle strutture contorte e dai ritmi sghembi. C’è un inquietudine che attraversa tutti i dieci brani e che è ben riassunta e condensata nei quattro minuti e mezzo del titolo di coda Maelstrom (nella versione digitale i brani sono però montati in modo diverso e Maelstrom si trova inspiegabilmente a metà disco).
Se nella musica cercate qualcosa di diverso da un semplice sottofondo, da ascoltare mentre state rigovernando, questo è il disco che fa per voi.
Regalatelo e fatevelo regalare.
Happy new year!!!!!
A questo punto, dal momento che a differenza del distruttore della grande vela non sono totalmente rimbecillito (***), mi rendo conto che bastava scrivere queste ultime 15 righe e che il resto è pura fuffa. Ma se voglio sfruttare quella pur infinitesimale possibilità di venire ricordato come l’Omero di questi anni, o meglio come il Boccaccio vista la concomitanza della pandemia, devo pur scrivere qualcosa.
O no?

(*) Come la grande vela di Mario Bertoncini, andata distrutta a causa della disattenzione pubblica e per mano di un … a voi la scelta dell’epiteto che più vi aggrada.
(**) Apro una parentesi per osservare come dopo un secolo la musica futurista suoni ancora futurista (nel senso letterale del termine).
(***) Dante lo avrebbe collocato nel girone più infimo dell’Inferno.


Prossimi top: “Incanto” // “Tracce” del Roberto Dani Forme Sonore Ensemble; “Chamber Music” di Steve Peters; “For A Reason” di Roger Reynolds; “Qui” di Lalli e Stefano Risso; “Jalitah” di Iosonouncane & Paolo Angeli; “Drums & Octobass” // “Always I Gnaw” di Keiji Haino & Guro Moe // Sult; “Rifugi” // “Ellittica” di Filippo Sala // Carlo Maria Martoni; “Ottomani” di Linardi, Sinigaglia, Tajè & Uggeri; “Ash” // “The Great Green” // “Futuro Ancestrale” // “Vostok: Remote Islands” di Ava Trio // Ava Trio // Giuseppe Doronzo, Andy Moor & Frank Rosaly // Fie Schouten, Vincent Courtois & Guus Janssen; “Boxer Rebellion” del Looty Trio; “Extended II – For Strings And Piano” // “Duo” // “Black Forest Diary” // “Irrlicht” di Daniel Studer // Monchocé & Studer // Kimmig, Studer & Zimmerlin // Umiak; “Crescent” di Kamala Sankaram; “Vittorio Nistri – Filippo Panichi” di Filippo Nistri & Filippo Panichi; “Akystret” di Ypsmael; “Kronblade” // “Cuore Esicasta” di Irene Bianco // Casa; “First Recordings” di Lhasa De Sela & Yves Desrosiers ...


click to enlarge!click to enlarge!
Data Recensione: 31/12/2024

`Chamber Music´  

`Domicide´  

`Infinity Avenue´  

`Regenprasseln´  

`Incanto´ // `Tracce´  

`Dreaming Of Horses Running In Circles´  

`Our Sea Lies Within´  

`Due´  

`Words´  

`Nowhere Dense´  

`The Night Shall Break´  

`Chirurgia sperimentale´  

`Genius Loci´  

`Before The Fall´  

`Fold / Unfold / Refold´  

`Isocèle´  

`Fragments de Temps´  

`Freshta´  

`Sonatas & Interludes´ // `Concord´ // `The Time Curve Preludes´  

`Late Night Banter´  

`Bringing It Back / Round And Round And Round´  

`Ordo´  

`Pale Blue´  

`Maison Moderne´  

`Perlée De Sève´ // `Adage Vestige´  

`Materical´  

`Flashpoint´  

`The Hills Shout´  

`Pandemia´  

`Active Observation´  

`Woven Territories´  

`Tales From An Underground River´ // `Ten Rooms Under The Sea´  

`Recoil´  

`Remember´  

`Kissós´  

`Thirtynine Fiftyfive´  

`Project Encore, Vol. 1´  

`Chance And Change´