Non so se tra i doveri di un recensore ci sia talvolta anche quello di specificare il modo in ci si è ritrovato tra le mani il disco in questione. In questo caso, mi sembra doveroso: ho acquistato il CD degli Icoro in un oscuro e fornitissimo negozio di Stoccolma, per la cifra ridicola di un euro. Accanto ad esso c'erano dischetti di artisti certo più famosi come US3, Basement Jaxx e Gery Halliwell. L'ho comprato perchè mi ispirava. La confezione spartana, di una strana plastica morbida, denunciava al suo interno la presenza di un CD-R 'Verbatim' numerato casalingamente con un pennarello e grafiche in stile vagamente industrial. L'ho comprato per pura curiosità , ed ho scoperto che è un disco bellissimo, vario, originale, strano, a tratti perfino pretenziso.
Chissà , gli Icoro sono magari uno dei tanti esponenti di un genere a me sconosciuto finora, e le mie parole potranno essere tacciate di ingenuità ed ignoranza. Ad ogni modo, il disco, "Process", che pare essere la seconda parte di una trilogia, presenta una line up di quattro elementi alle prese con parecchi strumenti, e capitanati da un certo Anders Nastén, che si occupa anche della produzione, presumibilmente casalinga ma accurata ed equilibratissima.
Per la complessità delle trame, per il numero di strumenti ed il pathos emanato da alcuni episodi, il gruppo fa a tratti pensare agli esponenti meno manieristi e più validi del progressive fine 70 (Porcupine Tree su tutti). Nel disco si alternano tracce potentissime e giocate su malinconiche melodie di piano e percussioni metalliche affogate in suoni elettronici, tintinnii e chitarre (Kristina I) ed altre soffuse, dilatate (Prolog), vicine ad un`ambient vagamente oscura.
Tutti brani sono esclusivamente strumentali e sono divisi in quattro sezioni, all'interno delle quali sono uniti in un flusso ininterrotto; in più, spesso si riprendono (Tivoli I, II, III) in numerose variazioni su uno stesso tema, a formare un insieme come già detto eterogeneo ma al tempo stesso coerente.
Per contro, a tratti i brani si fanno troppo prolissi e forse un po' eccessivamente scomposti, persi in un magma di effetti elettronici ed echi, ma in genere mai noiosi.
Un problema obiettivo questo disco comunque ce l'ha: in quel negozio di Stoccolma (tra l'altro, i musicisti sono svedesi) la copia che ho preso io era l'unica (numerata 154/200)... e temo proprio che alla Fnac non li troverete. Quindi, questa è la mail del tizio: icoro@swipnet.se. Scrivete a lui, ditegli e che avete sentito dire che suona negli Icoro Process e che volete una copia del disco. Ve lo ha consigliato un recensore italiano un po` cialtrone.