Conoscevo già la violinista Eloisa Manera sia per alcune sue presenze, ultima delle quali nel notevole “Octo” di Roger Rota, sia per l`ottimo CD a suo nome “Invisible Cities”, pubblicato proprio su Aut Records e ispirato “(al)Le città invisibili” di Italo Calvino. A motivo di questa conoscenza mi ero approssimato all`ascolto del suo duo, in collaborazione con il musicista elettronico Stefano Greco (anche al Monochord), con curiosità e tanti buoni auspici che, dispiace dirlo, sono andati parzialmente delusi. Chiarisco subito che sotto l`aspetto tecnico-esecutivo il lavoro del duo appare ineccepibile, ma tali qualità non riescono a mascherare un essenziale povertà di fondo e una relativa mancanza di idee. Phase Duo sta in bilico fra suoni spaziali da colonna sonora e spunti di romanticismo neo-classico, in una sintesi che appare un po` grossolana e adatta a quella fascia di ascoltatori, purtroppo maggioritaria, che si limita a un approccio superficiale. Pensare che quando i due escono dalla strada tracciata, come avviene in Scarabeo ed Hermes, riescono a raccogliere una bella cifra di emozioni. Da questo la convinzione che possono fare molto di più ...
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