Il pianista svizzero Michel Wintsch viene da lontano, ha da tempo superato i 50, e pur vantando una discografia sufficientemente copiosa (in marchi discografici importanti come Unit Records, Leo Records e Hat Hut) tocca con “Hipparchus” l`invidiabile record della prima volta. Con questo disco esordisce infatti per Wide Ear Records. Si tratta anche della prima collaborazione con il manipolatore Benoit Piccand, seppure quest`ultimo avesse lavorato al precedente disco del pianista in qualità di tecnico (registrazione e mixaggio). Si tratta, soprattutto, della prima opera nella quale lo strumentista si confronta con le manipolazioni elettroniche (in tempo reale).
Se per Wintsch l`occasione è di prim`ordine, e non viene affatto sprecata, altrettanto ghiotta lo è per quel lettore particolarmente attento alle contaminazioni acustico-elettroniche singolari e innovative. I due non si addormentano in trincea ma offrono continue variazioni sul fronte, che in realtà è frontiera, andando continuamente a incrinare l`ipotetico status quo. Tale situazione di disequilibrio e d`incertezza tiene alta l`attenzione dell`ascoltatore anche laddove, a causa di una pronunciata difficoltà d`ascolto, sarebbe tutt`altro che improbabile lo smarrimento del filo del discorso.
“Hipparchus” è un disco più interessante della media.
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