Da tempo Harri Sjöström, finlandese residente a Berlino, è ospite fisso di questi spazi recensòri. A nostra e sua discolpa vi è la contingenza che lo vede fra i musicisti più attivi in ambito europeo. Nell`occasione lo becchiamo a collaborare con due dei musicisti più toghi del jazz italiano. Armaroli e Schiaffini sono a tutti gli effetti due maestri nell`ambito della musica improvvisata, e non solo, con all`attivo importanti discografie e altro. Schiaffini, in particolare, ha fatto parte del Gruppo di improvvisazione Nuova Consonanza e, oltre alla sua attività come trombonista, si diletta anche in arti culinarie. Armaroli, vibrafonista (e percussionista) eccelso, è impegnato anche negli ambiti della pittura e della didattica. Invito il lettore a vistare il sito internet di entrambi. Di Sjöström, come già detto, ci siamo occupati in tempi recenti a più riprese, e nel suo caso l`invito è a recuperare le varie recensioni che lo riguardano. Vengo all`oggi, e a un disco che vede impegnati sia i tre musicisti (nei trii) sia i soli Sjöström e Armaroli (nei nove duetti). Il suono cristallino e fluido del vibrafono crea di regola un contrasto netto con i fiati, soprattutto nei tre brani in cui è presente il trombone, ma non mancano le eccezioni, e Armaroli riesce a trascinare i suoni in sospensione come avviene in Duet Seven (un brano dalle curiose atmosfere arabeggianti). Cosiccome riesce a dare al vibrafono caratteristiche più prossime a un classico strumento a percussione (Duet Eight). Con tutto ciò non intendo affermare una presunta superiorità del vibrafonista, in quanto sax soprano e trombone interpretano alla meraviglia i loro ruoli, anche avvalendosi di un range espressivo molto più ampio rispetto a quello del vibrafono. E` un gioco a rincorrersi, quello messo in scena dai tre, senza che l'uno acchiappi mai l'altro, dacchè si trova sempre una via di fuga. In conclusione direi che ci troviamo di fronte a tre strumentisti di razza, e di provata esperienza, che non potevano fallire. E non falliscono.
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