Ogniqualvolta mi imbatto nel nome del contrabbassista Giacomo Papetti mi sovviene alla memoria un flash sullo scomparso Fausto, non tanto perchè colga dei collegamenti musicali fra i due (chissà se erano parenti?) quanto perchè il nome di Fausto Papetti è legato a uno degli episodi più esilaranti della mia vita. Permettetemi di raccontarvelo e mi perdonino sia il chitarrista Baiguera, dal momento che ha composto tutto il materiale è lui l`autentico autore del disco sia il batterista Maniscalco che non riveste certo un ruolo secondario rispetto a quello del contrabbassista. Non è affatto mia intenzione, con ciò, mettere in ombra la loro figura.
Mi trovavo nel negozio di dischi più longevo della mia città dove, all`epoca dei fatti, l`esimio professor P. si occupava del settore riservato alla musica classica. Stavo ponendo al professore alcune domande volte a sgrezzare la mia ignoranza rispetto a quel settore della musica quando si è presentato un cliente che cercava della musica da camera. Il professore si è attivato per presentare al cliente quartetti d`archi, duetti, trii, sonate e sonatine, andando inevitabilmente incontro al diniego dello stesso. Infine il cliente ha deciso di spiegare all`esacerbato professore quanto andava cercando in maniera più dettagliata. E` venuto così alla luce che voleva una musica tipo quella di Fausto Papetti, chiarendo così che con musica da camera intendeva una musica di sottofondo per ciulare.
Questo breve racconto iniziale, scherzoso seppur riferito a un fatto realmente accadutomi, entra non troppo casualmente nel merito di “Prèludes”. Il preludio è infatti una non-forma musicale associabile alla tradizione classica. Composizioni brevi e poco impegnative che servivano ad introdurre la pietanza principale e che alcuni musicisti, come ad esempio Chopin, hanno elevato a forma d`arte svincolata da tale ruolo subalterno. Il jazz da camera è invece un jazz generalmente acustico e dalle atmosfere morbide e soffuse. L`indole del jazz da camera e dei preludi fanno da spirito guida a questi otto bozzetti, gentili e fragili per costituzione ma tutt`altro che ammaestrati. La chitarra, seppure elettrica, e il contrabbasso paiono suonati in punta di dita, o di plettro, e Maniscalco, in contrasto col nome, ci va leggero sui tamburi, indugiando spesso sui piatti. Eppure, nonostante tutto ciò, “Prèludes” è un disco sanguigno che non cede mai la mano nè alle leziosità della new age nè alle sonorità glaciali di marca ECM. E, in tal senso, il calore latino di un Fausto Papetti forse soffia davvero fra i solchi del disco.
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