Jazz elettrico, jazz-rock o una delle tante facce del progressive che dir si voglia, unito al fatto che a utilizzare la voce è il batterista fa venire in mente gli indimenticabili Soft Machine di “Volume Two”. Potere della suggestione, chè poi nei Softies a viaggiare sopra le tessiture di basso e batteria c`era una tastiera mentre qui c`è la chitarra. E poi quello che illuminava il gruppo di Hopper era un ben più elevato grado di follia, seppure in fantasia, agilità e savoir-faire i Colmorto non raccolgano affatto un punteggio inferiore. Sullo sfondo par di cogliere poi un amore per le musiche da film e per certe soluzioni ambient. Gioia e rivoluzione, come avrebbero detto altri capisaldi, per un disco senz`altro consigliabile. Il problema è piuttosto nello stabilire a chi? Sicuramente a chi apprezza le suggestioni descritte, tenendo conto che si tratta di una musica per un buon 70 % strumentale, con la voce che si produce in vocalizzi senza declamare testi, e con tutti i pregi e i difetti insito a queste musiche di frontiera. Fra i difetti imputabili ai Colmorto il non essere circoscrivibili in un genere musicale specifico, ma questo potrebbe essere anche un pregio, e il privilegiare l`aspetto tecnico rispetto a quello emotivo.
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