«The spark that led Moro to compose the music for this line-up came from listening to Folk Song for Rosie by the Paul Motian Trio, 1979.
«The quartet was inspired and guided by the poetry and magic of that piece, which led the band, starting from his compositions, to create their own sound.
«Ramon wanted everyone in the quartet to maintain their individual freedom of musical language. «Everything had to be suspended, high, and fluent, avoiding virtuosity in the most absolute way.
«The band focused on the balance of sensations, thus creating a fluid poetic tension.
«Each musician turns his or her gaze to the horizon and reaches it through his or her own solitary path, in the awareness of reaching a common goal».
Solitamente tendo a ignorare le presentazioni ai dischi fatte dalle etichette e/o dai musicisti stessi perchè finiscono unicamente per confondermi le idee, soprattutto quando sorvolano sulle informazioni utili per soffermarsi più che altro sull`alta qualità di quella musica e sulla bravura dell`artista che l`ha realizzata. Raramente trovo utili queste informazioni e le poche volte che viceversa lo sono mi piace riportarle per renderne edotto il lettore. Nel caso di questo disco la presentazione sembra calzare a meraviglia dando anche delle informazioni, quella relativa alle Folk Song for Rosie di Paul Motian, che non sarebbe stato possibile cogliere. E` facile anche decifrare quella mescolanza di stili che a visto in Motian, nelle sue collaborazioni a 180°, uno dei suoi maggiori rappresentanti, senza per questo aderire mai a questa o a quella corrente. Quando si scrive che «Ramon voleva che tutti i membri del quartetto mantenessero la loro libertà individuale di linguaggio musicale ... così ... ogni musicista gira lo sguardo verso l`orizzonte e lo raggiunge attraverso il proprio percorso solitario» mi pare di cogliere l`eco di quella musica democratica, tanto caro a Ornette Coleman e ben delineato in Free Jazz e, ancor più, in Beauty Is A Rare Thing. Mentre quelle di un «quartetto ispirato e guidato dalla poesia e dalla magia ... creando così una fluida tensione poetica» sono parole che possono adattarsi a un identikit di Miles Davis, considerando anche che l`unico strumento a fiato del quartetto è la tromba del leader, dal suono cristallino e dalle evoluzioni tanto delicate quanto spaziali. Naturalmente il pensiero va a una ipotetica versione bianca di Miles Davis, ad esempio a un Paul Desmond, che trombettista non era ma ha comunque collaborato a lungo con Chet Baker. Se a tutto ciò aggiungiamo possibili richiami alle musiche da film, in particolare quelle di Nino Rota, credo di aver dato sufficienti elementi in grado di stimolare la vostra curiosità . Aggiungete il valore assoluto dei quattro strumentisti, in particolare quello di almeno un fuoriclasse qual è Zeno De Rossi, e "Blue Horizon" è bell'e servito.
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