C`è sempre qualcosa da imparare nei dischi che vedono coinvolto Nicola Guazzaloca.
Qualcosa oltre alla musica, vivaddio!!!!.
Alimurgia, ad esempio, di che si tratta?
La risposta nei vocabolari e nelle enciclopedie. Le piante alimurgiche non sono altro che le piante spontanee commestibili. Si tratta di un sapere vecchio quanto l`uomo, naturalmente, ma che ha trovato sistemazione scientifica allo scadere del 1700 per merito del medico naturalista fiorentino Giovanni Targioni-Tozzetti che affrontò l`argomento in un trattato, legandolo soprattutto alla possibilità di combattere le carestie cibandosi di tali piante, e coniò il termine alimurgia. I brani del disco prendono il nome scientifico di alcune di tali piante e all`argomento si ispira le deliziosa immagine utilizzata per la confezione cartonata che racchiude il CD.
L`argomento induce pensieri di libertà e ci porta inesorabilmente alla filosofia di Henry David Thoreau. O a qualcosa di simile. Penso a un monastero buddista che ho visitato in Birmania, una struttura a palafitta dentro a un lago di montagna, dove i Bonzo iniziavano la giornata con un bel tuffo nel lago. Fra le caratteristiche del monastero c`è la presenza di una colonia di gatti saltanti e il fatto che all`interno di quella struttura in legno si respira una fantastica aria di libertà .
Penserete di certo che sto divagando e che tutto ciò poco o nulla ha a che fare con questo disco. State sbagliando, e di brutto, perchè nel coltivo spontaneo di “Alimurgia” ci avvolge quella stessa aria di libertà .
Contemporaneamente penso ai muri, a tutti i muri, quello abbattuto di Berlino, quello in costruzione ai confini Messico-USA, quello dell`apartheid in Israele, tutti esempi di costrizione, e castrazione, di quell`aria di libertà .
Guazzaloca non costruisce muri, non si arrocca nel suo mondo, e potrebbe avere i numeri per farlo, viceversa si apre a sempre nuove collaborazioni ed esperienze. E` questo a far sì che nei dischi in cui compare non ci siano mai segni di muffa nè odori di stantio. Insomma, nonostante siano molte le pubblicazioni nelle quali compare, non è proprio il caso di dire: «Un nuovo disco di Guazzaloca! Ne ho già tanti». Tanti dischi, sì, ma ripetizioni zero.
Per “Alimurgia” Guazzaloca fa coppia con il sax-soprano di Luciano Caruso (il sax utilizzato, come giustamente è annotato nella confezione, è quello di tipo curvo detto anche saxello). Il CD è stato registrato alla Scuola Popolare di Musica Ivan Illich, autentico cuore italico del jazz più vivo e più vivace, e i due dimostrano un`esuberante dose di fantasia, tanta da spiattellare ben 25 brani, ognuno dei quali potrebbe fare da spunto per un intero disco.
Se a proposito dell`eleganza di Guazzaloca s`è già scritto in varie occasioni, un muhal italiano (considerando anche il ruolo catalizzatore che va rivestendo), Luciano Caruso può ancora riservarci tante sorprese (il sassofonista ha comunque all'attivo una sufficiente discografia alla quale appellarsi, in buona parte proprio su Hoaxhobo). Chiaramente, come accade per quasi tutti i sax-sopranisti contemporanei, l`influenza di Steve Lacy è inevitabile. Caruso riesce comunque a distinguersi per una personale coloritura timbrica e un personale approccio ai fraseggi, e soprattutto per una pulizia e una trasparenza che definirei cristalline. Pur senza affrontare percorsi particolarmente tortuosi o avventurosi, e forse proprio per questo, finisce con il ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nel novero del dopo Lacy.
L`interazione fra i due non mostra sbavature, fin troppo perfetta per quanto si conviene a una collaborazione occasionale.
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