`Beats´ // `Phylum´

Autore disco:

Dell, Lillinger & Westergaard // Nazareno Caputo

Etichetta:

Plaist (D) // Aut (D)

Link:

www.plaist-music.com
www.youtube.com/watch?v=1_jOHpHwGoo
www.autrecords.com
www.youtube.com/watch?v=XERqWN0DJpU
www.youtube.com/watch?v=U4Errfz1NEg

Formato:

CD, LP // CD

Anno di Pubblicazione:

2021

Titoli:

1) Configuration I 2) Configuration II 3) Configuration III 4) Configuration IV 5) Configuration V 6) Configuration VI 7) Configuration VII 8) Configuration VIII 9) Configuration IX 10) Configuration X 11) Configuration XI12) Configuration XII 13) Configuration XIII // 1) Preludio 2) Adi 3) Dulce 4) Abside 5) Adam R. 6) Phylum I 7) Phylum II 8) Phylum VIII 9) Postludio

Durata:

34:58 // 69:17

Con:

Christopher Dell, Christian Lillinger, Jonas Westergaard // Nazareno Caputo, Ferdinando Romano, Mattia Galeotti

brillanti vibrazioni liquide

x mario biserni (no ©)

Ci scusiamo con i lettori per il lungo periodo di inattività. Superate le difficoltà occorseci, che non stiamo a spiegarvi, riprendiamo con i soliti ritmi che ci contraddistinguono. Oltre alle nuove recensioni tovate anche, fra gli articoli, una lunga e interessante intervista con Luca Collivasone. Buona lettura.


Il vibrafono è uno strumento piuttosto giovane, la sua età è di circa un secolo, e fu inventato in America sul modello di strumenti afro-asiatici (xilofono, marimba, balafon …) con la differenza di barre risonanti in metallo invece che in legno. Chiaramente, visto l’anno e il luogo d’invenzione, venne immediatamente fagocitato dalla musica jazz. Seppure non abbia mai acquisito l’importanza di strumenti quali i sassofoni e il pianoforte, il vibrafono è stato una presenza costante vantando scuole di ottimi strumentisti sia nel jazz più classico sia in quello più moderno e sperimentale (Lionel Hampton, Milt Jackson, Gary Burton, Bobby Hutcherson, Gunter Hampel, Jay Hoggard …).
Il contrabbasso è un cordofono ad arco molto più antico, la sua invenzione risale al XVI Secolo, ma seppure sia stato utilizzato anche nella musica classica la sua vera affermazione si è avuta con il jazz nel cui contesto, suonato con la tecnica pizzicata, è diventato un indispensabile elemento ritmico. Sono davvero pochi i gruppi o i dischi jazz nei quali si fa a meno del suo suono caldo, greve e potente.
La batteria è un assemblaggio di strumenti a percussione preesistenti nato specificamente nella musica jazz e in seguito adottato anche in altri tipi di musica (dal rock alla musica leggera). Si tratta di uno degli strumenti più creativi, in quanto il suo status di assemblaggio libero permette ad ogni strumentista di creare un dispositivo a sua immagine e somiglianza.
Ho inteso iniziare questa recensione con alcuni cenni storici per mostrare, senza ulteriori divagazioni, che questi due trii – entrambi formati da un batterista, un contrabbassista e un vibrafonista – stanno alla storia della musica jazz come le acquasantiere stanno alla storia della religione cattolica.
Eppure stesse radici e stesso tipo di suoni utilizzati non danno affatto il risultato di musiche eguali. Tutt’altro, seppure la qualità sia ben al di sopra della media in entrambi i casi.

Il trio tedesco capitanato dal batterista Christian Lillinger, un vero astro dello strumento, dispone una musica d’insieme dove la perfezione degli incastri, la velocità d’esecuzione, i flash ripetitivi, tutto contribuisce a creare un tutti per uno e uno per tutti. Se non ci fosse un video a fare estrema chiarezza, per i più pigri ho messo sopra un collegamento diretto, penserei ad un meccanismo meccanico di precisione ben perfezionato. Dall’insieme emerge comunque la straripante batteria di Lillinger, che par essere come il motore in grado di muovere l’ingranaggio di quello che sembra essere un continuo frenetico call and resmponse. É un jazz spinto verso soluzioni hardcore e/o math, e non è un caso che Lillinger abbia fatto parte di qualche formazione brötzmanniana.
Un fiume in piena zeppo di rapide.

Il trio del vibrafonista Nazaeno Caputo ha un’impostazione più classica, ma comunque moderna – anche in questo caso potete fare una puntatina sui video per rendervi conto direttamente di cosa si tratta, con gli strumentisti che giocano in ruoli per loro più definiti, dove contrabbasso e batteria che rivestono la funzione di accompagnamento (ritagliandosi comunque i loro spazi espressivi). Quello di questo trio è un jazz morbido e liquido, sospeso nell’etere, con passaggi particolarmente suggestivi quando viene usato l’archetto non solo nel contrabbasso ma pure negli altri strumenti. Si tratta di una musica più attenta alle emozioni che alla tecnica (che comunque esiste).
Un fiume che attraversa incantevoli paesaggi di varia natura.


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Data Recensione: 24/3/2022

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