Goepfert è un giovane chitarrista svizzero, questo dovrebbe essere il suo disco d'esordio, giovane ma ben ferrato a proposito di efferate sonorità noise. Va detto che il noise chitarristico non è cosa nuova e passa sicuramente attraverso brani storici come Free Form Guitar dei Chicago (1969) e Zero Tolerance For Silence di Pat Metheny (1994), ma pure questo ragazzo riesce a inserirsi nel genere con tocchi di sagace personalità. Goepfert ha ben chiaro sia che negli ultimi cinquant'anni ci sono state molte innovazioni tecniche sia che la materia noise ha imboccato innumerevoli strade nuove, soprattutto nel campo specifico della sperimentazione elettronica. I nuovi pedali con distorsori, loop, delay e altro hanno cambiato completamente l'approccio alla tastiera e il rapporto con le corde. Soprattutto è presente l'idea del riciclo, e Goepfert parte da scampoli altrui per dare vita a nuove costruzioni.
I quattro brani di media durata presenti in "Derivatives" sono distribuiti nelle 4 facciate di un doppio 10 pollici da far ruotare a 45 giri. Un disco in vinile vecchio stampo per suoni che vanno oltre l'elettrico, oltre l'elettronico e oltre l'idea stessa di vinile.
Ben diversa la storia del tedesco Andreas Willers che dopo anni di movimentata carriera, esordì discograficamente nel 1981 nello storico marchio FMP, approda oggi a questi otto brani per chitarra acustica. L'influenza di Bailey è assodata, "Derek Plays Eric" è il titolo di un suo disco, nonostante Willers si sia sempre mosso ad ampio raggio, travalicando i confini di genere (ha interpretato anche i Beatles e Jimi Hendrix). Seguendone l'ampia discografia, e quanto è stato scritto su di essa, è poi facile cogliere tracce di quel jazz bianco pre-free che porta ai nomi di Jimmy Giuffre, Paul Desmond e Jim Hall. Soprattutto l'accostamento con quest'ultimo, essendo anch'egli chitarrista, pare essere ben pù che calzante. Ma in questo disco, oltre a tutto ciò, io ci vedo tanto, ma tanto, Telonious Monk. Provare per credere.
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