«Nell'estate del 2019 abbiamo registrato due lunghe sessioni di improvvisazione utilizzando dispositivi acustici (pianoforte e vari corpi sonori) e dispositivi elettroacustici (microfoni classici e a contatto, che a volte captavano anche suoni fuori dallo studio, e un computer per l'elaborazione in tempo reale di alcuni suoni di pianoforte tratti da un vecchio album di Gianni). Nel 2020 ho curato le registrazioni limitandomi a sopprimere alcune ridondanze senza intaccare la natura del documento dei materiali. Questo è tutto.».
Lapidarie, ma chiare, queste sono le annotazioni di Degrassi riportate nella copertina del doppio CD.
Non mi sento di aggiungere molto, di Lenoci in particolare ne ho già scritto a sufficienza in tempi recenti, se non che il livello della musica è di classe superiore, con quel tipo di effervescenza dovuta a un’indole spontanea scaturita da due personalità che conoscono comunque a fondo la materia che vanno trattando. Risultato: composizioni istantanee che, si può dire, scorrono lisce come l’olio. Va aggiunto, a proposito della perfetta intesa dimostrata, che quella fra Lenoci e Degrassi è una collaborazione di lunga data (fra i primi dischi pubblicati da entrambi spiccano due loro collaborazioni: “Franco Degrassi & Gianni Lenoci” del 1998 su ASC Records e “16” del 2003 su Ants Records).
Per concludere un grazie speciale va comunque rivolto al produttore esecutivo Stefano Giust, e alla sua Setola di Maiale, grazie ai quali quest’opera vede la luce.
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