Materiali d’archivio risalenti al 1999, quindi vecchi di ben vent’anni, vedono oggi la luce del sole per merito del marchio sloveno “Inexhaustible Editions”. Questo è il leitmotiv dell’ultimissimo disco firmato da Osvaldo Coluccino. Come specificato nel sottotitolo si tratta di composizioni elettroacustiche, un ambito nel quale l’autore si era già distinto con pubblicazioni su “Die Schachtel”, “Another Timbre” e “Unfathomless”. Trattamenti e sonorità elettroniche, oggetti da far risuonare soffiandoci (in Absum IV), due violini (in Absum V), questo è l’armamentario utilizzato nelle sei composizioni. L’autore spiega in un inciso che “Absum” è un termine latino dai vari significati, tra i quali essere assente, essere liberi, essere estranei, essere diversi, essere inferiori, essere distanti (in caso di luogo) …. I concetti di libertà, estraneità e diversità mi sembrano i più attinenti alla definizione di queste musiche un po’ aliene, a tratti oscure, timbricamente metalliche, colonna sonora perfettamente adattabile allo scenario di un pianeta deserto e inesplorato come a quello di un plesso industriale abbandonato. Suoni futuribili in grado di evocare stati d’angoscia. Chi già conosce l’universo sonoro di Coluccino lo ritroverà qui nei suoi aspetti più inquietamente visionari.
Prossimamente: “Convex Mirrors” di Anastasios Savvopoulos Azure; “Township Nocturne” di The Lenox Brothers; “Nova esperanto (l’album perduto del 2006)” dei Casa; “Duo Sutera Novali” di Virginia Sutera & Ermanno Novali; “An Established Color And Cunning” dei Tender Buttons; “Postcard From A Trauma” di Roberto Fega; “Thrīe Thrēo Drī” di Ab Baars, Meinrad Kneer & Bill Elgart; “Mother Afrika” del Roberto Zanetti Quartet; “Music For A Different Room” di Tommaso Rolando …
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