In questo CD aleggia, come fosse cosa viva, lo spirito di Gianni Lenoci.
Sarebbe sufficiente la circostanza di una registrazione effettuata nello studio frequentato dal pianista pugliese, in quel di Monopoli, un anno e un giorno dopo la sua scomparsa per acquisirne coscienza.
Ma c’è delI’altro. I tre musicisti dediti alla lodevole iniziativa avevano tutti, in tempi diversi, collaborato con Lenoci, e così v’è un senso di giusta e condiscendente familiarità nell’essersi chiamati Lenox Brothers. E l’intento dei tre pare quello di omaggiare non tanto il musicista quanto il fratello scomparso. Così si indaga nei suoi interessi e nelle sue passioni extra-musicali, come quelle per il poliziesco e per la letteratura noir.
Il pianoforte in più occasioni utilizzato da Lenoci fa la sua presenza nello studio e assiste silente alle trame tessute da contrabbasso, sax soprano e batteria, in una musica che va a delinearsi quale musica dell’assenza. Un assenza che però, come ho scritto in apertura, in diversa forma è anche presenza. Quindi c’è tensione nell’aria, ed è palpabile perché si ripercuote nelle ance, nelle corde e nelle pelli, una tensione che va a riflettersi in un sound scarno, ma drogato di emotività, ed è come se lo spirito che aleggia possa materializzarsi all’improvviso ed entrare in gioco portandosi appresso un fragoroso applauso di complicità.
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