La collaborazione con John Edwards rappresenta per Dirk Serries qualcosa di cruciale, quasi un momento di svolta oserei dire, perché il contrabbassista inglese è un musicista fondamentale nel passaggio fra il jazz degli anni Settanta e le nuove generazioni. Edwards, con una discografia talmente nutrita da rendere difficile trovarne di simili, ha suonato sia con i musicisti della generazione a lui precedente sia con quelli della generazione a lui successiva, con gli europei come con gli americani, andando a collidere anche con realtà di frontiera come B-Shops For The Poor, God e Honkies.
È una musica diversa da quella che ci hanno insegnato a considerare tale, niente ritmi che fanno saltellare, niente soavità che fanno commuovere, niente sketch che fanno sorridere, e pure il pathos viene tenuto in allerta dai pieni e dai vuoti, dai silenzi, dalle accelerazioni e da come i due riescono a incontrarsi e a lasciarsi.
Nessuna tolleranza per la melodia in questo incontro - che pure risulta essere armonioso e piacevole da ascoltare - fra due musicisti che reinventano la musica a loro immagine e somiglianza attraverso le reinvenzione dei loro strumenti. Corde (mal)trattate, (s)tirate, (dis)torte, (s)fregate, (s)battute. Suoni secchi, suoni grassi e suoni lunghi.
Un appuntamento importante per Serries, in quanto musicista-sperimentatore, per la sua etichetta e per la nuova onda del jazz in generale. E, mi pare ovvio, per Edwards stesso.
La pianista Martina Verhoeven – collaboratrice di Serries nella gestione della New Wave Of Jazz e probabilmente sua compagna a livello affettivo – spalleggia il chitarrista con un disco ancor più avventuroso. Il suo pianoforte interagisce con la camera preparata di Anton Mobin, un manipolatore francese ben noto nell’ambito delle produzioni in CD-R e in cassetta, il cui nome trovate sovente affiancato a quello di Rinus Van Alebeek.
Il pianoforte viene esplorato con l’ausilio delle tecniche espanse e i suoni prodotti vanno a sciogliersi in quelli della camera preparata per un risultato difficile da immaginare. L’incontro ipotetico fra Cecil Taylor e il duo Brötzmann – Bennink della Foresta Nera.
Prossimamente: “Over The Ridge” di Richard Carr; “The Other Lies” di Tom Jackson & Colin Webster; “Medusa Dreaming” di Ros Bandt; “Avvolgistanti” di Luca Borgia; “2013 – 2021 dal diario di Luigi La Rocca, Cittadino” dei Maisie; “In Vivo” degli Autopsia; “Katacombe Vol. 3” di Vari Autori; “Cabrioles cérébrale set accidents psychotiques” degli Otok; “Alpine Variations” // “Watering A Paper Flower” di Enrico Coniglio // Open To The Sea
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