Non mi stancherò mai di ripeterlo, anche se è ormai talmente chiaro e non ci sarebbe bisogno di farlo, che la musica improvvisata che deriva dalla new thing degli anni ’60 e dalla creative music degli anni ’70 sta vivendo un momento particolarmente felice. Questo dopo un periodo di evidente oscurantismo, basta andare a vedere l’andamento della produzione discografica di un vecchio leone come Wadada Leo Smith per averne conferma: una quindicina di dischi fra il 1970 e il 1985, tre dischi nel decennio successivo, una ventina fra il 1996 e il 2005 e circa quaranta negli ultimi tre lustri. Le cifre, pur considerando l’aumento della produzione discografica che c’è stata negli anni più recenti, mi sembra non abbiano bisogno di ulteriori commenti.
Nella vecchia Albione una ventata di giovani strumentisti ha fatto seguito alla generazione intermedia dei John (Russell, Butcher e Edwards). Molti di questi hanno dato vita alla loro piccola etichetta discografica, sulla quale diffondere la propria musica, producendo CD e/o cassette da vendere essenzialmente ai concerti, così è per il sassofonista Colin Webster e la sua Raw Tonk e per il sassofonista/clarinettista Tom Jackson e la sua Roam Releases. La A New Wave Of Jazz è una di tali etichette, nata com’era per pubblicare i lavori del chitarrista belga Dirk Serries, se non che vista la lungimiranza del suo iniziatore (il nome A New Wave Of Jazz è di per se un programma) e l’eleganza delle sue confezioni (che lasciano immediatamente riconoscere le sue pubblicazioni) l’hanno presto elevata al ruolo di etichetta faro in grado di raccogliere il testimone di importanti marchi storici come FMP, ICP, Incus e Emanem in Europa ed ESP, India Navigation e Nessa negli USA.
Webster, già implicato in alcune formazioni con Serries, era già presente da tempo nel catalogo dell’etichetta mentre Jackson è alla sua prima presenza nella A New Wave Of Jazz ed è così destinato ad accrescerne il prestigio. Entrambi inglesi, i due strumentisti hanno registrato questi duetti ai Peckham Road Studios di Londra, il primo impegnato ai sax contralto e baritono e l’altro al clarinetto.
Il modus operandi è tipico della creative music degli anni ’70, quando i big dell’improvvisazione ingaggiavano spesso questo tipo di duetti / duelli che si sviluppavano sia in mutevoli forme di dialogo sia in continui scambi di ruolo. Duelli che, va detto, derivavano dalle battle che, soprattutto i suonatori degli strumenti a fiato, ingaggiavano già all’interno delle storiche big band attive negli anni fra le due grandi guerre. Quindi, musicalmente e strutturalmente, in questo CD non viene proposto nulla di fondamentalmente nuovo. Se non che, com’è tradizione nella musica improvvisata, la novità è già nel fatto che questi due strumentisti incrocino le loro armi per la prima volta (almeno su disco). Per quanto riguarda la riuscita dell’incontro, poi, direi che si tratta di un centro pieno. L’ora e passa di durata del CD scorre dinamica e coinvolgente, particolarmente riuscita nella scelta di contrapporre legno (clarinetto) e metallo (sassofoni). L’alternarsi di zuffe frenetiche e mormorii più amorevoli e soffusi fa pensare alle varie fasi di un amplesso, e le fasi più litigiose richiamano alla mente i celebri duelli fra Dolphy e Mingus. L’applicazione delle tecniche estese compensa con un’ampia varietà di soluzioni la povertà strutturale della formula a due.
Un altro bel regalo agli appassionati da parte della A New Wave Of Jazz.
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