`Tourmaline´

Autore disco:

Dylan Ward

Etichetta:

Neuma Records (USA)

Link:

neumarecords.org/

Formato:

CD

Anno di Pubblicazione:

2022

Titoli:

1) Tourmaline 2) Naica 3) Angelus Novus 4) Seven Steps 5) Sum Of Its

Durata:

60:38

Con:

Dylan Ward, Seth Andrew Davis, Kenneth Michael Florence

un mondo multiforme che però vive ancora nell’ombra di un passato illustre e troppo recente

x mario biserni (no ©)

La tormalina è una pietra preziosa che può essere trovata in un’ampia varietà di colori. Nel nostro caso la tormalina dà il titolo al brano d’apertura ma pure all’intero CD, giustamente perché si tratta di un lavoro dalle numerose sfaccettature.
Dylan Ward è un giovane sassofonista specializzato in una multiforme varietà di linguaggi, seppure sia essenzialmente dedito all’interpretazione di materiali composti da giovani autori contemporanei.
Per l’occasione ha selezionato cinque brani, uno a testa, di autori che hanno familiarità con tutti i linguaggi della contemporaneità (rock, folk jazz, elettronica …) e che rispondono rispettivamente ai nomi di Alexandra Gardner, Viet Cuong, Seth Andrew Davis, Kenneth Michael Florence e Emma O’Halloran. Le esecuzioni di Ward sono in solitaria, ad eccezione del terzo e del quarto brano dove gli autori lo coadiuvano occupandosi rispettivamente di computer portatile ed elettroniche, nel primo caso, e chitarra, piano ed elettroniche, nel secondo. Se andate nel sito della Neuma e cercate il disco, uno o due click vi porteranno a una pagina pdf dove sono riportate le schede riguardanti Ward, i cinque compositori / compositrici e le rispettive composizioni che hanno una configurazione concettuale, quasi tutte, e quindi non mi soffermerò su tali aspetti invitando i lettori interessati a visitare il sito.
In concreto il primo brano appare come il più complesso, con le interazioni fra sax ed elettronica che cambiano continuamente mettendo in mostra un mutevole approccio nelle tecniche esecutive.
Il secondo brano è il più trasparente e delicato del lotto, tutto giocato sui ritardi che ricreano quell’atmosfera surreale di echi tipici di una grotta (nello specifico la Cueva de los Cristales di Naica, in Messico).
Quello di Seth Andrew Davis è il pezzo più rumoroso, tutto teso com’è alla saturazione tanto da far pensare a una batteria di motori in gara.
Seven Steps è il brano che preferisco, con le melodie del sax che si aprono come squarci di sole sul grandinare della chitarra e del pianoforte. Si tratta di una composizione piuttosto complessa che nei suoi sette passaggi si prefigge di rappresentare il mito gnostico della creazione (vedete un po’ voi se non si tratta di un’opera estremamente concettuale). Comunque molto godibile.
Infine c’è il brano teoricamente più prossimo ad alcuni capisaldi del free jazz, con il crescendo finale che fa pensare ad alcune infuocate improvvisazioni collettive (per esempio Ascension).
Il disco offre sicuramente spunti molto interessanti anche se trovo che zoppica in più di un punto, soprattutto laddove la concettualità impedisce alla musica di spiegare se stessa.
Ho l’impressione che questo ambito di giovani compositori non abbia ancora trovato i suoi Cage, Kagel, Ligeti e via dicendo.


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Data Recensione: 19/2/2024

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