Jacques Demierre è un’istituzione del pianoforte contemporaneo. È svizzero di Ginevra e storicamente appartiene a una generazione di mezzo: successiva rispetto a quella di Irène Schweizer e precedente rispetto a quella di Sylvie Courvoisier. È titolare di una discografia piuttosto importante, con titoli piazzati presso alcune delle più significative case discografiche che trattano jazz (Victo, Intakt, Creative Sources, Tzadik, Confront, Bruit, Creative Works …). “The Hills Shout” non è certo il suo primo disco per solo piano ma, ciò nonostante, riveste una certa importanza. Demierre, nell’unico brano che lo compone, dà una dimostrazione concreta e precisa su come si può (mal)trattare il pianoforte. Le numerose e continue invenzioni si traducono in un’enciclopedia dello strumento nella contemporaneità, una contemporaneità nella quale il pianoforte non è più soltanto uno strumento a tastiera ma è pure uno strumento a corde, una percussione o uno strumento a fiato. Una contemporaneità che trova, in Demierre, un suo affidabile sacerdote.
Prossimamente: “Woven Territories” di Bryan Day & Dereck Higgins; “Pandemia” di Collin J Rae / Red Gnein Sextet; “Active Observation” dei Genera; “Flashpoint” di Linda Dusman; “Materical” dei Materical; “Ordo” di Philip Blackburn; “Maison Moderne” di Steven Kamperman; “Pale Blue” di Glen Whitegead; “Late Night Banter” di Aaron Jay Myers; “Bringing It Back / Round And Round And Round” di John Krausbauer & David Maranha; “Fragments de Temps” dei Kairos; “Isocèle” di Manuel Mota; “Freshta” di Mark Lotz; “Before The Fall” di Dan Peter Sundland’s Home Stretch; “Fold / Unfold / Refold” di Piergiorgio Pirro; “Genius Loci” di Davide Barbarino & François Wong; “Nowhere Dense” di Max Arsava; “The Night Shall Break” di Hanna Hurwitz, Colin Stokes & Daniel Pesca; “Words” di Matteo Paggi …
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