“Shimmer” e “A rose is a rose” sono le due recenti uscite dell`etichetta austriaca dOc recordings, giovane label dedita alla sperimentazione elettroacustica, con in catalogo una serie di interessanti uscite. Gli autori dei dischi in questione sono lo svizzero Jasch e il portoghese Victor Joaquim che ci presentano due lavori che hanno creato e prodotto in completa solitudine: non sono però i classici album `solo` sebbene da Jasch, essendo un contrabbassista, non era difficile aspettarselo. Invece l`artista svizzero realizza un disco che pur basatosi per la maggior parte su suoni ricavati dal suo strumento principale esula da quello che è il comune contesto. L`opera di Jan Schacher (questo il vero nome, di cui `Jasch` è la contrazione) stupisce e cattura per la quantità , nonchè la qualità , dei suoni prodotti, distanti dal minimalismo di una, ad esempio, Pauline Oliveiros che peraltro ricorda, sullo sfondo, in certe sospensioni e crescendi sonori, soprattutto nella prima parte del disco. Sebbene gli strumenti utilizzati siano molto ridotti (un contrabbasso processato e un computer) è la ricchezza di suoni ciò che risalta da subito; una musica che avanza per sovrapposizioni creando l`effetto di onde sonore (shimmer ), seguita da movimenti sinfonici e battute percussive, nonchè soundscapes che richiamano field recordings e suoni concreti.
Un lavoro notevole tutto da gustare, che trova terreno fertile nell`improvvisazione (phenotype), residuo probabilmente dai trascorsi dell`artista svizzero in ambito di avanguardia jazz (java housepm; illieit ripple), così come nelle migliori sperimentazioni avanguardistiche elettroniche tra cui quelle di Philip Jeck e Christian Marclay, per l`abilità con cui vengono trattati i campionamenti (levity`s rainbow).
Per quanto riguarda Victor Joachim, chiunque abbia familiarità col giro della Crónica lo conoscerà sicuramente. Il portoghese è dedito a una ricerca elettronica che in questo “A rose is a rose” sconfina con l`industrial. Il disco è molto bello ed è lavorato con cura certosina; Victor Joachim sembra un pittore che con la sua tavolozza crea soundscapes ambientali dai vari toni e accenti. Bip elettronici creano rumori d`ambiente e più corposi beat incalzanti vengono fuori dal nulla. Il portoghese riesce benissimo a produrre e rendere in musica, come un alchimista, gli elementi, dell`acqua, del vento e della natura in generale. Nella parte finale del disco emergono anche indovinati riferimenti all`industrial cupo e inquietante di Throbbing Gristle e Coil (approposito: John Balance r.i.p.). Una musica che al di là dei vari riferimenti più o meno identificabili, della sua ripetitività e circolarità , risulta alla fine essere uguale a se stessa al pari della rosa della Stein a cui il titolo sembrerebbe far riferimento.
Due dischi ottimi, con uno, quello di Jash, davvero straordinario e un`etichetta da cui è certo ne sentiremo ancora delle belle.
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